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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Archivio del 2014

Lo hobbit, la battaglia delle cinque armate – regia di P. Jackson

Postato da Legione il 29 Dicembre 2014

http://annessieconnessi.net/lo-hobbit-la-battaglia-delle-cinque-armate-regia-di-p-jackson/

***ATTENZIONE! IRONIA E SPOILER!***

Dopo cinque film, innumerevoli ore di proiezione, centinaia di pagine di sceneggiatura, siamo arrivati alla fine di questo lungo viaggio nella Terra di Mezzo.
La battaglia delle cinque armate è il capitolo conclusivo del lungo prequel dei fatti ampiamente dettagliati ne Il Signore degli Anelli.
Il film si apre un attimo dopo la conclusione del capitolo precedente, quando Smaug, un po’ incazzato perchè i nani sono penetrati nella sua fortezza sotto la montagna e hanno cercato di portare via il suo oro, va a sfogare la sua infuocata collera sugli abitanti di Pontelagolungo. Nell’arco di un quarto d’ora il drago muore, e lì lo spettatore sprovveduto si chiede “Adesso di che cosa rempiamo i prossimi 130 minuti?”.
Perchè se è vero che il serpentiforme ha lasciato definitivamente incustodito il suo nido, Thorin non ha ancora vinto: Erebor ha al suo seguito solo un manipolo di nani, e la smisurata ricchezza in essa celata fa gola a tanti, troppi.
La voce della liberazione da Smaug si sparge in fretta, e ben presto Thorin si trova alla porta una legione di elfi, capitanati dal sempre algido Thranduil (Lee Pace non sbatte nemmeno le palpebre!) che ambisce a riavere i preziosi gioielli eredità del suo popolo, lo sparuto gruppo di superstiti di Pontelagolungo guidati da Bard (che vorrebbero qualche spicciolo per rifarsi una vita), e gli orchi che vedono nelle stanze finalmente libere di Erebor una ottima occasione per menare le mani e fare fuori un po’ di nani.
Ho sentito descrivere il Thorin Scudodiquercia di Richard Armitage come “shakespeariano”. Io non ne so niente di recitazione, men che meno elisabettiana, però è innegabile che l’espressività di Thorin sia un qualcosa che buca lo schermo e che di rado si vede nella recitazione contemporanea cinematografica. Favorito anche dal magnifico trucco di scena, Thorin appare con un uomo magnetico, carismatico, che a causa della “sindrome del drago” perde il lume della ragione, cede alla cupidigia (gli si arrota la esse facendoci ricordare un altro “tesssoro”), arriva a rimangiarsi la sua stessa parola di re e ad avere allucinazioni visive e uditive.
Bilbo rimane il magnifico borghesotto inglese del primo film, furbo ma di buon cuore, animato dai sentimenti e dai dubbi più semplici, senza lasciarsi scalfire dalle beghe di potere e ricchezza.
Anche in questo episodio, più che nei precedenti, il personaggio di Tauriel risulta smaccatamente fuori posto. Non so se per responsabilità diretta dell’attrice, dell’autore dei dialoghi o della doppiatrice, ma quasi ogni battuta pronunciata risulta fintissima, costruita e inverosimile. Un personaggio che fa credibilmente bene solo menare le mani (da buona elfa guerriera e braccio destro del sempre biondissimo Legolas) e che, quando non lo fa, si guarda attorno con occhi spiritati (la “vista da elfo” è una maledizione, in questo caso) o si dispera per il suo amore tormentato per Kili, amore che non siamo riusciti a digerire nemmeno in tre anni dal primo film. Gli elfi sono creature immortali senza cuore e senza passioni, gelidi, altezzosi e anche razzisti: così ci sono stati dipinti fino ad ora da Tolkien in primis, e questa sanguigna elfa dai capelli rossi suona stonato in ogni circostanza.
Il film si conclude con qualche lacrimuccia di rito (ho già spoilerato abbastanza), anche per essere ormai arrivati a dover dire addio al magico mondo della Terra di Mezzo, con i suoi complessi equilibri, i suoi orizzonti affascinanti e i suoi personaggi valorosi e carismatici. Si conclude con una carrellata di ritratti dei personaggi, accompagnati da una canzone malinconica, composta ed eseguita da Billy Boyd, il Pipino de Il signore degli anelli.

