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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘letteratura americana’

Notte di sangue a Coyote Crossing – V. Gischler

Postato da Legione il 11 Maggio 2011

copertina notte-di-sangue-a-coyote-crossing Toby è un giovanotto un po’ sfortunato, con una moglie che non ama, un bimbo piccolo e un incarico part time come vice sceriffo della sua piccolissima cittadina: Coyote Crossing, Oklahoma. Non capita mai molto da quelle parti, rimane quindi un po’ impreparato quando viene lasciato a guardia del cadavere di un suo concittadino, morto ammazzato in mezzo alla strada principale. Il suo stupore però cresce ancora di più quando riesce a farselo rubare. Inizia così un’escalation di violenza e sangue, costellata dalla scoperta di tradimenti, traffici loschi e situazioni al limite dell’assurdo.

Cosa fa sì che un western sia un western? Ce lo siamo domandati diverse volte durante la lettura di questo libro di Victor Gischler, Notte di sangue a Coyote Crossing. Nell’immaginario collettivo, la parola si associa a tutto quel filone letterario (letteratura di consumo a basso costo, per di più) e cinematografico caratteristico di qualche decennio fa, ambientato nel polveroso Ovest americano in quel periodo storico in cui quelle aree erano ancora da “conquistare” e “civilizzare” e dove la legge assumeva tutta una serie di sfumature grazie all’apporto di valorosi veri uomini.

Nella lettura di questo libro, peraltro stilisticamente ineccepibile, abbiamo capito che in realtà il Western ha confini un po’ più labili. Infatti questo romanzo non è ambientato nell’epoca dei pionieri bensì ai giorni nostri, e non è collocato nell’Ovest ma nell’Oklahoma. Si evidenzia così il vero fulcro della letteratura di genere: la terra di confine, dove sembrano non essere in vigore tutte le leggi del comune vivere civile perchè di fatto ai margini dello stesso, dimenticata dal progresso, dalle comodità, dalle possibilità. Ecco quindi un quadro di desolante immobilità, degno dei migliori film di genere, dove tutti si conoscono, tutti vorrebbero essere in un altro posto e tutti, in un modo o nell’altro, hanno fallito il tentativo. Abbiamo anche lo schema del più tipico romanzo di formazione, che da persona qualunque (forse anche un gradino sotto la media) diventa Il Duro, quello che fa applicare la legge (anzi, la somministra) anche a colpi di doppietta se necessario. Insomma, da nessuno a persona degna del rispetto della comunità intera.

Questo processo così particolare, ben si accosta alla violenza caratteristica del genere, giustificando di fatto episodi narrativi di dubbio gusto, o battute al limite del clichè della spacconata che in un contesto letterario diverso avrebbero provocato coliti e smorfie di disappunto in più di un lettore.
In questo libro invece, l’obiettivo è dichiarato e quindi l’aspettativa di scene di azione, inseguimenti, sparatorie e omicidio a gogò, ma sempre nel nome della legge, viene soddisfatto in pieno.

Il tutto poi viene proposto dalla abile penna dell’autore, che indubbiamente sa il fatto suo e ha arricchito questa narrazione in prima persona di moti di spirito difficilmente trascurabili.
Insomma, una lettura di svago senza pretese di passare messaggi morali o filosofici, scritta in modo gradevole e con quella quantità di azione e ironia da renderlo piacevole e appassionante.

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Missione in Alaska – M. Hansen

Postato da Legione il 9 Maggio 2011

copertina missione-in-alaska Uno stimato dirigente di azienda è intrappolato sotto il suo Range Rover in mezzo ad un bosco sperduto dell’Alaska. Le sue gambe sono immobilizzate dal semiasse del pesante SUV e là fuori, un orso bruno gli sta rosicchiando un piede. Ma Marv, questo è il nome dello stimato dirigente, è sereno e il suo umore è alto: ha con sè snack, birra e una grande quantità di medicinali e psicofarmaci e non sente assolutamente nulla. Sa che presto i suoi colleghi chiameranno le squadre di soccorso e lo tireranno fuori da quella spiacevole situazione.

