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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘thriller’

L’esorcismo di Mr Clarinet – N. Stone

Postato da Legione il 22 Gennaio 2012

Max esce di prigione e non trova altro che i cocci della sua vecchia vita: non è più un poliziotto ormai da diverso tempo, gli anni di carcere lo hanno cambiato e perfino il suo lavoro di investigatore privato non gli appartiene più. Sua moglie muore poco prima della sua scarcerazione e il futuro che avevano progettato si è dissolto. Accetta quindi il destino quando gli viene presentato un ennesimo caso da risolvere: trovare un bambino scomparso ormai da diversi anni, ad Haiti, figlio della famiglia più facoltosa ed influente della zona. Si troverà quindi ad affrontare un’indagine di per sè difficile nel contesto peggiore per questo genere di sparizioni: Haiti è il territorio dei senzalegge, dove il governo non esiste se non per prosciugare le misere risorse di un paese allo stremo, dove superstizione, orrore e illegalità si mischiano fino ad assumere connotazioni grottesche e inumane. In questo scenario Max scoprirà cose grandi e terribili nascoste sotto il velo del potere.

Il romanzo di esordio dell’americano Nick Stone (che più che un nome sembra uno pseudonimo), L’esorcismo di Mr Clarinet a primo acchito, anche grazie al titolo, può sembrare un horror dalle tinte fosche ambientato in una Haiti pre terremoto. Invece ben presto si rivela un buon thriller di stampo prettamente poliziesco, appartenente al filone tipico commerciale americano. Indubbiamente il punto di forza è la trama, che è piuttosto originale e ben strutturata, con un buon ritmo, ambientato in un luogo trattato piuttosto di rado dalla letteratura di consumo moderna e che l’autore dimostra di conoscere bene. Inoltre, Stone riesce a mescolare con attenzione la storia più strettamente poliziesca alle inclinazioni esoteriche e superstiziose del posto, rendendo efficacemente la dualità della quotidianità locale. Abbiamo quindi descrizioni della criminalità più bassa come la compravendita di bambini indigenti, spaccio di droga, gli scorci di una povertà annichilente che si dosano con le divinità voodoo, le superstizioni, gli oscuri riti esoterici e la credulità popolare.

Come praticamente tutti gli esempi di questo genere letterario, il protagosta risulta affetto da una sorta di infallibilità piuttosto prevedibile. La narrazione in terza persona fissa sul protagonista racconta i ragionamenti e le indagini di Max, ma l’autore non si arrischia a lasciare segnali al lettore, non permette quindi di fare congetture sull’effettiva soluzione del caso, che viene fornita direttamente dai personaggi e senza sfruttare particolari indizi.

Nonostante ciò, e tralasciando alcune battute di Max che sembrano uscite da un western di serie B (“Adios, bastardo” giusto per citarne una) e che mal si coniugano con un personaggio che ci appare tutto sommato sobrio, il libro è una piacevole lettura disimpegnata, adatta a passare il tempo in spiaggia, che ci mostra un’immagine purtroppo verosimile di un paese tra i più degradati e poveri del mondo.

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Real life – C. Brookmyre

Postato da Legione il 26 Luglio 2011

real-life Siamo abituati ad individuare nel romanzo thriller mainstream le caratteristiche tipiche dei film d’azione americani, tanto che spesso ci troviamo ad attribuirvi l’appellativo di “americanata” quando questi romanzi si trovano ad eccedere in esplosioni, eroi imbattibili ed immortali, spacconate di vario genere e l’immancabile vittoria dei buoni (senza nemmeno un capello fuori posto) sui cattivi. E’ forse con questo sentimento che ci si potrebbe accostare a questo romanzo piuttosto voluminoso (appena meno di 400 pagine), Real life di Christopher Brookmyre guardando la copertina. Bastano però poche pagine per capire che si ha davanti un prodotto senza dubbio particolare e fuori dagli schemi.

Scozia. Ray, un giovane insegnante di inglese con un passato di accanito videogiocatore di sparatutto, incrocia per caso un volto noto all’aeroporto, il suo vecchio compagno di stanza dell’università Simon. Rimane moto colpito da quella visione, principalmente perché, stando alle sue ultime informazioni disponibili, Simon è morto da tre anni. Da quell’incontro fortuito si svilupperà una storia al limite dell’inverosimile, alla scoperta della nuova vita di Simon come terrorista di alto bordo su commissione.

