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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘romanzo storico’

La spada che canta – J. Whyte

Postato da Legione il 17 Giugno 2010

Come avevamo accennato nella recensione del primo volume, La pietra del cielo, eccoci a parlare del secondo romanzo di Jack Whyte parte del ciclo detto “Le cronache di Camelot”. La spada che canta forse è il romanzo più noto dell’autore, e segue da vicino gli eventi narrati nel primo volume. Lo stile è sempre il consueto, estremamente narrativo e scorrevole costellato e guidato dal resoconto storico. Forse proprio per questa sua continuità dal primo libro, è difficile sintetizzarne la trama, si può dire però che, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare dal titolo, la spada che canta, ovvero Excalibur, appare solo nelle ultimissime pagine, così come la maggior parte degli eventi veramente salienti viene rimandata, un po’ prevedibilmente, alla fine. Con questo volume termina la voce narrante del fabbro Publio Varro, gettando le basi per il narratore dei prossimi volumi, il celebre nipote Merlino.
Come già detto in precedenza, pregevole è l’impostazione della narrazione di Whyte, che fornisce un background storico che la rende verosimile e sempre aderente agli avvenimenti reali, ma al contempo presenta sotto una luce piuttosto inedita le vicende che anticipano la venuta di Artù, come una lunga ed ampia saga familiare e personale, del tutto scevra di misticismi o sensazionalismi che la letteratura di genere ci ha spesso fornito su questo tema.
Dobbiamo ammettere però di essere contenti di poter avere un cambio di narratore per almeno uno dei prossimi libri del ciclo: uno dei principali difetti dell’esposizione di Whyte è la caduta, spesso, nei toni banali ed autocelebrativi. Essendo il tutto impostato come una cronaca di vicende accadute in prima persona dal narratore, risulta un po’ stridente questo continuo affermare i successi e del protagonismo del personaggio. Sé stesso ed i suoi congiunti sono sempre i più svegli i più furbi, i più importanti, le idee che da loro scaturiscono sono sempre le più geniali e definitive, il consenso suscitato è equanime. Sul lungo periodo di due ponderosi romanzi come questi, il risultato è effettivamente un po’ pesante.
Tutto sommato però, l’abbiamo trovato interessante, sufficientemente poco impegnativo per permettere al lettore di poter passare sopra a queste pecche, costituendo una lettura di svago senza pretese e con la possibilità di scoprire qualche aspetto delle leggende arturiane di cui non sospettavamo l’esistenza.

La rosa mistica – S. R. Lawhead

Postato da Legione il 16 Maggio 2010

La rosa mistica è il capitolo conclusivo della trilogia sulle crociate celtiche. La protagonista del libro è Caitriona, la figlia di Duncan. La ragazza decide d’intraprendere il suo viaggio spinta da un sentimento ben diverso rispetto a quelli del padre e del nonno: la vendetta.

Caitriona perde i valori che le erano stati trasmessi fin da bambina e che dava per scontati, lasciandosi guidare dal rancore non si rende conto di aver imboccato una strada oscura e di far del male a chi le sta vicino. Solo al termine del racconto la protagonista riuscirà a ritrovare ciò che aveva perso, vedendo ciò che le era stato insegnato sotto una nuova luce e riuscendo ad apprezzarne la vera essenza.

L’autore nell’ultimo capitolo della saga ( dei primi due libri abbiamo parlato qui: La lancia di ferro e La croce nera) si concentra nella lotta tra bene e male, senza mai menzionarli direttamente, sottolineando che il confine tra i due e molto sottile e che spesso lo si oltrepassa in modo inconsapevole; il taglio è scorrevole a tratti divertente, l’ambientazione è varia ampia e verosimile.

Recensione scritta da TT

La croce nera – S. R. Lawhead

Postato da Legione il 10 Maggio 2010

La saga delle crociate celtiche prosegue con La croce nera. Nel secondo capitolo della trilogia, Murdo con il sudore della fronte ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato nel primo libro, ma un evento inatteso rompe la routine quotidiana. Torf-Einar, fratello maggiore di Murdo, fa il suo ritorno in patria dalla Terra Santa. Il crociato racconta ai presenti le sue avventure in Oriente, narrando di grandi tesori e battaglie importanti.

Mesi dopo, un tagico fatto segna la vita di Duncan, secondogenito di Murdo, il quale dopo aver riflettuto a lungo decide di compiere un pellegrinaggio a Gerusalemme malgrado la disapprovazione del padre.

Lawhead decide di scrivere questo libro come un diario la cui voce narrante è Duncan. Grazie a questo espediente l’autore riesce a esprimere al meglio i sentimenti del protagonista e ciò che gli altri personaggi suscitano in lui.

I temi affrontati sono pressoché gli stessi del primo libro, con l’aggiunta importante del confronto tra culture, popoli e religioni differenti, riuscendo a sottolineare che avere qualcosa in comune non equivale trovare un punto d’incontro che sembrerebbe scontato.

Recensione scritta da TT

La lancia di ferro – S. R. Lawhead

Postato da Legione il 4 Maggio 2010

La lancia di ferro è il primo libro di una saga familiare: la trilogia delle crociate celtiche. Durante la prima crociata, una famiglia delle isole Orcadi si divide: padre e i due figli maggiori partono per la guerra mentre il figlio minore Murdo e sua madre Niamh restano in patria.

