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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Il corvo e lo scorpione – F. Civiletti

Postato da Legione il 12 Marzo 2013

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«[...] Mi immaginai la verde pianura che costeggia il Tamesis, affrescata con pennellate regolari del rosso delle uniformi romane, del giallo dei pennacchi e dell’argento che tingeva le armature di metallo segmentato e gli elmi che proteggevano le guance dei legionari fino al mento. Immaginai di vedere la daga sui fianchi sinistri, il gladio su quelli destri; le spade spagnole a doppia lama, i giavellotti piantati nel terreno in attesa dello scontro, i grandi scudi di pelle e di legno dipinti alla destra di ogni uomo, con le estremità di metallo appoggiate al suolo, e il dio Marte lanciatore del fulmine come effige, in attesa anch’esso di caricare il nemico.»

Un fantasy che attinge a piene mani sia dal romanzo storico che dalla letteratura d’azione, in un mix inconsueto e dal gusto piacevole. Il romanzo di esordio di Francesca Civiletti, Il corvo e lo scorpione, è sicuramente un’opera interessante e ben congeniata, che riesce ad interessare ed appassionare il lettore in una trama decisamente non banale.
Si parte con le battute del più classico dei fantasy, questa volta ambientato nell’Irlanda druidica ai tempi dell’Impero Romano, poco dopo Cristo. Si sente qualche influenza della Avalon più celebre, ma ben presto i tratti diventano molto personali, delineando i primi accenni di una storia dall’ampio respiro, che porterà la protagonista Rowan a viaggiare molto, moltissimo, e ad incontrare altri personaggi dalle doti straordinarie.
Un romanzo che affonda le radici nella cultura mitologica e magica dell’Irlanda, con il suo grande e unico fascino, ma che comprende aspetti religiosi e culturali della Roma antica e anche del Protocristianesimo.

L’aspetto che traspare di più alla lettura attenta è che l’autrice dimostra perfetta padronanza dell’argomento trattato. Sia che si tratti di accenni storici, di magia druidica, di equipaggiamento di un legionario romano o della descrizione della geografia del territorio irlandese, il contenuto riesce ad essere sempre chiaro e credibile e efficace nell’obiettivo principe della letteratura di genere, far calare il lettore in una realtà alternativa.

Questo romanzo di esordio soffre di alcuni dei problemi più tipici delle opere prime, ma in questo caso nulla che non possa essere risolto con un buon lavoro di editing: qualche svista di punteggiatura, la costruzione un po’ ardita di alcuni periodi e alcune sequenze non proprio chiarissime (i.e. un braccio rotto del quale perdiamo ben presto le tracce e un cane che appare sempre e solo quando serve) sono aspetti che non danneggiano il piacere complessivo della lettura e della fruizione della storia.

Una storia molto vasta, alla quale probabilmente avrebbe giovato un formato aderente alla moda odierna della fantasy: la suddivisione in più libri. In particolare la prima parte del romanzo risulta un po’ lenta e, sebbene ricchissima di avvenimenti, viene dato poco risalto ad alcuni aspetti dal notevole potenziale interesse anche per evitare di allungare ulteriormente la storia.

La giovane Rowan fin dalle prime pagine risulta una creatura prescelta e privilegiata dalle sue origini. Viene quindi a crearsi una sorta di mito vivente che si destreggia bene con la magia quanto con la spada, che vede benissimo al buio, agile e veloce come un felino, bellissima (ovviamente) e laddove i suoi studi non la soccorrono (rari casi) è in grado di attirare su di sè il fato in forma di consederevoli deus ex machina.
Insomma, forse l’unico personaggio un po’ sopra le righe è la stessa protagonista, mentre i personaggi secondari sono delineati da un’aura di normalità che li rende molto umani e piacevoli.

Nonostante qualche piccola scelta discutibile dalle quali nemmeno lo scrittore più navigato può dirsi davvero libero, l’opera nel suo complesso è piacevole ed appassionante e costituisce una bella esperienza evocativa per gli amanti dell’azione e del fantasy originale.