La caratteristica principale di questo romanzo ad ampio respiro è appunto la profondità con cui vengono sondati i caratteri dei protagonisti, Ray e Simon. Si ripercorrono infatti numerosissimi episodi del loro passato, della loro “amicizia”, che aiutano a completare la visione a 360° di questi personaggi così diversi. Scopriamo la semplicità d’animo di Ray ma soprattutto capiamo la perversa meccanica che ha portato Simon, agente marketing di un’industria petrolifera, a sviluppare questo piccolo secondo lavoro quale l’omicidio su commissione. Notiamo inoltre un certo gusto peverso dell’autore nel delineare lo Spirito Nero (il terrorista) dapprima come il nemico pubblico numero uno, poi quasi deriso dai fatti quando i suoi piani perfetti vengono mandati a monte dai guastatori più improbabili.

Altro grandissimo punto di forza è infatti il valore aggiunto dell’autore. Brookmyre lascia la sua impronta sardonica ed umoristica nella narrazione in terza persona, rendendola scanzonata e leggera anche nei passaggi più cruenti. Battutine e allusioni, anche localistiche, aiutano a caratterizzare ancora di più i personaggi, che hanno una voce ben chiara e atteggiamenti ben distinti. La passione di Ray per i videogiochi sparatutto, oltre che costituire spunto per un gran numero di citazioni che i più appassionati non mancheranno di rilevare, permette inoltre di dare credibilità al personaggio, in particolare per quello che si troverà a fare nel gran finale.

La trama, contrariamente ai più comuni thriller di consumo, tende a puntare l’attenzione come detto più sul retroterra dei personaggi che non sulle vicende correnti. Si riscontrano quindi un gran numero di lunghi flashback che inframmezzano l’azione senza mai comunque spezzare il ritmo o disturbare il pathos.
Anche i personaggi secondari sono degnissimi di menzione, sia quelli accennati nei flashback che i comprimari della vicenda al tempo presente: il personaggio di Angelique, per esempio, è perfettamente il clichè della donna poliziotto a tutto tondo il cui contorno di dolcezza ed umanità la rende vivida ed efficace nella sua caricaturalità.

Insomma, Real life è senza dubbio un ottimo romanzo ed un gradevolissimo thriller, adatto alla lettura disimpegnata vacanziera, scritto in modo magistrale e pungente che strapperà ben più di un sorriso.

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Scheda: Real life – C. Brookmyre

Postato da A&C Staff il 6 Luglio 2011

real-life Lo Spirito Nero è un mercenario omicida, l’incarnazione del terrorismo allo stato puro: nessun progetto di conquista o rivendicazione politica, semplicemente l’autore degli attentati più agghiaccianti degli ultimi anni. E ora ha in mente un obiettivo in terra britannica
che farà dimenticare l’11 settembre. Il bersaglio è ancora sconosciuto, ma i servizi segreti inglesi hanno saputo con certezza che si trova in Scozia. Fra i componenti della squadra speciale che viene approntata d’urgenza c’è Angelique De Xavia, tormentata e bellissima, letale nelle arti marziali, unica donna in una task force solo maschile.
Sarà grazie alle sue intuizioni e a una colorata banda di personaggi – un genio fallito dei videogame, una coppia di ragazzini terribili scappati da scuola e la vedova di un marito mai morto – che Angelique riuscirà a ricostruire l’identità dello Spirito Nero e a mettersi sulle sue tracce.
Con un intreccio magistrale e sanguinoso, spruzzato d’umorismo dark e sarcasmo, l’autore scozzese compone un plot ipercinetico che infila spettacolari sequenze d’azione e colpi di scena, false piste e vicoli ciechi, in un romanzo adrenalinico che cresce in modo esponenziale fino al pirotecnico finale a sorpresa.