Dopo circa un anno dalla partenza dei fratelli e del padre, un sopruso spinge Murdo a raggiungere i suoi congiunti in Terra Santa.

Il viaggio farà maturare il giovane protagonista, che avrà modo di conoscere cose che restando in patria non avrebbe mai potuto immaginare: la ricchezza dei regni d’oriente, l’ambizione dei nobili, le atrocità della guerra e la crudeltà degli uomini verso i loro simili. Temprato dalle difficoltà, il ragazzo crescerà senza lasciarsi corrompere da ciò che lo circonda, grazie anche all’aiuto degli amici che incontrerà durante il viaggio e che lo accompagneranno per il resto della sua vita.

Lo stile di Stephen R. Lawhead a tratti è un po’ “pesante”, ma sfruttando un clichè scontato (e usato milioni di volte?) riesce a rimanere coerente al contesto che ha scelto parlando di temi complessi e attuali come la guerra, l’ambizione dei potenti, la corruzione del sistema e anche dei primi passi di un’adolescente alla vita adulta e alle responsabilità che ciò comporta.

Recensione scritta da TT

La pietra del cielo – J. Whyte

Postato da Legione il 28 Marzo 2010

Esordiamo con una banalità. Un libro può piacere o meno a seconda di ciò che ci si aspetta da esso.
Questo è sicuramente il caso del libro di cui parliamo oggi, “La pietra del cielo” di Jack Whyte, primo romanzo (di un certo peso: in edizione tascabile supera le 600 pagine) di una serie di sette, “Le cronache di Camelot“, di cui fa parte il più noto “La spada che canta” che leggeremo presto.
Come si vede in copertina, reca la dicitura “romanzo storico” ma allo stesso tempo, nella quarta, viene illustrata l’attinenza della saga con la mitologia arturiana (e possiamo immaginare che la suddetta spada canterina sia Excalibur).
Ci si accosta quindi al romanzo con un senso di curiosità e di aspettativa, prevedendo di incontrare, sotto fogge magari originali, i personaggi che caratterizzano la ben nota leggenda.
Invece, con lo scorrere delle pagine, ci si accorge ben presto che non sarà così. La pietra del cielo dà l’avvio alla saga partendo, come si dice, da Adamo ed Eva, narrando quindi la storia di una buona porzione di vita di un uomo, Publio Varro, un romano ex legionario, che diventa fabbro e che desidera trovare le mitiche pietre del cielo, dei meteoriti, che contengono un metallo assolutamente nuovo e prezioso.
Dal punto di vista prettamente storico, immaginiamo che la ricostruzione fornita nel romanzo del periodo tardo imperiale di Roma sia abbastanza fedele, quantomeno è verosimile ed accurata. Dal punto di vista del filone arturiano/mitologico/celtico è del tutto privo di quell’aura di mistiscismo che romanzi come “Le nebbie di Avalon” ci hanno abituati ad associare a questi temi, sostituendo il tutto con una buona dose di pragmatismo.
Dal punto di vista del romanzo di per sè stesso, risulta una lettura abbastanza scorrevole, anche se forse con poco mordente. Il fatto di essere narrato in prima persona al passato, come se fosse una sorta di raccolta di memorie, lo rende forse un po’ stucchevole in certi passaggi di autocelebrazione del protagonista.
In linea generale non è un cattivo romanzo, anche se come dicevamo, il riferimento alla leggenda arturiana mette una predisposizione nel lettore che viene indubbiamente disattesa. Leggeremo presto (e con calma) anche i successivi titoli della saga, sperando di sentirci un po’ più trascinati dalla narrazione; per il momento è prematuro consigliarvi o meno la lettura di questo volume.

Il diario di Anna Frank – A. Frank

Postato da Legione il 15 Marzo 2010

Di ogni libro vogliamo conoscere la fine e sappiamo di averlo apprezzato quando, voltata l’ultima pagina, vorremmo poter continuare il viaggio. In un certo senso è come se avessimo trovato un amico.
Provare tutte queste emozioni leggendo Il diario di Anna Frank è un po’ destabilizzante perché sappiamo di aver partecipato all’unico viaggio che la sua autrice ha potuto concederci.
Anna Frank non era una scrittrice, almeno non ancora quando a 16 anni scrisse l’ultima pagina del suo diario, ma tutto lascia supporre che lo sarebbe diventata. Era un’adolescente che amava la scrittura e, a modo suo, provava a dare un senso a quello che vedeva, viveva e subiva.
Non ci sono lacrime nelle sue pagine se non quelle che solo all’amica immaginaria Kitty poteva confidare.
Il diario non si dovrebbe leggere solo in quanto testimonianza storica, ma perché è il racconto sincero e appassionato di una ragazzina che, nonostante tutto, ha deciso di non arrendersi alla bruttura di quegli anni.
Anna era vivace e sensibile, prepotente e giusta: si sentiva sola e incompresa dagli altri, ma aveva la capacità di giudicarsi obiettivamente e di capire che “i genitori non possono dare che consigli o un buon indirizzo, ma tutto sommato ciascuno deve formare da sé il proprio carattere.”
Ognuno è responsabile della propria crescita personale e Anna Frank non poteva mostrarcelo meglio di così.
È un libro che consiglio a tutte le età: ai giovani per imparare ad ascoltarsi e agli adulti per dare valore e rispetto all’individualità dei giovani.

Recensione scritta da LM – L’Imbrattacarte