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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘thriller’

I figli della paura – D. Simmons

Postato da Legione il 1 Settembre 2013

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Un thriller più che dignitoso sebbene non esattamente innovativo nella forma e nelle meccaniche, questo romanzo poco noto del poliedrico autore Dan Simmons, I figli della paura, mantiene alte e non disattende le legittime aspettative del lettore.
Si parla di Dracula, in questo romanzo, ma in modo estremamente circostanziato, come Simmons ci ha sempre abituati. Ecco come la creatura mitologica di Bram Stoker acquista connotazioni storiche ma anche mediche molto approfondite e dettagliate. Scopriremo quindi come in realtà la creatura vampirica altro non è che il prodotto di un incrocio di difetti genetici e come l’entità maligna che identifichiamo con il vampiro in realtà può associarsi a qualsiasi creatura.

Un romanzo molto articolato che fa un po’ di fatica a catturare il lettore nelle sue trame. Fino al primo centinaio di pagine non succede molto di appassionante e si può avere la tentazione di abbandonare la lettura. Dopo quel punto però, la lettura si fa intrigante e i colpi di scena si susseguono con ritmo incalzante.
Dell’horror ha le tematiche, ma del thriller ha sicuramente i tempi e anche la struttura narrativa, che è piuttosto prevedibile, anche per quanto concerne le dinamiche tra i personaggi principali.
Qualche Deus ex Machina non si può certo negare, come in ogni romanzo d’azione che si rispetti.
Insomma, un libro piacevole da leggere e dalla solida base di documentazione, ma di certo non uno dei romanzi indimenticabili di Simmons.

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Scheda: La quarta epoca – R. P. Vallunger

Postato da A&C Staff il 4 Maggio 2013

Un professore di zoologia viene chiamato sull’isola di Yakushima per capire di cosa si tratta: non è umano, non è animale. La storia parte con questo misterioso ritrovamento rinvenuto in una palude di una sperduta isola del Giappone e prosegue attraverso folgoranti colpi di scena, rigorosamente costruiti su conoscenze scientifiche, che accompagnano alla scoperta di una sconvolgente particolarità attraverso la storia degli Ainu e dell’Homo floresiensis. La mobilitazione attorno al ritrovamento agita molti fronti e intreccia scienza, economia e politica in tutto il mondo. La particolarità viene sperimentata sull’uomo con l’intento di liberare l’umanità dal fardello della fame. Ben presto però emergerà il sospetto di una terribile minaccia e si manifesterà l’impossibilità tipica delle società complesse di prevedere le ricadute future.

l’autore

Rafael P. Vallunger è un ricercatore attivo da oltre venti anni in studi e ricerche prospettiche nel campo dell’alimentazione. Ha partecipato a progetti europei ed internazionali di ricerca scientifica e tecnologica del settore. Da diversi anni è anche un fervente esploratore di idee e un attento osservatore del Giappone.

Vernice fresca – A. Grassi

Postato da Legione il 30 Aprile 2013

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In una cittadina lombarda del 2007, un importante laboratorio di ingegneria genetica finisce al centro dell’attenzione pubblica locale per un allarme paventato dalla stampa e negato dalla dirigenza. Questo evento innescherà una reazione a catena alla scoperta di segreti taciuti, progetti sotterranei e altarini del passato riportati a galla, in una girandola di minacce, pressioni e morti sospette.

