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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Joyland – S. King

Postato da Legione il 6 Dicembre 2015

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Come ci ha insegnato gran parte della letteratura e della cinematografia di genere, le avventure, in particolare quelle più oscure e spaventose, capitano a chi meno se lo aspetta, a chi ha una vita ordinaria, a chi crede che il peggio che gli possa capitare sia già successo.
Devin Jones, protagonista di Joyland, appartiene esattamente a questa categoria. Siamo negli anni ’70, quando la vita era più semplice e a suo modo più facile. Devin affronta un lavoro estivo nel parco di divertimenti Joyland come riscatto per la storia finita male con la sua fidanzata. Quello che non sa è che, nell’autunno che seguirà, incontrerà delle persone che gli cambieranno la vita e scoprirà suo malgrado la risoluzione ad una serie di misteriosi omicidi avvenuti negli anni precedenti, di cui uno proprio a Joyland.
Premettendo che si tratta pur sempre di un frutto della penna del Re, Joyland è un romanzo mediocre.
La storia di per sè è molto carina, coerente e pregevole, la capacità descrittiva di Stephen King non viene mai messa in discussione, men che meno adesso. E’ certo però che l’aspetto “horror” in questa circostanza risulta un po’ forzato, un po’ appannato, come se per contratto avesse dovuto inserirlo e non perchè lui per primo ne trae vero piacere nel farlo.
La storia di Devin e dei suoi amici è uno spaccato di vita americana del recente passato, e sarebbe stata una lettura più che gradevole anche senza il fronzolo del mistero truculento da risolvere. Mistero che peraltro non suscita particolare ansia nel lettore, talmente è di contorno alla storia, e che viene risolto oltretutto in modi non molto chiari. Non voglio dare spoiler della trama, ma ci sono alcuni aspetti, che risultano essere chiave, che lasciano un po’ perplessi.
Insomma, da una bella idea come Joyland ci si poteva aspettare un solido romanzo di formazione giovanile come il sempre ottimo racconto Il corpo (Stand by me), senza alcuna necessità di infilare elementi horror o soprannaturali per vivacizzare la trama senza sentirne il bisogno.
Al netto di queste considerazioni, Joyland rimane un romanzo molto piacevole da leggere, con personaggi vividi e realistici come sempre il Re ci ha abituati.

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I cavalieri del nord – M. Strukul

Postato da Legione il 29 Novembre 2015

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Nel cuore del Medioevo, dell’inverno e dell’Europa, un manipolo di cavalieri della Croce teutonici si appresta ad un viaggio pericoloso in difesa del castello di Dietrichstein, ultimo baluardo della cristianità in un territorio stretto nella morsa delle popolazioni barbare.
Attraverso mille difficoltà e oscuri presagi, il giovane Wolf insieme ai suoi confratelli attraverserà il ventre della fredda Europa, scontrandosi con forze sconvolgenti e imprevedibili, incontrando lungo il cammino una compagna di viaggio del tutto inaspettata, ammantata da un’aura di pericolo e tentazione.

I cavalieri del nord, di Matteo Strukul appare subito come un romanzo storico dal taglio fantasy, dal soggetto e dall’ambientazione piuttosto atipica, presentandosi come una lettura decisamente intrigante per un pubblico young adult.
Il ritmo incalzante e la voce narrante che varia tra i personaggi principali, rende dinamica la struttura consentendo di arricchire la scena di attori e punti di vista, lasciando anche diversi spunti di riflessione.
Le tematiche dell’onore, della coerenza delle azioni ai propri principi, vengono trattate lungo tutto il romanzo, così come alcune sfumature più inedite che consentono di delineeare caratteristiche particolarmente verosimili per i personaggi.
L’ambientazione sia geografica che storica rende particolarmente originale la storia ed evidenzia la particolare cura riposta dall’autore nella documentazione, elemento fondamentale per rendere anche solo vagamente credibile la storia proposta.

Un romanzo interessante e di buon intrattenimento, che un pubblico giovane di lettori può senz’altro trovare affascinante.

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Uccidi il Padre – S. Dazieri