Questo è il succo di quell’inno al paradosso che è Missione in Alaska, opera del maestro della bizarro fiction Mykle Hansen. Il genere forse non è dei più noti al grande pubblico e forse può lasciare spiazzati alle prime pagine, ma ben presto si viene travolti dal cinismo sardonico ed accattivante. Lo stile è impagabile, al di là del contenuto l’abilità del narratore è evidente: Hansen è un professionista e si vede in ogni occasione. Oltre alle qualità oggettive, l’ironia e il politically incorrect che lo caratterizza sono disarmanti proprio perchè così tanto controcorrenti: la natura è sporca, scomoda ma soprattutto pericolosa, mentre la tecnologia è rassicurante ed efficiente.

Il protagonista è il paradigma del pessimo dirigente, anzi, del pessimo esemplare umano. Arrogante, pelandrone, fedifrago, egocentrico ed egoista: con il procedere del soliloquio di Marv sotto il SUV scopriamo tutti i suoi peggiori difetti, disegnando i profilo di un uomo assolutamente insopportabile. E man mano, scopriamo (con le informazioni abilmente centellinate da Hansen) che alla fine un po’ di giustizia divina esiste.

L’aspetto che però rende così pregevole la lettura di questo libro così particolare, è che al di là dell’apparenza cinico-ludica, si nascondono (nemmeno troppo in profondità) messaggi intelligenti e disillusi sulla vita e sull’ecologia, ma anche sui rapporti umani, sulle fragilità e le manie, sul lavoro e le dinamiche sociali, in cui tutti possono riconoscersi. Questo libro veicola concetti non nuovi, ma senza dubbio in modo accattivante, al punto da vestirli di originalità e freschezza.

In conclusione, consigliamo vivamente la lettura di questo libro a chiunque sia un appassionato della letteratura non convenzionale, ma anche a coloro i quali sanno ancora sorridere delle umane disgrazie.

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Scheda: Notte di sangue a Coyote Crossing – V.Gischler

Postato da A&C Staff il 7 Maggio 2011

copertina notte-di-sangue-a-coyote-crossingIn mezzo allo sconfinato nulla dell’Oklahoma, nella contea di Coyote Crossing, gli abitanti dormono sonni tranquilli, o almeno così credeva il giovane aiuto sceriffo Toby Sawyer, prima di quella notte.
I Jordan sono piombati in città, assetati di vendetta per l’omicidio del fratello Luke, ma il cadavere è scomparso e tutti sembrano avere troppe cose da nascondere per raccontare la verità. Toby deve ritrovare il corpo prima dell’alba, e scoprirà ben presto di non essere il solo a cercarlo: tre killer chicanos gli distruggono il trailer a raffiche di mitra, e lui fa
appena in tempo a fuggire con il figlio in braccio, sotto una pioggia di proiettili.
Nello spazio di una notte, senza potersi fidare di nessuno, uomo o donna, amico o collega, il giovane Toby diventerà uomo, scoperchiando segreti pericolosi che lo costringeranno a combattere contro il cuore marcio di un’intera città e a scontrarsi con i Jordan in un’ultima sfida che profuma di O.K. Corral. Una frenetica corsa contro il tempo tra esplosioni, incendi e inseguimenti mortali. Victor Gischler, adorato non a caso da Joe R. Lansdale e Don Winslow, ancora una volta sfodera humour, velocità e colpi di scena in un noir mozzafiato dal sapore western.

l’autore
Victor Gischler vive a Baton Rouge, in Louisiana. È autore di sette romanzi tradotti in dodici lingue, è stato a lungo professore di Scrittura creativa presso la Rogers State University, in Oklahoma, ed è sceneggiatore Marvel per fumetti come The Punisher, Wolverine, Deadpool e la nuova serie degli X–Men che ha venduto solo nella prima settimana più di 100.000 copie. Il suo romanzo La gabbia delle scimmie, che è stato nominato come miglior esordio agli Edgar Award, sta per diventare un film a Hollywood.