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Scheda: Il corvo e lo scorpione – F. Civiletti

Postato da A&C Staff il 12 Febbraio 2013

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Quale destino attende la giovane Rowan, unica superstite dell’incendio di Ynys Mon da parte delle Legioni di Nerone? Incontri sorprendenti, rivelazioni inaspettate e una difficile missione da compiere: impedire che l’Uroboro, un antico manoscritto di inestimabile valore, cada nelle grinfie dell’ordine nero di Roma. Gli Scorpioni Neri.
Significherebbe immenso potere per una setta votata al male che, da tempo immemorabile ha l’obiettivo di rompere il Patto di Equilibrio tra il Bene e il Male, sulla Terra e nell’Aldilà. Nella sua lotta contro il tempo e terribili forze oscure, dalla Britannia alla verde Erin, dalla Gallia al cuore dell’Impero, Rowan potrà contare sulla sua sapienza druidica e la sua abilità di guerriera; ma anche sulla solidità di un veterano della Ventesima Valeria Victrix, la furbizia di un pirata dal sangue nobile, gli occhi vigili di un misterioso Guardiano, e una buona dose di coraggio.
Saranno sufficienti per riuscire nell’impresa?

l’autore

Francesca Civiletti è nata nel 1976 a Milano, ma il suo cuore è ancora a Dublino
dove ha vissuto per un anno nel 2004, e iniziato la stesura de “Il corvo e lo scorpione”.
È copywriter freelance, e questo è il suo primo romanzo.

Alice nel paese della vaporità – F. Dimitri

Postato da Legione il 17 Dicembre 2012

Partiamo dalle cose facili. Alice nel paese della Vaporità è un romanzo del 2010 di Francesco Dimitri. In breve, in questo romanzo viene affrontata una rilettura in chiave retrofuturistica a vaga ispirazione steampunk della ben nota storia di Alice nel paese delle meraviglie, universalmente conosciuta.
Ora arriviamo alle cose meno facili. Abbiamo letto questo romanzo, lo ammettiamo, con un certo senso di sfida. Sappiamo bene in che condizioni vivacchia la fantasy italica, e questo romanzo pare abbia suscitato pareri piuttosto concordi, tra gli esperti del genere, segnalandolo come un altro pessimo esempio da annoverare nella categoria di cui sopra.

I buoni romanzi, di qualunque genere siano, devono essere in grado di comunicare con il lettore, deve saper mostrare le sue trame, il suo mondo, i suoi personaggi, dar voce alle loro storie.
Ebbene, Alice nella sua Steamland ci ha delusi, sotto tanti punti di vista.
Innanzitutto, dal punto di vista del contenuto. La trama è piuttosto deboluccia, tendente all’assenza, i punti cardine sono vacui tanto quanto la vaporità in cui sono immersi. C’è un senso di dispersione che permea tutta la storia, assimilandola, in questo senz’altro, alla storia nonsense della Alice originale. I personaggi sono piuttosto banali, Alice stessa ci ricorda da vicino Nihal della Troisi, almeno per i toni con cui viene descritta.
Abbiamo trovato lo stile dell’autore piuttosto scadente. Il concept su cui si basa la storia aveva un potenziale molto alto, ma non viene sfruttato, in primis dallo stile dell’autore, e poi dall’impronta che l’autore vuole dare alla storia stessa.
La voce del narratore è sempre molto presente, lasciando poco margine di manovra al lettore e all’immedesimazione. Ci vengono raccontate scene che sembrano uscite direttamente da uno splatter di serie B, di crudezza gratuita e non funzionali alla storia, che comunque non suscitano altro che noia e fastidio. Questo si presenta spessissimo, dalle descrizioni delle mutazioni dovute agli effetti della vaporità sugli esseri viventi, fino alla presenza di creature che non sembrano appartenere alla Steamland, come i vampiri, che sembrano inseriti lì, a bella posta, tanto per fare calderone. Non una trovata originale, non un accenno di vero sense of wonder. Cose già viste, già lette, usurate e consumate.

Inoltre, questa assenza di contestualizzazione è quello che, a nostro avviso, fa sì che Alice nel paese della Vaporità sia steampunk solo di nome e non di fatto. Abbiamo la presenza, infatti, di marchingegni retrofuturistici che funzionano a vapore, ma la loro esistenza è del tutto marginale, immotivata, di contorno. La storia stessa si sarebbe potuta reggere senza problemi anche in assenza di macchine a vapore.
La storia in sè, quindi, oscilla tra il disgusto controllato, la voglia di suscitare sensazioni estreme senza riuscirci, e il banale/già visto. La struttura di base infatti ripercorre quasi pedissequamente quella de La storia infinita, storica opera di Michael Ende. A discostarsi da questa, abbiamo un sovrannumero di concetti astratti, a descrizione (e giustificazione) del mondo Steamland, che non chiariscono le questioni ma le confondono ancora di più.

L’autore esprime la sua teoria, ma senza fornire prove, dimostrazioni tangibili nella trama, cambi di punti di vista, intrecci, per renderlo credibile ed eventualmente condivisibile dal lettore.
In questo romanzo non accade niente di tutto questo: vengono proposti una serie di sparate nozionistiche nelle quali veniamo resi edotti di questo e quello, senza che il lettore possa essere messo in grado fattivamente di comprendere ed immedesimarsi.