Farewell. E’ stato un vero piacere.
Titoli di coda.


Recensione scritta da Sayu

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Scheda: 14 – P. Clines

Postato da A&C Staff il 27 Dicembre 2014

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C’è qualcosa di strano nel nuovo appartamento di Nate.
Certo, lui ha altre cose per la testa. Odia il suo lavoro, e il suo conto in banca è in rosso. Non ha nessuna ragazza, né piani per il futuro. La sua nuova casa potrà quindi non essere perfetta, ma è comunque vivibile; l’affitto è basso, i proprietari amichevoli, e quegli strani piccoli misteri non lo infastidiscono più di tanto.
Almeno, non fino a quando non incontra Mandy, la sua vicina di pianerottolo, e nota qualcosa di insolito nel suo appartamento. E nell’appartamento di Xela. E in quello di Tim. E di Veek.
Perché ogni stanza in questa vecchia Los Angeles nasconde dei misteri, misteri più vecchi di cent’anni. Alcuni fanno bella mostra di sé, altri restano nascosti dietro porte ben chiuse. Ma tutti insieme potrebbero segnare la fine di Nate e dei suoi amici.
O la fine di tutto…

l’autore

Peter Clines è cresciuto nell’area d’influenza di Stephen King, a Cape Neddick, nel Maine, dove è stato ispirato da fumetti, cartoni animati e dalla saga di Guerre Stellari. All’età di otto anni ha iniziato a scrivere racconti fantasy e di fantascienza, pubblicando il suo primo “romanzo epico”, Lizard men from the center of the earth. Ha venduto la sua prima opera a diciassette anni a un giornale locale, mentre all’età di diciannove anni ha completato gli studi del suo quadruplice dottorato in letteratura inglese, archeologia, fisica quantistica e danza interpretativa.

Clines racconta divertito di essere stato d’ispirazione per il poema epico Beowulf, sia per il film I predatori dell’arca perduta, e di essere stato l’unico in grado di respingere l’invasione aliena che nel 1938 si è verificata a Grovers Mills, New Jersey… in realtà questi sono tre elementi che hanno fortemente influenzato la sua formazione di romanziere. Senza poi dimenticare gli undici sonetti che ha scritto per impressionare una ragazza al liceo che sono poi stati tutti attribuiti a Shakespeare. Dopo il trasferimento in California, dove ha lavorato nel mondo del cinema e della televisione per quasi quindici anni, ha iniziato a scrivere articoli e recensioni per la rivista Creative Screenwriting e una newsletter gratuita per CS Weekly, per cui ha intervistato decine di grandi registi e sceneggiatori.

È autore di numerosi racconti come la serie EX e The Eerie Adventures of the Lycanthrope Robinson Crusoe.

Vi sono chiare prove che egli sia, di fatto, il figlio di Lindbergh.

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Scheda: Internet apocalypse – W. Gladstone

Postato da A&C Staff il 23 Dicembre 2014

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Il World Wide Web è scomparso.
Nessuno – nemmeno il Presidente degli Stati Uniti – è in grado di trovare un segnale Wi-Fi e accedere alla Rete. La gente va nel panico, l’economia si paralizza e il mondo scivola lentamente nel caos. L’apocalisse di Internet ha avuto inizio. Per Gladstone, disilluso impiegato newyorkese, è un duro colpo che arriva poco dopo la perdita della moglie: niente più Facebook, niente più Twitter, niente più pornografia online…ma la vita va avanti e i cittadini di New York trovano presto nuovi e bizzarri metodi per intrattenersi anche offline. L’economia precipita ulteriormente e il governo passa una legge draconiana: il NET Recovery Act.
Tuttavia gira voce che qualcuno tra i grattacieli della Grande Mela sia ancora on line; ma chi ha rubato Internet e per quale motivo? Gladstone inizia allora le sue ricerche assieme a due compagni di viaggio: il suo amico di chat e blogger immaturo Tobey e la sensuale streepper Oz. Nel tentativo di scoprire da dove arrivi l’ultimo segnale wi-fi il trio si imbatte in un pittoresco viaggio, ritrovandosi alle prese con le minacce terroristiche di Anonymous in esclusivi club a luci rosse, incredibili profezie e zombie in astinenza da web. Ci vorrebbe un Messia per restituire Internet all’umanità…Ma Gladstone sarà all’altezza del compito?

l’autore

Wayne Gladstone, che si firma semplicemente Gladstone, è un umorista e giornalista americano. È il creatore, sceneggiatore e protagonista della serie web Hate by Numbers, ed è un collaboratore abituale di Indecision Forever, di Comedy Central e di Cracked.com.