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L’arma di Caino – B. Meltzer

Postato da Legione il 28 Novembre 2010

Cosa lega Superman, la Bibbia, il nazismo e la filosofia dozzinale di basso profilo? Semplice: questo libro.
L’arma di Caino pare sia stato un best seller dell’anno scorso, prodotto dalla brillante penna dello scrittore americano Brad Meltzer. Brillante sotto diversi punti di vista, sebbene nel caso specifico di questo romanzo sarebbe più giusto definirla audace. Sì perchè indubbiamente un libro che sappia riunire tutti questi elementi in un contensto sensato non è certo impresa di poco conto. C’è da dire però che questo libro, nonostante l’audacia, brilla per mediocrità.

Come moltissimi altri autori dello stesso calibro pop-thriller-action (stile Cussler, Ludlum ecc), fa grande uso di ritmi serrati, narrazione stringata e veloce, personaggi abbozzati e sgrossati con l’accetta, caratterizzati da dettagli macroscopici per renderli sempre facilmente identificabili nella mischia.

E poco importa se la trama ha qualche piccola falla, se qualche passaggio si perde, se qualche particolare diventa incongruente: tutto gioca a funzione dell’azione. Ecco quindi che una giovane donna ispanica, che alle prima apparizione parla un lento e stentato inglese, dopo meno di 4 ore è in grado di tenere una conversazione di elevato grado filosofico; ecco che il cattivo di turno, che brilla per la sua attenzione nel passare inosservato, va in giro con un vistosissimo tatuaggio sulla mano, talmente vistoso che il protagonista riesce a vederlo a distanza, con luce crepuscolare e con una pistola puntata in faccia.

Insomma, questi dettagli saranno anche cavilli, ma di fatto danno una sensazione di approssimatezza che non può che dare fastidio.
Come sempre poi, se oltre ad una trama quasi assurda e alle incongruenze, anche lo stile è scadente… Bisogna ammettere che Meltzer si trova nel suo quando deve tenere il ritmo serrato e sta mostrando scene d’azione e di pathos, ma crolla nell’impreparazione nelle fasi iniziali, ad esempio, quando deve gettare le basi per la presentazione dei personaggi, nelle descrizioni, nelle introspezioni, anche nell’esposizione dei concetti chiave (in questo caso particolarmente complessi): insomma, nei passaggi più statici l’autore va a picco dal punto di vista della qualità, deprezzando l’intero romanzo.

Se siete amanti delle storie impossibili, se Giacobbo è il vostro guru, se Il Codice Da Vinci vi ha appassionato fino a togliervi il sonno, amerete indiscutibilmente questo romanzo.

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Irregolare – V. Bosica

Postato da Legione il 8 Settembre 2010

copertina irregolareChi conosce almeno un po’ il grande filone letterario della fantascienza, sa bene quanto sia difficile trovare qualche titolo veramente valido che rientri in questo genere. I grandi classici della fantascienza in tutte le sue declinazioni hanno segnato chiaramente un punto di partenza, ma più ci si avvicina al giorno d’oggi e meno diventa semplice individuare esponenti di questa letteratura così particolare, che subisce influenze e modificazioni continue.
Irregolare, di Vincenzo Bosica è certamente un prodotto notevole in questo scenario. Gli elementi classici del cyberpunk ci sono praticamente tutti, dagli impianti ipertecnologici potenzianti agli scenari di fantapolitica con governi mondiali che tutto vedono e tutto controllano. Come in ogni cyberpunk che si rispetti, la chiave di volta del romanzo è colui che cerca di infrangere il sistema, che si scontra con l’ordine costituito e cerca di sovvertirlo. Da queste basi si sviluppa un romanzo intrigante, che unisce gli elementi di fantascienza e fantatecnologia pura al più classico dei polizieschi, altro felice genere senza tempo.
Bosica sarà anche al primo romanzo, ma di certo non è un novellino, e lo si evince da ogni riga del romanzo: l’autore conosce bene la materia, senza lasciare nulla al caso, aggirandosi tra le inside dell’inverosimiglianza e della contraddizione con destrezza, uscendone vincitore.
La narrazione è molto fluida e scorrevole, il gergo ricorda il poliziesco americano per il ritmo e la voce dei personaggi, ma non risulta nè forzato nè irritante. La malizia dell’autore che sta giocando con ottime carte in mano traspare nella sicurezza dello stile, che fa scorrere il romanzo senza incertezze.
Il grande rischio in un genere come questo che si rifà a teorie scentifiche, reali o meno, è il decadimento nell’infodump, l’eccesso di informazioni somministrate al lettore come lezioncina della voce narrante. Molte volte è inveitabile, ma la bravura dello scrittore sta nel piazzare le informazioni con classe. Anche in questo aspetto Irregolare ne esce bene: le nozioni ci sono, ma nel complesso sono accettabili per forma e quantità.
Infine, la trama: l’autore si è gestito bene un poliziesco dall’intreccio intricato e certamente non semplice, uscendone comunque con chiarezza, risolvendo tutti i quesiti. Il colpo di scena c’è, il buono che vince anche, il cattivo punito pure e il “vissero felici e contenti” viene lasciato all’immaginazione.
Insomma, consigliamo la lettura di questo romanzo a tutti gli appassionati del genere perchè potranno trovare piacere nella lettura, e anche a coloro che non ne masticano perchè potrà essere un buon modo di degustare un genere affascinante e sfaccettato.