Victor Gischler ha la scrittura nel sangue e con The Deputy ha creato una splendida fusione tra padre e figlio della narrativa americana: il western e il noir. Gischler c’è riuscito, e con grande stile. Spero che il protagonista, Toby Sawyer, resti in circolazione ancora a lungo.
DON WINSLOW

Victor Gischler non si accontenta di spingere al massimo la scrittura, la porta a danzare sull’orlo dell’abisso. Leggerlo è un divertimento selvaggio.
JOE R. LANSDALE

Victor Gischler è quel tipo di scrittore che attira l’attenzione dei colleghi: imprevedibile, capace di saltare da un genere all’altro, un puro piacere per la lettura.
LAURA LIPPMAN

Un po’ Quentin Tarantino, un po’ Christopher Moore, Victor Gischler è uno scrittore geniale, completamente fuori di testa.
JAMES ROLLINS

I libri di Victor Gischler sono i film che avrebbe potuto girare Quentin Tarantino se avesse lavorato con sceneggiature migliori.
ALAN D. ALTIERI

Scheda: Missione in Alaska – M. Hansen

Postato da A&C Staff il 3 Maggio 2011

copertina missione-in-alaska«Cercano spesso di convincermi che gli esseri umani hanno bisogno della natura. E non di quella degli zoo e dei parchi, si badi bene, ma del selvaggio, caotico marasma di natura primordiale che c’è in Alaska. Io di una cosa sono certo: se gli esseri umani per stare bene giù a Seattle hanno bisogno che enormi orsi vadano in giro per l’Alaska a mangiare la gente, allora l’Alaska intera dovrebbe essere messa fuorilegge. Forse, quando in quello Stato si decideranno a sbattere fuori a calci quei quattro straccioni di eschimesi e cominceranno a cercare un po’ di petrolio, allora avranno i soldi per importare qualche poliziotto come si deve dalle nostre città e mettere in riga gli orsi.
Negli anni Cinquanta l’America era riuscita a mettere al suo posto la natura, ma poi torme di capelloni abbracciabalene si sono infilate nelle infrastrutture della società, indebolendola. È stato dichiarato un cessate il fuoco con la natura, ma lei proprio non capisce quando è il momento di fermarsi. È sempre alla ricerca di un nuovo scontro, e giuro sul cruscotto della mia Rover che con me ha trovato pane per i suoi denti. Sono un Homo Sapiens, io, e sono gli uomini che comandano su questo pianeta! La natura è al nostro servizio, è il nostro spuntino sempre pronto. Può fornirci granchi freschi, salmone Chinook, legno esotico per il nostro minibar, e di questo dovrebbe essere contenta, ma invece no: non sa proprio stare al suo posto. Deve alzare la testa, lei. E allora io dico: natura, sei licenziata!»

l’autore

Mykle Hansen è uno scrittore e performer specializzato in narrativa surreale e satirica. È anche
musicista e suona la batteria in diverse band. Vive a Portland, nell’Oregon.

Survivor – C. Palahniuk

Postato da Legione il 26 Marzo 2011

Sono pochi gli autori che riescono a catturare in modo così tenace in lettore al punto di provocargli un voluto senso di malessere quando riesce a fare Chuck Palahniuk con i suoi libri.
L’ultimo che abbiamo letto è Survivor, opera non nuovissima ma certamente degna di essere accomunata a opere più note come Fight Club.

Anche questo libro inizia dalla fine, e si dipana come un lungo flashback. Un uomo è su un aereo, vuoto, che si schianterà tra qualche ora nel deserto australiano. Non sa quanto tempo gli rimane, sa solo che la sua ultima cosa da fare è lasciare traccia della sua vita e dei fatti che l’hanno portato lì. Quindi racconta la sua storia al nastro della scatola nera dell’aereo, mentre questo va in contro al suo destino.
Iniziamo quindi a conoscere quest’uomo senza nome (in senso letterale) e, con lo stile tipico di Palahniuk, frammentario, colloquiale, ricco di ripetizioni, misto di pensieri, contraddizioni e interruzioni, scopriamo passo passo la sua storia.

