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Corpo libero – I. Bernardini
Martina ha quattordici anni ed un’ambizione: qualificarsi per le olimpiadi. Lei e la sua squadra si trovano in Romania per partecipare ad una delle numerose gare di qualificazione che potrebbero portarle a raggiungere quell’obbiettivo. Ciascuna ragazza è un mondo a sé, affronta a modo suo la fatica, le privazioni ma anche la scaramanzia, la paura di una caduta, la paura di crescere, di ingrassare, di non essere più quell’esserino flessuoso simile ad un gatto e di diventare goffo e normale come tutti gli altri.
Martina e le sue compagne sono ginnaste professioniste, scisse tra la voglia di essere campionesse e la naturale necessità di affetto, coraggio e di essere adolescenti. Scissione che per le più fragili si esprime in gesti insani verso sé stesse e per altre diventa occasione di atti impensabili.
Questo in breve nel romanzo Corpo libero dell’autrice Ilaria Bernardini. Con uno stile del tutto particolare ci viene raccontato questo modo che il grande pubblico non conosce e che forse nemmeno riesce ad immaginare con chiarezza. L’autrice riesce a trasmettere il senso di alienazione che provano le atlete ad essere per esempio in un paese straniero del quale conoscono solo l’albergo, la palestra e quello che riescono a vedere dalla finestra della propria stanza.
Ci viene mostrato anche un assaggio della difficoltà della vita in comune, tipica delle squadre sportive ma anche dei collegi, dove ragazzi devono stare a stretto contatto con persone che non hanno scelto ma con cui devono in qualche modo andare d’accordo, per non turbare l’equilibrio del singolo che poi si esprime come l’equilibrio dell’intero gruppo.
L’autrice riesce ad esprimere con efficacia la voce adolescente della protagonista, attraverso uno stile colloquiale ed in apparenza spontaneo, non troppo dissimile al diario, in cui i dialoghi risultano immersi nel testo, senza segni di punteggiatura per evidenziarli. Questo stile apparentemente istintivo permette quindi al lettore una maggiore immedesimazione nella storia, arrivando a creare un sentimento di pena, quasi, di compassione, nei confronti di queste ragazzine mignon, costrette ad essere elastiche, belle e perfette nonostante i calli alle mani, le schiene deformate e i bagni nel ghiaccio.
C’è anche un accento di giallo, perché anche la tragedia può arrivare ad intaccare la già precaria routine di vite così tanto regolate, il che rende l’intera storia ancora più efficace.
Un libro che consigliamo insomma, per imparare qualche cosa di insospettato e per riflettere su una realtà poco conosciuta e singolare.
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