L’autore sostiene che la Vaporità produca effetti sinestetici su chi la respira, eppure questo sconvolgimento appare a gusto dell’autore, solo quando gli serve; l’utilizzo di deus ex machina grossi come carri allegorici, che di fatto in più di un’occasione costituiscono l’unico mezzo per mandare avanti la storia… potremmo andare avanti ancora parecchio elencando le sconsideratezze narrative contenute nel romanzo.

In breve, ci sembra che Alice nel paese della vaporità sia un romanzo più che mediocre: dal tono accondiscendente e dalla scarsa cura strutturale potremmo quasi considerarlo come YA di basso profilo, ma i contenuti lo fanno rientrare nella letteratura per adulti, i quali potrebbero (dovrebbero?) offendersi a giusto titolo se si trovassero nelle condizioni di acquistarlo.

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Le Cronache di Aldimondo, Zak Elliot e il libro del destino – R.Recchimurzo

Postato da Legione il 19 Febbraio 2012

Zac Elliot è un ragazzino come tanti, cresciuto senza genitori in un orfanotrofio. Un giorno, si trova per puro caso all’interno di una polverosa libreria, nei cui recessi conoscerà un uomo che lo condurrà nelle magiche terre di Aldimondo, un tempo ridente e felice, dove ora si annida un oscuro personaggio.

Zak Elliot e il libro del destino è il primo volume della saga de Le cronache di Aldimondo, del giovane autore Roberto Recchimurzo. La prima cosa che salta agli occhi prendendo in mano il volume è certamente la cura riservata all’impaginazione grafica: oltre ad una copertina molto colorata ed accattivante, anche le pagine del romanzo sono decorate con l’effetto grafico della pergamena, ed il testo, stampato in caratteri grandi, è inframmezzato da gradevoli illustrazioni. Anche di primo acchito quindi, il romanzo si rivolge dichiaramente ad un pubblico molto giovane.
Questa sensazione viene confermata nella lettura dell’opera, che sotto molteplici punti di vista si dimostra un buon romanzo fantasy per ragazzi, mentre risulta piuttosto povero ad un lettore più adulto.

Le citazioni più o meno volute di grandi romanzi fantasy si sprecano, sia nei tratti salienti della trama che nella scelta di alcune sfumature dei personaggi. Come abbiamo già detto più volte in passato, ormai il panorama fantasy è talmente vasto che risulta quasi impossibile muoversi senza andare a toccare un precedente illustre: la forza potenziale del libro e della lettura ricordano La storia infinita di Ende e Cuore d’inchiostro della Funke, mentre l’utilizzo di varchi magici per entrare in un’altra dimensione, in un mondo dove è sempre notte evocano il primo volume de Le cronache di Narnia (dove, infatti, c’è sempre la neve). In tante altre piccole caratteristiche possiamo intravvedere l’immancabile Signore degli anelli e la saga di Harry Potter (lo stesso antagonista Lord Velvet ricorda un Lord Voldemort edulcorato).
La trama risulta piuttosto semplice da seguire, chiara sia nell’avvio che lungo il suo svolgimento, sebbene i vari momenti critici, nei quali Zak e compagnia si trovano in difficoltà e per i quali giustamente il lettore si aspetta un po’ di suspense, si risolvono o con l’entrata in scena di un clamoroso deus ex machina, o con una battaglia che lascia alquanto a desiderare in termini di credibilità (giusto per citare un esempio, il poco brillante combattimento vincente contro il meccanoserpo lascia dubitare delle capacità dei grandi guerrieri tribani che hanno tentato l’impresa prima di Zak).
I personaggi sono molto poco delineati, si esprimono in modo piuttosto banale e i dialoghi sono spesso poco realistici (re e regina sopra tutti, ma è una caratteristica diffusa anche per i dialoghi dello stesso Zak). Il personaggio di Zoe, poi, sembra del tutto posticcio, totalmente privo di personalità. Probabilmente avrà uno scopo negli sviluppi futuri della storia, ma in questo episodio il suo apporto è del tutto irrilevante.
Lo stile di scrittura è abbastanza scorrevole, molto raccontato, con alcune scelte a nostro parere un po’ dubbie nell’aggettivazione e nell’uso degli avverbi e con alcune incertezze sul posizionamento del punto di vista del narratore.
In sostanza, Zak Elliot e il libro del destino risultano una lettura certamente apprezzabile per un pubblico giovane e giovanissimo, ma tiepidamente interessante per un pubblico più maturo.