Per informazioni, estratti e altri racconti dell’ autore, il sito web: Irregolare

Scheda: Irregolare – V. Bosica

Postato da A&C Staff il 27 Agosto 2010

copertina irregolareIrregolare è un romanzo cyberpunk, una fantascienza noir distopica, dalla forte personalità, che lascia poco spazio ai sentimenti comprensivi e benevoli e arriva a imbrigliare il lettore in una morsa adrenalinica con la sua velocità di narrazione. L’opera riesce a riproporre le leggendarie ambientazioni alla Blade Runner in un thriller/poliziesco futuristico. I risvolti tecnologici sono estremamente dettagliati, mentre i protagonisti sono complessi e imperfetti, contaminati da difetti e con i nervi a fior di pelle. La trama si dipana attraverso una torbida e pericolosa investigazione su un efferato omicidio, che finisce per intrecciare eventi e personaggi a un ritmo vertiginoso, in un mondo corroso dalla violenza e inquinato oltre limite, nel quale la vita media ha superato il secolo grazie agli impianti cibernetici sostitutivi e potenzianti.
In questo futuro verosimile e non così lontano, dove il collasso demografico viene scongiurato attraverso un rigidissimo controllo delle nascite, il detective Shaun Morrison indaga sul caso con tutti i mezzi tecnologici a disposizione fino a trovarsi davanti a qualcuno che va oltre la Legge, oltre la normalità, oltre le regole: un irregolare.
Irregolare si legge tutto d’un fiato nonostante la costante presenza fantascientifica e tecnologica; è un opera alla portata di tutti, non solamente per gli appassionati del genere, che regala sfolgoranti intermezzi d’azione, un intreccio degno dei migliori gialli e, soprattutto, riesce a dare una ventata di freschezza alla narrativa fantascientifica italiana.

L’autore:
Vincenzo Bosica (Pescara 1977) è un giovane autore la cui creatività ricca e sfaccettata lo spinge spesso ad approfondire aspetti dell’esistenza tutt’altro che banali. Sostenuto da un percorso di studi scientifici e filosofici, è attratto da quanto è misterioso, eccentrico e indecifrabile; dagli sviluppi spesso straordinari a cui potranno condurre le scoperte scientifiche; dalla direzione che prenderà il futuro; da quanto e come l’uomo sarà capace di adattarvisi. Il suo primo racconto, “Capsule” (“IF-Insolito e Fantastico”, n. 2/2009), è quasi un saggio sulla scienza moderna. declinato con ironia e uno stile personalissimo, che gli giova grandi consensi di pubblico e di critica. “Irregolare” è il suo primo romanzo, ambientato in un futuro non troppo distante e non troppo inverosimile.