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Il vizio di Caino – F. Pastori

Postato da Legione il 19 Dicembre 2014

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Flavio è un avvocato mancato, un fotografo di successo che ama vivere fuori dagli schemi, scapestrata pecora nera di una famiglia bene del milanese. Il fratello Filiberto ha ereditato sogni e ambizioni del padre con una carriera irreprensibile, pacatezza e famiglia d’ordinanza.
Finchè Flavio viene richiamato a casa dalla scomparsa misteriosa del fratello e dalla corrispondente apparizione di una serie di filmini amtoriali dal contenuto inequivocabile. Mentre il giovane è sulle tracce del fratello incrocerà una bella e affascinante poliziotta che lo affiancherà nelle indagini in un giro di scambisti e club a luci rosse e incontrerà realtà che non avrebbe mai sospettato…

Il vizio di Caino, di Ferdinando Pastori è un buon noir dal ritmo incalzante, tenuto alto anche dall’utilizzo della prima persona singolare puntata su Flavio, che consente al lettore di essere al centro dell’azione.
La trama si sviluppa in modo abbastanza semplice e lineare, con pochi deviazioni dalla strada principale. I personaggi risultano piuttosto verosimili e ben delineati, anche se talvolta un po’ idealizzati e poco congruenti, come accade in particolare per la figura di Micol. Nel complesso però le azioni e in particolare i dialoghi, spesso punto critico in romanzi di questo genere, appaiono abbastanza fluidi, credibili e piacevoli.
La storia regge bene in tutta la sua lunghezza, tranne forse nella sua espressione finale, la conclusione. Come nei più frustranti romanzi, fino alle battute finali non è dato modo al lettore di provare ad individuare chi è il colpevole del misfatto a fulcro della storia, che entra in scena solo nel momento del climax conclusivo. Anche la drammaticità (forse eccessiva) della scena di chiusura, la stessa confessione del colpevole e il racconto delle sue motivazioni malate sembrano ricalcare un copione già visto e per questo molto impoverito nel potenziale emotivo.
Nel complesso quindi si tratta di una lettura piacevole e coinvolgente, che forse non brilla per originalità ma che può essere considerata una lettura di intrattenimento di buon livello.

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Scheda: In India – R. Milandri

Postato da A&C Staff il 15 Dicembre 2014

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E’ appena uscito il terzo libro in tre anni di una autrice, Raffaella Milandri, che propone il suo particolare genere: i racconti dei suoi viaggi,
come detective dei diritti umani. Dopo i Pigmei e i Nativi Americani (Io e i Pigmei, Polaris, 2011, e La mia Tribù, Polaris 2013)
è ora la volta degli Adivasi in Orissa, nel libro: In India. Cronache per veri viaggiatori (Ponte Sisto, 2014)
E’ un racconto estremamente coinvolgente e appassionante, a tratti ironico e divertente:
mentre la Madame e l’autista sikh macinano chilometri sulle polverose strade indiane, intrecciano un insolito rapporto, che fa da sfondo a un viaggio avventuroso
e costellato di colpi di scena, da Delhi a Calcutta e alle foreste dell’Orissa.
La Milandri -scrittrice, fotografa e attivista per i diritti umani-viaggia in solitaria in remoti angoli di mondo per raccogliere prove
e testimonianze di violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni, quei popoli che, lontani dalla frenesia del mondo occidentale,
ne sono spesso vittime.
E’ questo il caso degli indigeni di Niyamgiri, in Orissa: un ricco giacimento di bauxite ha sconvolto le loro vite pacifiche nei villaggi.
Una multinazionale ha aperto una miniera per estrarre il minerale e e un impianto di lavorazione per trasformarlo in alluminio.
Una montagna sacra alla gente dei villaggi viene violata dagli scavi e l’inquinamento distrugge piante, e uccide animali e uomini.
Portare a galla la verità sarà lo sforzo della Milandri, detective instancabile: e saranno proprio gli indigeni, inclusi i Dongria Khond, a raccontarle e a svelare
una realtà molto peggiore del previsto. Il libro della Milandri è estremamente attuale e racconta una verità diversa da quella che dipingono
i media. Ad arricchire il libro, preziosi consigli di viaggio per l’India, per come viverla fuori dagli schemi,
e una serie di preziose immagini in bianco e nero. Dice l’autrice: “Un viaggio estremamente pericoloso, dove il fatto di essere donna mi è
stato di estremo aiuto: sono stata sottovalutata e grazie a questo ho avuto accesso a luoghi inaccessibili e informazioni riservate”.