Vernice fresca
di Antonio Grassi si presenta come un thriller incentrato sulle implicazioni potenzialmente distruttive dell’ingegneria genetica attraverso le attività di manipolazioni di virus, con accenni alla politica tanto locale quanto internazionale.
Il risultato alla lettura è però un testo eccessivamente verboso e dispersivo, povero di azione e dai personaggi piuttosto spogli. La scelta dell’utilizzo del tempo imperfetto e lo stile tipicamente giornalistico fa sì che il lettore si trovi collocato molto lontano dallo svolgersi degli eventi. Ogni fatto viene raccontato da un narratore onniscente e ubique che si destreggia in esercizi di stile, figure retoriche e similitudini graffianti ma che di fatto non mostrano nulla al lettore, lasciandolo distante.
I personaggi vengono descritti più e più volte a seconda del punto di vista del narratore, che si colloca ora sopra la testa di un attore e ora sull’altro. Il risultato è quindi un bouquet di personaggi senza voce e senza profondità interiore, che si muovono sulla scena come marionette. La povertà dei dialoghi non fa altro che rafforzare questa sensazione di distacco, mantenendo il lettore sempre e solo spettatore e mai partecipe dell’azione.
Queste caratteristiche tecniche fanno sì che le aspettative riservate al genere thriller siano del tutto disattese. Il ritmo è incalzante e nervoso ma dispersivo nell’ottica dell’avanzamento della trama, i passaggi più tesi vengono interrotti dagli interventi del narratore, che spezzano la scena e nuovamente allontanano il lettore dall’immedesimazione.
La trama ha effettivamente del potenziale interessante, anche proprio nell’ottica della creazione di un thriller dal tema atipico; inoltre è indubbio come l’autore abbia effettuato approfondite ricerche in preparazione a questo romanzo, che infatti disegna situazioni del tutto credibili senza lasciare la percezione di scenari raffazzonati.
Risulta però evidente come una base solida e l’effettivo carattere di approfondimento vengano smorzati da alcune scelte stilistiche opinabili, rendendo di difficile lettura un’opera fondata su una tematica già di per sè ostica.

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Ossessione – S. King

Postato da Legione il 20 Aprile 2013

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«Non esiste alcuna divisione del tempo con cui esprimere il midollo della nostra vita, il tempo fra l’esplosione del piombo dalla canna e l’impatto con la carne viva, fra l’impatto e la tenebra. C’è solo uno sterile replay istantaneo che non ci mostra niente di nuovo. [...] Che effetto prova un suicida quando piomba giù da un cornicione? Sono sicuro che la sensazione sia del tutto sana. Probabilmente è per quello che urlano durante tutto il volo. »

Esistono romanzi che per essere appassionanti e divertenti puntano tutto su uno stile accattivante, stringente o sapientemente cesellato; altri se la giocano con una trama straordinaria, bilanciata con maestria; altri ancora, quando difettano di entrambe le caratteristiche, puntano sul grottesco, sull’eccesso, sull’inverosimile, sul gusto dell’orrido per stupire, stregare, far sognare o quantomeno disgustare il lettore.
Esistono romanzi invece, pochi in verità, che non hanno bisogno di truchetti, non abbisognano nemmeno di avere chissà quale trama accattivante. Sono scritti semplicemente con una tale maestria e sapienza da mettere in luce la realtà che abbiamo tutti di fronte, nè più nè meno.

Uno di questi romanzi speciali è Ossessione, di Stephen King. Pubblicato nel 1977 sotto lo pseudonimo di gioventù Richard Bachman, in apparenza parla di come un giovanotto normale, un giorno parta di testa uccidendo due professori e sequestrando la sua classe.
In realtà, questo romanzo sintetizza con una lucidità agghiacciante quanto la follia non sia una eccezione, una fuoriuscita dagli schemi della normalità, bensì sia un aspetto presente in ciascuno di noi, che si manifesta in tanti piccoli segnali e che, in fondo, serve da punto di equilibrio per affrontare l’impredicibile che ci riserva la vita.

Naturalmente, al lettore superficiale o a colui che affronta un romanzo di questo genere con occhio malizioso, questo libro può apparire osceno e sovversivo, specie di fronte a tragedie avvenute nelle scuole non troppo tempo fa. Qualche mente già fragile ha trovato in Ossessione una giustificazione per i propri istinti violenti, emulandone le gesta. Non deve stupire infatti che questo romanzo, purtroppo, sia da diverso tempo fuori catalogo.