Postato da Legione il 22 Novembre 2015

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L’efferato omicidio di una donna e la sparizione del figlioletto di sei anni; l’unico colpevole sembra essere il marito, confuso e dalla coscienza non troppo pulita. Gli inquirenti sembrano avere la soluzione del crimine in tasca, ma qualcuno non sembra essere d’accordo. Coinvolge quindi Colomba Caselli, a riposo dopo una controversa operazione di polizia particolarmente sfortunata, per effettuare delle indagini più serie, facendosi aiutare da un personaggio altrettanto controverso, Dante Torre, oggetto di un drammatico caso di cronaca di venticinque anni prima. Dante infatti fu rapito quando era solo un bambino e tenuto in un silo per undici anni, prima di poter fuggire.
Dal gioco di squadra di questi due personaggi così particolari, la dura Colomba e il singolare Dante, scaturisce questo interessante romanzo thriller di Sandrone Dazieri, Uccidi il Padre.
Il punto focale di questo romanzo è costituito per l’appunto i personaggi, delineati con efficacia sia grazie ai dialoghi molto credibili e brillanti, che alle caratterizzazioni personali, le paure, le fragilità, i vizi, i tic. In praticolare il personaggio di Dante in questo senso ne è un vero campionario. Per alcuni versi, ci ha fatto ricordare il personaggio del manga di Tsugumi Ōba e disegnato da Takeshi Obata Death Note, L: allampanato, scostante ma fondamentalmente timido, dall’intelletto eccezionale e dalla grandissima capacità di analisi. Se L va matto per i dolci, usa andare in giro senza scarpe e ama sedersi scompostamente sulle sedie, Dante Torre ha la fissazione per il caffè, è claustrofobico ed accanito tabagista.
Anche il personaggio di Colomba è ben disegnato, partendo proprio dall’ossimoro del suo nome rispetto al suo carattere: ruvido, diretto, forte ed onesto, piegato in ultima battuta da un’ombra nel suo recente passato che la riempie di angoscia e che la rende simile a Dante.
La storia è intrigante, intricata ed interessante, tiene bene per tutta la lunghezza del romanzo che è comunque considerevole. E anche se alla fine l’autore ricade un po’ nella classica limitazione che hanno gran parte dei thriller (l’assassino è uno dei personaggi che già il lettore conosce ma lo capisce non perchè ci arriva con la logica bensì andando per esclusione: è molto raro trovare una soluzione dell’intrigo che sia veramente originale), il finale è soddisfacente, l’arco narrativo si compie a dovere e l’epilogo lascia aperto uno spiraglio per un possibile seguito.
Insomma, un bel libro che consigliamo volentieri a tutti i rosicchiatori del genere.

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Doctor Sleep – S. King

Postato da Legione il 15 Novembre 2015

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Daniel Torrance è una nostra vecchia conoscenza. L’abbiamo incontrato la prima volta da ragazzino, con sua mamma e suo papà, a prendersi cura dell’Overlook Hotel per la stagione più fredda dell’anno. Quell’esperienza in effetti non fu proprio delle più esaltati per il piccolo Danny, anzi.
Doctor Sleep riprende le fila di un discorso interrotto tanti anni fa, alla conclusione di quel capolavoro di semplice perfezione che è Shining, raccontando cosa ne è stato di quel bambinetto che percorreva in triciclo i chilometrici corridoi dell’hotel popolato dalle presenze più sinistre messe in mostra da una acerba ma potente luccicanza.
Il Daniel moderno ha quasi del tutto perso l’innocenza di quei primi anni, ed ha dovuto usare armi pericolose per tenere a bada quel potere che gli portava davanti agli occhi i peggiori mostri dei propri incubi. Ma, come dice il saggio, da grandi poteri nascono grandi responsabilità, e la luccicanza di Daniel non poteva restare sopita per sempre. Perchè una bambina, Abra, ha bisogno che lui le faccia da mentore e che la aiuti ad esprimere quell’enorme capacità medianica con la quale è nata e che l’ha messa sulla strada di Rose Cilindro e della sua squinternata banda.
Se in Shining l’antagonista era il lato oscuro dentro ognuno di noi, rinfocolato da solitudine, alcol e luccicanza, in Doctor Sleep i cattivi hanno un nome ed un volto, e sono animati dalla sempre attuale sete di potere (che per certi versi maschera l’atavico istinto di conservazione).
E’ inevitabile cercare parallelismi qualitativi tra i due romanzi, e risulta chiaro con il progredire della storia che si tratta di due opere imparagonabili. Doctor Sleep è oggettivamente un romanzo piacevole, ben scritto e con un bel ritmo, con dei personaggi ben disegnati e con il giusto grado di fan service nei confronti delle aspettative del tipico lettore di King. E’ un romanzo onesto, che rende Daniel Torrance un uomo fatto con pregi e difetti e che da onore al Danny bambino; ma di fronte a Shining impallidisce, almeno per la pura capacità di essere deliziosamente inquietante.
Come detto però rimane una lettura molto piacevole che consigliamo a tutti.

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L’uomo verticale – D. Longo

Postato da Legione il 8 Novembre 2015

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Negli ultimi anni mi è capitato spesso di leggere romanzi più o meno di fantascienza spinta incentrati su scenari post apocalittici. Gran parte di questi avevano a che fare con una epidemia zombie e per quanto ne abbia incontrati diversi con una logica ed una struttura solida e credibile, una parte di me è sempre stata in grado di tenere le redini e osservare il gioco dell’inganno tra l’autore e la mente del lettore come spettatore esterno, percependone la finzione.
L’uomo verticale di Davide Longo si presenta come un romanzo post apocalittico (o peri-apocalittico, se esiste il termine) atipico, prima di tutto perchè non è un romanzo di fantascienza e poi perchè la sua abilità mi ha fatto crollare lo spettatore esterno disincantato, facendolo soccombere.