l’autore

Dice Raffaella Milandri : “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”. Scrittrice, fotografa e attivista per i
diritti umani dei popoli indigeni, è viaggiatrice
solitaria ed è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo.
La Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage, intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani
e delle problematiche sociali.
Dice di sè: “Amo le persone semplici, e sono fiera di essere una di loro”. Raffaella Milandri si impegna in campagne informative e lancia appelli
e petizioni attraverso conferenze, filmati, libri e interviste diffusi su media e social network. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche in Italia ,
numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. I suoi viaggi in diretta su Facebook sono un evento mediatico molto seguito.
Dal 2010 è membro adottivo della tribù dei Nativi Americani Crow, in Montana.

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Hunger Games, Il canto della rivolta parte 1 – regia di F. Lawrence

Postato da Legione il 11 Dicembre 2014

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Avevamo lasciato Katniss in balia dell’orrore e della confusione più totale: l’arena dei giochi dell’Edizione della Memoria è stata infranta, un hovercraft è arrivato per prelevare lei e altri tributi mentre Peeta e Johanna sono stati lasciati sul campo di battaglia, in balia degli emissari di Capital City.
Ed è così che ritroviamo Katniss in questo episodio di transazione verso il climax finale della saga Hunger Games: una ragazza cresciuta troppo in fretta e sfibrata da giochi di potere più grandi di lei, circondata da persone che la vogliono usare come simbolo e che come tale la trattano.
L’unico suo vero desiderio in questo momento sarebbe quello di uscire da quell’incubo in cui le circostanze e il suo spirito di sopravvivenza (in realtà lo spirito di salvare le persone a lei care dalla sofferenza) l’hanno gettata suo malgrado.
Nell’illustrare questa situazione di disequilibrio, il regista e gli attori stessi sono molto efficaci. La Katniss della Lawrence risulta distrutta emotivamente, schiacciata dalla paura di poter concretamente perdere del tutto Peeta e allo stesso tempo di mettere a rischio la vita di sua madre, sua sorella e di Gale, che dimostra di nutrire un amore tanto disperato quanto univoco nei suoi confronti. La Alma Coin presidente del distretto 13 di Julianne Moore, spalleggiata dal compianto Philip Seymour Hoffman nei panni di Plutarch Heavensbee, è rapidamente insopportabile, con la sua aria di onestà che lascia aperti moltissimi interrogativi.
Tutti gli attori si impegnano al massimo per raggiungere l’obiettivo finale: confezionare un film dal ritmo incalzante ma non convulso, più psicologico che clamorosamente violento, in preparazione dell’atto finale.
E’ pur vero che alcuni hanno rilevato una certa diluizione della storia in virtù della separazione in due parti del romanzo conclusivo della trilogia; a nostro avviso invece abbiamo trovato una forte aderenza al romanzo, che viene seguito con precisione e senza tagli, ma allo stesso tempo senza palesi punti morti.
Dobbiamo pur dire che Katniss indugia in molte scene in uno stato palesemente stuporoso che alla lunga può risultare irritante, è allo stesso tempo altrettanto vero che chiunque in una situazione analoga, lo stupore sarebbe probabilmente l’effetto minimo ottenibile.
Nel complesso dobbiamo plaudere a questo terzo episodio, che tiene bene e fa il suo mestiere, magari senza fuochi d’artificio ma con piena dignità.