Però, quante volte i romanzi sono stati fonte di emulazione malata? Vogliamo solo parlare di Arancia Meccanica, o delle inclinazioni autolesioniste narrate in Fight Club? Perchè questo romanzo ha dovuto farne le spese?

A nostro avviso, Ossessione è un libro che rivelerà, a chi saprà prestare attenzione, un modo di vedere la realtà dei fatti del tutto nuova e verissima, e questo non significa che sarà necessario impugnare una pistola e darsi alla violenza gratuita per trovarla, bensì darà una visione di apertura e tolleranza verso il prossimo e verso sè stesso, anche quando la propria mente produce pensieri e parole con denti ed occhi.

Non sono gli eventi che fanno impazzire un uomo, ma è il modo in cui vengono affrontati. E tutti noi abbiamo una ferita, piccola o grande, che ci influenza e ci fa deragliare verso il lato oscuro. Solo quando neghiamo la presenza di questa altra faccia della medaglia, allora sì che si arriva allo squilibrio mentale, perchè si tratta di un conflitto rivolto verso noi stessi e il nostro modo di essere.
Ossessione parla di questo, niente di più sovversivo di qualunque libro di psicologia spicciola.

Auguriamo a tutti i lettori di cervello e di cuore di avere l’opportunità di leggere questo libro perchè, pregiudizi a parte, ne vale davvero la pena.

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Level 26 – A. Zuiker

Postato da Legione il 15 Aprile 2013

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Siamo dei fan appassionati del celebre telefilm CSI, e quando abbiamo saputo che il suo produttore Anthony E. Zuiker aveva scritto anche dei romanzi, la curiosità è stata troppa e ci siamo accaparrati il primo della serie, Level 26, che successivamente ha aggiunto un sottotitolo: The Dark origin.

Beh, ci duole ammetterlo ma siamo rimasti piuttosto delusi. Si tratta di un thriller, per carità, ma di quelli più dimenticabili. Molto poco originale o innovativo, abbiamo trovato anche piuttosto difficile proseguire la lettura fino alla fine per quanto la narrazione è risultata fiacca.
Clichè a non finire, primo tra tutti il cattivo cattivissimo che viene considerato il più cattivo di tutti, arrivando ad attribuirgli un livello di cattiveria tutto suo (il 26 appunto), viene trattato dal narratore e dagli investigatori come un mostro di ingegno e perversione quando in fin dei conti la sua genialità è piuttosto ordinaria e la sua perversioe…. beh, di quella parleremo più avanti.

Anche i “buoni” sanno di stantìo e già letto: investigatori che hanno visto le cose peggiori che la mente umana possa concepire, logorati, grandi bevitori, sempre schiacciati da capi inetti dalla voce grossa e dalle maniere gratuitamente spicce e violente.
Il protagonista, Steve Dark (evitiamo i parlare del nome, va), è al limite dell’irritante. Anzi, no: lui in fondo è solo un’ennesima marionetta. L’irritazione è dovuta solo al narratore, sempre molto distante dai protagonisti, che ne racconta le gesta e i pensieri e lo fa in un modo che ben presto risulta difficilmente sopportabile.

Punta di diamante di questo romanzo, a detta ovviamente della quarta, è “l’innovativa” commistione di letteratura e elementi visivi. Ogni ventina di pagine infatti è presente un codice. Con questo codice, andando sul sito della serie, è possibile visualizzare dei contenuti extra, ovvero dei brevi video che approfondiscono alcuni aspetti della trama.
Sorvolando sull’effettiva utilità di questo espediente, abbiamo trovato quesi contributi filmati di una banalità agghiacciante. L’unico davvero degno di nota è il succitato cattivissimo Squeegle, che si presta bene al video in quanto coperto da una tutina bianca di latex e dotato di una notevole abilità contorsionistica (infatti questo personaggio era già apparso in una puntata del telefilm). Gli altri attori sono semplicemente inguardabili, primo tra tutti Dark, che nel romanzo viene descritto come un uomo dal fascino irresistibile (ma va?) senza trovare poi riscontro nell’attore.
Insomma, contributi extra del tutto ininfluenti, considerando anche che difficilmente un lettore avrà voglia e opportunità di interrompere la lettura ad ogni codice per andare a vedere il video, e in linea di massima anche lo stesso romanzo non è certo una delle esperienze letterarie più riuscite o appassionanti. Un thriller che si fonda solo sul tentativo di suggestionare il lettore con scene crude fini a loro stesse e senza tensione emotiva, nient’altro.