Questo romanzo è stato in grado di turbarmi nel profondo, come solo pochi romanzi riescono a fare, perchè è stato in grado di delineare uno scenario assolutamente credibile, che potrebbe verificarsi in tutta la sua tragica perfezione nell’arco di pochi anni (o mesi) a partire da oggi, proprio davanti ai nostri occhi.
Non sappiamo gli estremi precisi di questa apocalisse, sappiamo per certo però che ciò che l’ha generata non è un elemento estraneo a noi (come potrebbe essere una malattia, un’invasione aliena o un’epidemia zombie) e questo, a mio avviso, genera tutta la differenza del mondo. Vengono chiamati “esterni” ma sappiamo che si tratta solo di una questione geografica, non planetaria, ed identifica sempre e comunque degli esseri umani.

Questo romanzo esplora la vita peri-apocalittica di un uomo normale, che si ritiene ammorbidito, impoverito dalla sua normalità, inetto nell’affrontare un qualcosa più grande di tutti contando sul suo ottimismo a poco prezzo, sul suo “tutto si sistemerà”. Quello che dapprima ha ritenuto una debolezza, diventerà la sua forza, il suo unico modo per rimanere vivo, integro, verticale (appunto), umano nel senso buono e naturale del termine, anche dopo aver affrontato atrocità difficili da immaginare, liberandosi dal passato e dagli orpelli per arrivare alla vera essenza delle cose importanti.

Uno dei punti di forza di questo romanzo, che ne arricchisce di sfumature le grandi capacità evocative, è il sensibile utilizzo di metafore. L’uomo si ritrova a fronteggiare la rigidità di un terribile inverno della ragione umana, nonchè climatico, e culminerà finalmente nelle braccia della primavera, con i suoi germogli di speranza, e nell’estate con la sua fecondità e la promessa di tempi meno difficili.
Al contempo, ad esempio, i cani costituiscono una brillante metafora dell’essere umano, che reinselvatichito, torna alla sua aggressività naturale con accenti aberranti al punto da, talvolta, dilaniarsi tra consimili. Gli animali e la natura in generale rappresentano il Buono che ancora alberga al mondo, la sensibilità, la dolcezza, l’accoglienza che culmina nella purezza dell’infazia più tenera, che dà speranza in un futuro migliore e più equilibrato.

L’uomo verticale è un romanzo molto crudo, drammatico e aguzzo, che scava all’interno dell’uomo con utensili affilati, alla ricerca di quello che sappiamo essere Buono all’interno di noi, nonostante spesso le circostanze facciano di tutto per annientarlo.
Sicuramente una lettura consigliata.

Recensione scritta da Sayu

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Stargate, il cielo degli egizi – M. Barbetta

Postato da Legione il 24 Ottobre 2015

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Il cielo degli egizi, di Massimo Barbetta, illustra con dovizia di particolari l’affasciante mondo dell’antico Egitto affrontando un argomento molto particolare e spesso ostico: l’astronomia.
Attraverso lo studio delle pareti delle sepolture di grandi faraoni, principesse e dignitari, e approfondendo questioni lessicali della lingua geroglifica, l’autore affronta uno studio comparato che sfocia subito nella teologia egizia, ricca di divinità dalle caratteristiche sfaccettate e dalle molteplici rappresentazioni.
Lo studio si focalizza sull’analisi di una tematica precisa, una zona di cielo che apparentemente attirava l’attenzione e il riguardo degli antichi, definendola come area in cui sono nati gli dei che governano il mondo conosciuto, e quindi, per estensione, zona della creazione dell’universo stesso.
Il libro affronta l’argomento con approccio organico e utilizzando parole semplici, sebbene l’argomento non sia dei più semplici e possa essere complesso da affrontare se non si nutre già un precedente interesse e un’infarinatura sull’argomento. Le numerose tavole grafiche risultano comunque di grande aiuto alla comprensione.
Uno studio completo e brillante sull’argomento che diventa una lettura imprescindibile per chi si sente attratto dal fascino antico di questa civiltà, considerata per molti versi arcaica ma che si rivela in sempre più occasioni ricca di espressività, cultura e saggezza.