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La ragazza di fuoco.
Il canto della rivolta.

Scheda: Le Origini Occulte della Musica – Vol.1 – E. Perucchietti

Postato da A&C Staff il 7 Dicembre 2014

http://annessieconnessi.net/scheda-le-origini-occulte-della-musica-vol-1-e-perucchietti/

La prima raccolta completa di documenti, interviste, aneddoti, foto e retroscena:

dalla musica classica al Rock Psichedelico, dall’Heavy Metal all’Hip Hop.

La musica di oggi è veloce, frenetica, martellante. I videoclip sempre più cupi, sensuali e ipnotici, ricchi di simboli che si susseguono in modo ripetitivo e misterioso e di cui ci sfugge il vero significato. I testi alludono senza censure al consumo di droghe, al sesso, alla morte e al controllo mentale. Numerosi cantautori parlano di sdoppiamento ed evocano patti con “potenze superiori” mentre dilaga la moda tra i più giovani di individuare dei nessi con l’occultismo e i Gruppi di Potere.

Quando nasce questa tendenza? Quanto c’è di vero nelle suggestioni di massa?

Fino a che punto siamo sedotti dalla potenza della musica?

Quale effetto hanno su di noi le frequenze delle note?

Perché si parla sempre più spesso di manipolazione mentale nel campo della musica?

Dall’autrice di N.W.O. NEW WORLD ORDER, il primo volume di una trilogia dedicata al lato occulto della musica: l’ossessione delle star per la magia sessuale, l’esoterismo, il satanismo, il voodoo, gli psichedelici, la neostregoneria, il paganesimo, gli UFO. Il mistero dietro i simboli degli album e dei videoclip, il segreto nascosto nei testi e i messaggi subliminali delle canzoni. E ancora, il potere vibratorio delle note, le frequenze dannose per la nostra salute e i suoni utilizzati come suggestione subconscia.

Luci e ombre della musica: culti e follie delle band degli anni Sessanta e Settanta, tra morti misteriose e omicidi insoluti.

In questo volume: Elvis Presley, Beatles, Rolling Stones, Brian Jones, Pink Floyd, Syd Barrett, ABBA, The Doors, Frank Zappa, Brian Eno, David Bowie, Velvet Undergroud, Lou Reed, Jimmy Page, Emerson Like & Palmer, Robert Fripp, Grateful Dead, PFM, Goblin, Genesis-P-Orridge, Elton John, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Elvis Presley, Yoko Ono, Peaches Geldolf… e molti altri ancora

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Scheda: Le 7 Idiozie sulla Crescita dei Bambini – R. Cavallo, A. Panarese

Postato da A&C Staff il 3 Dicembre 2014

Dagli autori del Best Seller Smettila di Reprimere tuo Figlio (14.000 Copie Vendute) arriva il nuovo libro Le 7 idiozie sulla crescita dei bambini
NON SEI TU A ESSERE SBAGLIATO – NON È TUO FIGLIO A ESSERE SBAGLIATO – SONO I METODI CHE UTILIZZI A ESSERE DEL TUTTO INAPPROPRIATI
Scopri ora le 7 idiozie che rendono difficile (e a volte impossibile) la crescita felice di tuo figlio nell’infanzia e nell’adolescenza:

1° Idiozia sul Sonno: lascialo dormire da solo altrimenti lo vizi.
2° Idiozia sull’Egocentrismo: devi prestare i giochini agli altri bimbi. Non fare l’egoista!
3° Idiozia sulle Regole: perchè non mi ascolti? Te l’ho già spiegato 1000 volte!
4° Idiozia sull’Alimentazione: perchè mangia solo pasticci?
5° Idiozia sui Capricci: perchè vuoi sempre farmi arrabbiare?
6° Idiozia sull’Apprendimento: ripetilo ancora una volta così lo impari meglio!
7° Idiozia sull’Adolescenza: questa casa non è un albergo!

I bambini sono esseri perfetti e meravigliosi. Siamo noi adulti che abbiamo bisogno di adeguarci alla loro straordinaria natura e alla loro sensibilità.

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