La vera maestria dell’autore risiede proprio in questo suo narrare apparentemente caotico e sconclusionato, perchè, nonostante ciò, il lettore riesce sempre a scoprire al momento giusto quello che è giusto che sappia.
Con salti avanti ed indietro nel tempo, con peregrinazioni dentro e fuori la mente del protagonista, scopriamo che è l’ultimo sopravvissuto di una setta religiosa suicida e che qualcuno sta cercando di ucciderlo, quando lui non desidera altro che morire ed eseguire l’ordine che la sua comunità ha già eseguito. C’è molto altro, ma non vogliamo spoilerarvi nulla di questa trama, perfetta come un castello di carte, così assurda e paradossale come solo la verosimiglianza può essere.

La sensazione che pervade questo libro è il peso dell’ineluttabile, del destino, dell’impossibilità o l’incapacità di decidere.
La vediamo dapprima in forma palese, con le rigide regole che la comunità Creedish impone ai suoi, poi in forme sempre diverse, in un susseguirsi di vincoli, menzogne, obblighi, imposizioni che rendono di fatto già scritta la vita del protagonista.
Questo si esprime anche molto bene nell’espediente stilistico del flashback (tutto opererà per portarmi qui) e anche nella curiosa trovata editoriale di numerare le pagine e i capitoli a ritroso. Il senso del conto alla rovescia verso lo schianto finale è quindi reso perfettamente, con notevole grado di coinvolgimento.
Insomma, a tutti coloro che apprezzano Palahniuk per la sua mente crudele, contorta e brillante, non possiamo fare altro che consigliare di leggere anche questo romanzo e di tenere duro fino alla fine.

Survivor (Piccola biblioteca oscar)

Amabili resti – A. Sebold

Postato da Legione il 12 Marzo 2011

Si chiamava Susie Salmon, come il pesce, ed era una ragazzina liceale come tante. Aveva passioni e sogni, da grande voleva fare la fotografa naturalista. Susie è stata strappata dalla vita, è morta in un campo di granturco, per mano di un uomo che le ha riservato un trattamento di orrore indicibile.
Leggere Amabili resti di Alice Sebold oggi, quando la nostra cronaca racconta fatti similmente crudeli con protagoniste incolpevoli ragazzine altrettanto semplici e speciali, è una prova difficile da portare a termine.

La narratrice è la stessa Susie, che ci racconta quello che succede sulla terra ai suoi cari e ai suoi amici dopo la sua morte. Susie integra questa storia con quello che vede e succede nel suo Cielo, lì dove si trova, dando uno scorcio di quello che è la sua nuova realtà che ancora non comprende appieno.
Il romanzo si può dividere in due parti ideali, non nettamente scisse: la prima è caratterizzata dalla scomparsa di Susie e dagli effetti nel breve periodo su tutti coloro che l’hanno amata; nella seconda parte invece prendono consistenza le vite di ciascuno, che si allontanano e vanno a fondo nell’evento traumatico, che si allontanano tra loro e modificano i legami, per cambiare e interiorizzare il lutto.
E’ questa la caratteristica principale di questo bel romanzo: tutti i personaggi crescono e cambiano la loro vita, partendo dal dolore e costruendovi attorno qualcosa di unico e puro, il futuro e la speranza.