IRREGOLARE di Vincenzo Bosica
Edizioni SOLFANELLI, 2010
[ISBN-978-88-89756-95-9]
Pag. 272 – € 16,00

Uomini che odiano le donne – S. Larsson

Postato da Legione il 30 Luglio 2010

Su questo libro molto è già stato detto, quindi scriverne ancora potrebbe risultare ridondante. È un romanzo che sa farsi amare, nonostante alcuni ne abbiano criticato lo stile, non propriamente “di alto livello”, e la storia sia a tratti infarcita da stereotipi di vecchia data.
Premesso questo c’è però un aspetto in Uomini che odiano le donne di cui, credo, si possa ancora parlare senza cadere nel già detto. Basta leggere il titolo per capire di cosa si tratta: l’odio, la violenza che alcuni uomini provano nei confronti delle donne.
Certo, è vero che la storia parla di un serial killer, di un pazzo esaltato da se stesso e dalla sua psiche malata, quindi la violenza di costui è fine a se stessa, ma è anche vero che ogni parte del romanzo è accompagnata da dati reali che fanno venire i brividi. Ad esempio:

Parte Prima: “In Svezia il 18% delle donne al di sopra dei quindici anni è stato minacciato almeno una volta da un uomo”.

Almeno una volta. Nell’uomo c’è spesso una violenza gratuita e non giustificabile nei confronti della donna: fisica o psicologica che sia. E di questa violenza subìta che non può (e non deve) essere tollerata è simbolo Lisbeth Salander, il personaggio icona di Larsson, quello meglio riuscito, capace di ritagliarsi un ruolo da co-protagonista accanto al giornalista, “macho dal cuore tenero”, Mikael Blomkvist.
Ogni donna che si è sentita impotente di fronte a un uomo, per un’attenzione non richiesta, uno spazio violato, un rispetto negato, ha sognato di essere come Lisbeth Salander, di avere la sua stessa freddezza e lucidità per mettere in pratica non una vendetta come quella che amano gli uomini – violenta e letale – ma quella più sottilmente femminile: la tortura psicologica. Quello che hai fatto ti rimarrà marchiato addosso perché tu non lo possa più fare: questo è il potere di una donna su di un uomo, questa la vendetta di Lisbeth sul suo aguzzino.
Il merito di Larsson in questo libro non è solo quello di aver scritto un ottimo giallo-thriller dal ritmo incalzante, ma anche di aver saputo dar vita a un personaggio come Lisbeth, ovvero un personaggio che, anche a mistero scoperto, continua a stupirti e al quale finisci persino per affezionarti perché, per quanto non vorresti essere come lei, una parte di te l’ammira e spera che sia lei a vincere su tutti.

Recensione scritta da L’Imbrattacarte

La biblioteca dei morti – G. Cooper

Postato da Legione il 13 Giugno 2010

Trama: nel 2009, un serial killer colpisce le sue vittime in modo misterioso e la FBI non riesce a cavarne piede. Nel 782, un bambino nasceva sotto una cattiva stella.

Facciamo un piccolo esercizio mentale. Prendete un vecchio convento del medioevo inglese, metteteci un ragazzino che conosce tutte le date di nascita e morte degli uomini di questa Terra e aggiungeteci qualche violenza sessuale e i misteri della cristianità. È, secondo voi, un elemento di thrill, di tensione? No.

Prendete la storia di un misterioso serial killer che sceglie le sue vittime a casaccio e non si riesce a capire come le ammazzi. Aggiungetevi un agente del FBI, l’Area51, i marines, Winston Churchill. È un elemento di thrill? Può esserlo.

Prendete un thriller e metteteci dentro questi due ingredienti. Cosa ne esce? Non fatemelo dire, potrei essere volgare. La Biblioteca dei Morti è esattamente questo, un libro che parte con delle ottime premesse, ben scritto e avvincente, ma che si tramuta in una solenne stronzata (ok, l’ho detto) appena l’autore ci inserisce la volontà divina, la fine del mondo e blablabla. Cazzate, su cazzate, su cazzate, che rendono una buona metà del libro decisamente difficile da accettare e digerire. Quindi non sorprendetevi se salterete a pié pari interi capitoli, tanto la storia si capisce lo stesso. Era un thriller banale, Cooper l’ha risolto in un’oscenità. Peccato.

p.s. È recente la notizia dell’uscita di un secondo romanzo che farebbe da seguito a questo. Lo leggerò? No, non credo.

Edito da: Mondolibri. Rilegatura, qualità della carta e dell’inchiostro sono ok. Peccato che, come tutti i libri della Mondolibri, abbia una copertina veramente brutta a vedersi e che l’editing della traduzione non sia esattamente il massimo, con certe sviste tanto curiose quanto ilari. Ma vabé, in fondo era in omaggio!

Recensione scritta da RM