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L’amore lungo il cammino del destino – Y. Crippa

Postato da Legione il 13 Febbraio 2012

Il mestiere dello scrittore è un mestiere difficile. Portare alla luce un romanzo che sia degno di tale nome, rendendo onore ad una storia che sia interessante, originale ed appassionante, è un lavoro complesso, che arriva al termine di un processo lungo e faticoso. Spesso può rendersi necessario un intervento esterno, un lettore professionista o un editor, per dare quello sguardo oggettivo all’opera e permettere di perfezionare il lavoro.
Da un po’ di tempo a questa parte, invece, sembra che stia passando un messaggio differente, ovvero che per scrivere un romanzo non ci vada null’altro che il tempo materiale per scriverlo, e che il manoscritto sia subito a posto, pronto per essere pubblicato e fruito, come se l’autore fosse dotato di eloquenza infallibile e divina.

L’amore lungo il cammino del destino, di Ylenia Crippa, incarna il romanzo acerbo e in embrione, pubblicato troppo presto.
La storia innanzitutto è infantile ai massimi livelli, una via di mezzo tra una favola e un racconto fantasy, con più che prevedibili risvolti amorosi, indugiando in dettagli stile manga, che rendono inverosimile il racconto anche per il lettore più disponibile.
I dialoghi sono assurdi e stucchevoli, pronunciati da personaggi che risultano indistiguibili l’uno dagli altri, eccetto che per la protagonista, Ylene, che viene dipinta come eroina a tutto tondo, degna della migliore tradizione fiabesca (bellissima, buonissima, ovviamente dotata dalla nascita di poteri straordinari, addirittura incarnazione di un angelo).
Lo stile stesso, anche volendo sorvolare sui contenuti, grida a gran voce la necessità di crescita e maturità. I periodi sono costruiti come castelli di sabbia, con punteggiatura e congiunzioni distribuiti a casaccio.
I fatti vengono descritti rapidamente, elencati, raccontati con una proprietà di linguaggio assolutamente insufficiente, con fretta e senza alcuna cura, tranne che per certi passaggi in cui si indugia su dettagli immotivati che ricordano da vicino i più classici videogiochi giapponesi.
Insomma, senza dubbio un’opera di esordio prematura, che evidenzia la necessità di un profondo lavoro di crescita e raffinamento a tutto tondo dell’autrice, di senso critico e di capacità espressiva e soprattutto di una ricerca approfondita di Nuove Idee alle quali dare voce.

Scheda: Le Cronache di Aldimondo, Zak Elliot e il libro del destino – R.Recchimurzo

Postato da A&C Staff il 4 Febbraio 2012

Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare in un mondo fantastico, in cui la realtà e sogno si fondono abbozzando nuovi confini territoriali. Già, perché le barriere della nostra mente sono limiti che noi stessi poniamo a tutto il “possibile”. Così come sembrerebbe possibile che la città di Bari abbia finalmente scovato il suo personalissimo Harry Potter. Dalla vivida mente del trentasettenne Roberto Recchimurzo, prende vita un nuovo fantasy dal titolo “Le Cronache di Aldimondo – Zak Elliot e il libro del destino”. Zak, personaggio principale della storia, verrà catapultato inaspettatamente in un mondo chimerico di cui ha sempre fatto parte senza esserne al corrente. Scoprirà, così, il ritaglio mancante della trama della sua storia familiare, impedendo anche, insieme ai suoi nuovi amici, che il Libro del Destino cada nelle mani del meschino Lord Velvet. Una serie di avventure entusiasmanti si snocciolano così sotto gli occhi di chi legge. E non importa davvero quanti siano gli anni del lettore, perché questo libro è una porta spalancata su ciò che eravamo un tempo, su tutto il buono di noi stessi, quando ci sentivamo attori esclusivi della nostra vita. Eroi indomiti capaci di qualsiasi prodezza necessaria per salvare in nostro, piccolo mondo. Questo libro dimostra, a dispetto dei pregiudizi di un certo tipo di critica letteraria, che non bisogna spingersi oltremanica per stringere tra le mani un buon fantasy. Perché Zak Elliot potresti essere proprio tu.

l’autore

Roberto Recchimurzo nasce a Bari trentasette anni fa. Scopre il fascino e la magia della scrittura nel 99, quando frequentava l’accademia di arti drammatiche. Ha scritto vari format per una web tv locale. E’ già autore di “Ho formattato il fisco” e “Bari Noir”. Gli piace spaziare fra i generi e stupire cercando di proporre sempre qualcosa di nuovo. La sua prossima mossa? Impossibile prevederla.