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Scheda: Vernice fresca – A. Grassi

Postato da A&C Staff il 10 Aprile 2013

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E se a qualche potente della Terra saltasse in mente di diffondere un virus letale? Chi mai potrebbe salvarsi in un mondo che, dopo Chernobyl e dopo lo tsunami, non conosce cortine di ferro che proteggano alcuni a scapito di altri? È questo il dubbio che il nuovo romanzo di Antonio Grassi insinua nel lettore fin dalle prime pagine, accompagnandolo fino all’ultima pagina. Personaggi talora ignari talora spietati si muovono sullo sfondo di una cittadina di provincia, teatro involontario di mortifere trame internazionali legate a un nemico invisibile: un virus resistente a qualsiasi trattamento. Vernice fresca aggredisce il lettore con la complessità di una vicenda in cui si collocano a vario titolo diversi protagonisti. Innanzitutto la LgB (Life is good Bioresearch), azienda dell’hinterland milanese di proprietà dei fratelli Tito, Lucio ed Elsa Zanica. È da lì che si scatena una sequela di torbidi eventi che avvelenano la cittadina di provincia. Qui ricchezza e ipocrisia affermano il proprio potere assoluto, mentre i piccolo-borghesi sgomitano per emergere dalla melma dell’anonimato. Qui qualche clamoroso episodio di cronaca nera riempie le pagine dei quotidiani locali, per finire nel dimenticatoio una volta appurato che lo scandalo o l’omicidio in questione è destinato a sommarsi al numero indefinito dei delitti irrisolti.
Co-protagonista Duilio Cattaneo, ex sessantottino, ora affermato dirigente in giacca e cravatta, capace di “farsi trasportare dalla corrente” per “dibattersi al centro della stessa”. Il suo è un vano dibattersi nel tentativo di liberarsi dal lato oscuro di un passato mai completamente rinnegato. Duilio è sempre sul punto d’essere travolto da storie di spionaggio e terrorismo nella vita pubblica e tradimenti nella privata. Riuscirà a salvarsi?

l’autore

Antonio Grassi, giornalista e scrittore, già responsabile della redazione cremasca del quotidiano La Provincia di Cremona. Ha pubblicato la trilogia Macramè, L’erba del diavolo, Il cuore batte ancora, romanzi gialli a sfondo sociale e due pamphlet su questioni ambientali: Golflandia e altre storie e Forte Apache.

Shutter island – regia di M. Scorsese

Postato da Legione il 21 Dicembre 2012

1954. Teddy Daniels e il suo vice Chuck, agenti federali, arrivano sull’isola di Ashecliffe ad indagare sulla sparizione di una donna infanticida in cura nell’ospedale psichiatrico criminale residente sull’isola. A causa del maltempo, i due si trovano nell’impossibilità di rientrare sulla terraferma, e le indagini, bruscamente interrotte con il ritrovamento della donna, iniziano a scoprire attività sospette celate sotto la rigorosità scientifica dell’istituto.
Ma, grattando sotto la superficie, qualcos’altro cova sotto la cenere, perchè niente è come sembra.