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Cinquanta sfumature di grigio – regia di S. Taylor-Johnson

Postato da Legione il 17 Ottobre 2015

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Premettendo che non abbiamo letto il romanzo di riferimento, siamo riusciti comunque a capire piuttosto bene la trama, aggiungiamo anche noi i nostri due centesimi su una storia sulla quale chiunque ha scritto tutto ed il contrario di tutto.
Abbiamo trovato il film Cinquanta sfumature di grigio particolarmente divertente, ma non in senso buono. Ecco, il termine più corretto dovrebbe essere ridicolo.
Al di là della pochezza della trama e delle falle logiche piuttosto ingenti che costituiscono il telaio su cui si basa la storia, le enfasi e la recitazione degli attori è degna delle peggiori soap opera.
Va dato credito per lo meno che la famigerata battuta “Io non faccio l’amore.” eccetera, che ci hanno detto come degna del migliore WTF?!, in lingua originale almeno è tollerabile, e la faccia di Ana in quel momento (sconcerto e malcelato ironico divertimento) rappresenta piuttosto bene il sentimento del pubblico.
In generale comunque la sensazione è quella di avere di fronte un pessimo film, sia per la recitazione degli attori (il Grey è stato scelto *malissimo*, un volto meno espressivo e meno comunicativo non era possibile trovarlo, e considerando che il film è concentrato su primi piani…), per la qualità narrativa e per i contenuti, inesistenti se non pericolosamente fuorvianti, particolare non da poco considerando che viene trattato (male) un argomento delicato ed estremamente complesso come i rapporti di dominazione-sottomissione, il bondage, e più in generale la consensualità nelle pratiche sessuali “particolari”.
Il risultato è un accrocchio pruriginoso per educande, perchè per qualunque persona (uomo o donna) che abbia un minimo di rapporto ragionato con il sesso e il proprio corpo, un film del genere non può che apparire privo di particolari attrattive.
Un film ideale per una serata tra amiche all’insegna del disimpegno, senza badare ai sottotesti di romanticismo a tutti i costi e senza credere ad alcunchè di quello che viene illustrato.

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Il romanzo: Cinquanta sfumature di grigio [Copertine Assortite]

Un giorno perfetto per uccidere – M. Mazzanti

Postato da Legione il 10 Ottobre 2015

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Una bambina di origine senegalese scompare dalla sua famiglia in circostanze sospette, qualche tempo dopo viene ritrovato il suo cadavere seviziato poco lontano. Sul caso indaga il commissario Sensi che, dopo essere arrivato ad un punto morto, richiede il supporto del dottor Claps, psicologo. Le indagini arriveranno a scoprire connessioni inattese con altri delitti simili rimasti irrisolti, ad indagare nella mente disturbata di una vittima e a scoprire infine l’autore di questi efferati crimini.
Un giorno perfetto per uccidere di Mario Mazzanti è un discreto thriller italiano, dalla forte connotazione psicologica. Si legge bene, è ben scritto e l’intreccio è interessante. E’ comunque interessante rimarcare come ultimamente sembra che i gialli/thriller contemporanei ricalchino un clichè, in particolare per quanto concerne il disegno dei personaggi.
Ci è capitato di leggere infatti di commissari o poliziotti che si fanno coadiuvare nelle indagini dagli individui dalla natura più disparata: una vittima di un sequestro protratto per oltre un decennio con gravi problemi di claustrofobia, una mano deforme e varie manie e fissazioni; un ex poliziotto claudicante; uno psicologo afasico a causa di un accoltellamento avvenuto al culmine di una indagine precedente.
Insomma, sembra che per rendere tridimensionali i personaggi di un thriller sia inevitabile dover dare loro una qualche caratteristica caratteriale o comportamentale che li renda riconoscibili, sulla quale lavorare, costruendo un passato tormentato e cesellando manie, vezzi e intercalare che dovrebbero dare l’idea di una costruzione ragionata del personaggio e che invece li rende solo macchiettistici (o più semplicemente fastidiosi).
Come John Williams ci insegna, sono i personaggi semplici e in apparenza privi di doti o difetti ad essere difficili da costruire ma anche quelli che ddanno più soddisfazione al lettore quando lo sforzo da i suoi frutti. Stoner è, a confronto con i Claps e i Dante di cui sopra, il non-personaggio per eccellenza, eppure è lui tra questi che ameremo ricordare.
Qualcuno obietterà che Stoner non è un romanzo di genere, ma allora questo aspetto dovrebbe valere ancora di più: se l’attenzione in un thriller dovrebbe essere focalizzata solo sulla risoluzione del caso, la costruzione artificiosa del personaggio che indaga rischia di essere addirittura un elemento di disturbo.
Chudendo la parentesi e tornando sul romanzo, che resta comunque una lettura piacevole, c’è da segnalare anche l’inappropriatezza del titolo, indice di una volontà editoriale orientata al clamore più che alla corretta valorizzazione delle caratteristiche del romanzo stesso. Rimane comunque un romanzo godibile e piuttosto ben costruito, con un finale che potrebbe lasciare qualche incertezza.

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