Scheda: L’amore lungo il cammino del destino – Y. Crippa

Postato da A&C Staff il 1 Febbraio 2012

In questa storia si intrecciano le vicende di alcuni giovani, delle loro famiglie, di due regni. Ylene è una bambina predestinata, sin dalla sua nascita eventi soprannaturali si sono presentati agli occhi della sua famiglia.
Passeranno degli anni prima che si presenti l’occasione per capire la sua vera natura. Diventata medico, si prodigherà a curare i feriti della crudele guerra scatenata dai malvagi Danemal e Mauval. Ma la guerra non concede sconti e solo di fronte alle ferite più profonde del corpo e dell’animo Ylene scoprirà che ben altro è il suo destino. Con l’aiuto dei fratelli naturali e acquisiti, in particolare di Yoel, a cui è molto legata, riuscira a volgere l’esito della guerra e a portare pace nei regni di Fantasia e Street Dreams.
Ma Ylene, oltre a essere una predestinata, è anche una ragazza innamorata e si troverà a dover combaterre una guerra interiore che si potrebbe rivelare più letale di quella già superata.

l’autore

Ylenia Crippa è nata a Lecco nel 1988. Diplomata in Designer di moda, da sempre vive e lavora in provincia di Como. L’amore lungo il cammino del destino è la sua prima pubblicazione.

Le voci di Nike – S. M. Damiani

Postato da Legione il 26 Dicembre 2010

Una lunga e dura guerra in un paese lontano lontano, una famiglia regnante oggetto di un incantesimo, una principessa con un potere grande e sconosciuto, un uomo malvagio che la vuole rapire: questi a grandi linee potrebbero essere i punti chiave della trama di Le voci di Nike, opera prima di Silvia M. Damiani. Ma ad una lettura più approfondita, quello che emerge è molto di più.

Si potrebbe classificare questo romanzo come fantasy, sebbene saremmo tentati di identificarlo più come una fiaba dai toni cupi e introspettivi. In effetti è possibile riscontrare molte peculiarità della fiaba: personaggi rarefatti e definiti in qualità di Buoni e Cattivi, re e principesse in pericolo da salvare, magie ed incantesimi, crudeltà gratuite ed all’apparenza ingiustificate.
Anche lo stile di narrazione mantiene questo sapore, incentrandosi fortemente sull’intreccio e sull’evocazione più che sulle azioni vere e proprie, diventando un po’ sommario nelle scene più dinamiche.

Abbiamo apprezzato molto la lettura di quest’opera così particolare ed originale, l’abbiamo trovata avvincente e narrata con un buon ritmo.
Il concetto che è fulcro della trama è certamente audace e di difficile rappresentazione, specie per un’autrice alla prima fatica letteraria: per buona parte dell’opera vengono portati avanti due piani temporali paralleli, ma che vedono come protagonisti gli stessi personaggi; successivamente viene mantenuto un tempo di narrazione principale nel quale pian piano si fa chiarezza nella dinamica della trama, fino all’epilogo.

L’unica pecca che ci sentiamo di identificare la troviamo appunto nella prima parte del romanzo, in cui vengono proposte molte informazioni al lettore, e tutte importanti, in un breve lasso di tempo e di pagine. Questo da un punto di vista generale è un buon espediente, perché permette di evitare l’infodump (il narratore non si ferma a spiegare nulla) e il lettore si trova subito immerso nell’azione; d’altra parte però, una narrazione meno serrata e ad un più ampio respiro, avrebbero permesso di penetrare nella storia più gradatamente e di lasciar assorbire meglio i personaggi e l’ambientazione circostante.
Va detto però, che se dapprima il lettore si sente un po’ smarrito all’interno di questa trama intricata su più livelli spazio-temporali, una volta che è possibile dare spiegazioni dei meccanismi sottesi e fino a quel momento solo allusi, tutto diventa chiaro e perfettamente coerente, arrivando finalmente ad avere l’ambizioso quadro di insieme dell’opera.

Abbiamo particolarmente apprezzato l’incipit, ad esempio, incisivo e diretto, così come ci è piaciuta l’intera idea di fondo, mantenuta sempre chiarissima nella mente dell’autrice e quindi sostenuta con precisione. Abbiamo trovato originale il concetto di magia, come potere di carattere psichico, e molto curata anche la simbologia.

Ci sentiamo quindi di consigliare la lettura di questo romanzo così particolare, in attesa di un eventuale seguito, presagito dal sottotitolo (Primo movimento: allegro maestoso), che ci incuriosisce per i possibili sviluppi, della trama e delle abilità creative della giovane autrice.

Ti interessa questo libro? Le voci di Nike. Primo movimento allegro maestoso (Fabulae)