Lo stile è piuttosto efficace grazie alla voce di Susie, che è caratterizzata da un tono sognante e un po’ infantile, che urta con efficacia con la sua possibilità di vedere e sapere tutto quello che fanno e pensano i suoi familiari, rendendo la narrazione piuttosto realistica.
I personaggi, che in un primo momento parevano essere esempi di perfezione un po’ forzata, risultano invece molto umani, fragili e fortemente messi alla prova dalla vita. I dialoghi sono sempre freschi, mai scontati, usati con un giusto equilibrio tra il mostrato ed il narrato.
Abbiamo trovato questo libro particolamente intenso anche dal punto di vista emotivo: alcune metafore, alcuni passaggi ispirati, sono in grado di far sfuggire anche qualche lacrima.
Abbiamo identificato solo uno scivolone, verso la fine del libro, che per quanto venga giustificato, fa rimanere la percezione di una nota stonata all’interno dell’opera, che per il resto invece scorre via senza intoppi.
A parte questo passaggio, possiamo dire di essere rimasti molto soddisfatti da questo romanzo, che ci hai coinvolti ed appassionati con semplicità ed emozione.

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Ghiaccio-Nove – K. Vonnegut

Postato da Legione il 5 Marzo 2011

Primo libro del 2011, e se il buongiorno si vede dal mattino penso proprio che questo sarà un anno di ottime letture.

Kurt Vonnegut ci propone un libro assolutamente unico nel suo genere: potete pensare, del resto, a qualcos’altro che parta dalla storia del giorno in cui venne sganciata la Bomba Atomica su Hiroshima, passi per acute riflessioni sulle religioni e termini con una (molto interessante sotto il profilo scientifico) catastrofe naturale che porta il mondo alla sua fine?

Se lo fate, datemi immediatamente il titolo perché voglio leggerlo. Nel frattempo, a tutti voi consiglio la lettura di Ghiaccio-Nove, geniale esponente di quella letteratura americana dalle note catastrofiche e un po’ punk di cui fanno parte anche i libri di Dick e Palahniuk. Un miscuglio perfetto di ironia sociale, politica e religiosa assieme ad una fantascienza dal sapore tremendamente realistico, con uno stile chiaro e leggero (o almeno reso tale da un’ottima traduzione) perfettamente in sintonia con l’atmosfera, che non può assolutamente mancare nella libreria di un appassionato di fantascienza e letteratura postmoderna… ma non solo.

Edito da: Feltrinelli. Nell’Universale Economica, al solito un prodotto semplicemente perfetto -anche se le ultime pagine del mio volume hanno qualche macchia d’inchiostro, purtroppo- ad un prezzo decisamente accessibile.


Recensione scritta da RM

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Infanticidi – T. C. Boyle

Postato da Legione il 12 Febbraio 2011

E’ particolarmente difficile recensire una raccolta di racconti, perchè in quanto tale racchiude una tale e tanta varietà di argomenti e di stili che spesso è impossibile racchiudere in poche frasi.
Di certo però, almeno nel caso di questo piccolo volume dell’autore americano T.C. Boyle, Infanticidi, ci troviamo davanti a dieci piccoli capolavori della letteratura. L’espediente del racconto permette all’autore di prendersi libertà creative ed ingegnose che risultano di difficile applicazione nell’ambito di un romanzo: la struttura infatti consente di non giustificare molti aspetti e di arrivare a finali netti e inaspettati, dei veri colpi di scena.
I racconti in Infanticidi non fanno eccezione, anzi. L’autore dimostra una capacità espressiva incredibile, una vividezza davvero rara anche nella letteratura di ampio consenso. Inoltre, nella brevità di questi stralci di vita, abbiamo dei personaggi profondi e delineati con precisione, con pochi e netti tratti inconfondibili. Da questo punto di vista, più che racconti sono dei microromanzi a cui non manca veramente nulla.
E degno di menzione è chiaramente lo stile di Boyle: moderno, cinico, ironico e disincantato, ci porta in questi mondi sui quali apre una finestra di assoluta verosimiglianza e crudezza, con le loro storie semplici e coinvolgenti come di rado succede, al punto da dover “resettare” la propria mente nel passare da un racconto all’altro, per quanto sono narrate con maestria e coinvolgimento.
Un volume assolutamente da leggere, per la qualità tecnica dell’autore, per le storie, per lo stile, per i personaggi e per ogni singola riga.

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