Il crepuscolare ed evocativo film di Martin Scorsese, Shutter island, nasce dal meno noto romanzo L’isola della paura che abbiamo segnalato tempo fa. Cast d’eccezione, dallo spettacolare Leonardo di Caprio che diventa di fatto protagonista assoluto della sua storia, a un sinistro Ben Kingsley, un empatico Mark Ruffalo e una disperata e bellissima Michelle Williams, per un film che parte come un poliziesco e finisce come un thriller psicologico dalle tinte inaspettate.
L’ambientazione è degna dei migliori film horror, quasi un clichè per chi bazzica nell’ambiente dei videogiochi. Addirittura i tempi che scandiscono i movimenti dei personaggi e i tratti salienti della trama vanno in un crescendo di claustrofobia oscura nel male di paripasso con la presentazione di elementi importanti per districare la storia, esattamente come succede nella maggior parte dei videogiochi horror.
Il film infatti di per sè non stupisce con effetti speciali o con evoluzioni di trama imprevedibili, bensì si concentra sulle vicende umane, focalizzandosi in un primo momento sulle evidenti criticità del manicomio e dei ricoverati e poi, avvitandosi su se stesso, sulle uniche vicende umane che abbiano mai avuto davvero importanza, quelle di Teddy.
E’ un film questo che, con un altro regista e un altro cast, avrebbe potuto essere più che mediocre ed invece è un piccolo capolavoro nella sua semplicità, sia per la magistrale regia (e non poteva essere diversamente) che per la bravura indiscutibile degli attori. Di Caprio regge di fatto da solo l’intero film, con una espressività sconcertante.
Assolutamente consigliato agli amanti del genere.

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Benjamin – F. Axat

Postato da Legione il 4 Dicembre 2012

La botola era protetta da un coperchio di vetro smerigliato, attaccato con dei ganci al soffitto. A prima vista sembrava nero, ma era un’illusione ottica generata dal buio. Che cosa sapeva del sottotetto?
Era come un occhio. Un occhio che vedeva tutto…

Spesso il genere thriller viene considerato, a volte anche a ragione, piuttosto commerciale e caratterizzato da elementi scontati e prevedibili. Molte volte infatti un lettore appassionato riesce ad identificare la risoluzione della trama molto prima di arrivare al clou con la lettura.
Questo spettacolare romanzo dell’esordiente Federico Axat, Benjamin, supera d’un balzo tutte le aspettative, anche quelle più esigenti.
Ben è un ragazzino di nove anni alle prese con una madre piuttosto difficile da trattare. All’ennesimo torto subito, il piccolo decide di vendicarsi, sparendo dalla circolazione. Da qui prende vita un intreccio dei più elaborati, nel quale si muovono molti personaggi ottimamente descritti, molto profondi e dalla psicologia ben delineata, tratteggiando una storia sempre più complessa e tesa fino al sorprendente finale.

L’autore ha lavorato per quattro anni su questo romanzo, e si vede: dalla cura maniacale della psicologia dei personaggi alla scelta del linguaggio che oltre ad essere chiaro e preciso ci regala quale sorriso, niente è lasciato al caso. Le descrizioni dei più cruenti passaggi vengono raccontati con dovizia di particolari, ma è in generale la sensazione di attesa continua, tesissima, che rende la lettura inarrestabile, pagina dopo pagina.

Lo stile dell’autore è molto particolare: a prima vista può apparire molto asettico e quasi eccessivamente puntiglioso per la cura del dettaglio, saltabeccando continuamente nella testa di ciascun personaggio e spostando di conseguenza il punto di vista narrativo anche molte volte all’interno di pochi periodi. Scoprendo via via la storia ci si accorge però che questa cura è necessaria, sia per mantenere tesa la narrazione che per fornire informazioni e indizi funzionali al dipanarsi del mistero. Mistero che viene svelato con il colpo di scena finale: forse un espediente non proprio originalissimo ma stupefacente per lo scenario che spalanca su tutta la storia appena raccontata.
Insomma, un romanzo assolutamente da leggere per apprezzare un thriller di qualità scritto e costruito in maniera eccezionale.

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