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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Uomini che odiano le donne – S. Larsson

Postato da Legione il 30 Luglio 2010

Su questo libro molto è già stato detto, quindi scriverne ancora potrebbe risultare ridondante. È un romanzo che sa farsi amare, nonostante alcuni ne abbiano criticato lo stile, non propriamente “di alto livello”, e la storia sia a tratti infarcita da stereotipi di vecchia data.
Premesso questo c’è però un aspetto in Uomini che odiano le donne di cui, credo, si possa ancora parlare senza cadere nel già detto. Basta leggere il titolo per capire di cosa si tratta: l’odio, la violenza che alcuni uomini provano nei confronti delle donne.
Certo, è vero che la storia parla di un serial killer, di un pazzo esaltato da se stesso e dalla sua psiche malata, quindi la violenza di costui è fine a se stessa, ma è anche vero che ogni parte del romanzo è accompagnata da dati reali che fanno venire i brividi. Ad esempio:

Parte Prima: “In Svezia il 18% delle donne al di sopra dei quindici anni è stato minacciato almeno una volta da un uomo”.

Almeno una volta. Nell’uomo c’è spesso una violenza gratuita e non giustificabile nei confronti della donna: fisica o psicologica che sia. E di questa violenza subìta che non può (e non deve) essere tollerata è simbolo Lisbeth Salander, il personaggio icona di Larsson, quello meglio riuscito, capace di ritagliarsi un ruolo da co-protagonista accanto al giornalista, “macho dal cuore tenero”, Mikael Blomkvist.
Ogni donna che si è sentita impotente di fronte a un uomo, per un’attenzione non richiesta, uno spazio violato, un rispetto negato, ha sognato di essere come Lisbeth Salander, di avere la sua stessa freddezza e lucidità per mettere in pratica non una vendetta come quella che amano gli uomini – violenta e letale – ma quella più sottilmente femminile: la tortura psicologica. Quello che hai fatto ti rimarrà marchiato addosso perché tu non lo possa più fare: questo è il potere di una donna su di un uomo, questa la vendetta di Lisbeth sul suo aguzzino.
Il merito di Larsson in questo libro non è solo quello di aver scritto un ottimo giallo-thriller dal ritmo incalzante, ma anche di aver saputo dar vita a un personaggio come Lisbeth, ovvero un personaggio che, anche a mistero scoperto, continua a stupirti e al quale finisci persino per affezionarti perché, per quanto non vorresti essere come lei, una parte di te l’ammira e spera che sia lei a vincere su tutti.

Recensione scritta da L’Imbrattacarte

Uomini che odiano le donne – diretto da N. A. Oplev

Postato da Legione il 13 Settembre 2009

Come avevamo annunciato mesi fa, siamo finalmente riusciti a vedere il film tratto dal primo romanzo della trilogia di Millennium, dalla compianta penna di Stieg Larsson. Come dice il proverbio, riferendosi letteralmente al mondo editoriale, nulla, persone e libri, andrebbe mai giudicato dalla copertina. Invece noi ci eravamo lasciati trarre in inganno dalla locandina del film, che abbiamo trovato di pessimo gusto, e dalla scelta dei gli attori per le parti principali.
Come vuole l’adagio, tuttavia, siamo stati smentiti sulla lunghezza: il film è risultato piacevole, ben strutturato, addirittura una buona sintesi dei numerosi fatti che si verificano nel romanzo, arrivando ad essere un’ottima riduzione della storia.
E nonostante lo stridìo iniziale al momento di fare la conoscenza degli attori, alla fine si può dire che non siano stati frutto di scelte sbagliate, almeno non troppo.
Lisbeth, interpretata dalla giovane Noomi Rapace, nonostante venga spesso truccata da dark, cosa che nel romanzo assolutamente non è, riesce a dare bene l’impronta caratteriale di questo personaggio così complesso (senza contare il suo corpo impressionante, esattamente come quello del personaggio: asciutto, minuto, ma un fascio di muscoli. Vederle i tendini del collo in un paio di scene ci ha leggermente shockati).
Mikael e Erika (che non viene nemmeno nominata, relegandola a puro contorno, e non troviamo che sia stato un errore) sono stati scelti seguendo la precisa indicazione del romanzo, facendoli interpretare da attori di mezza età. E se alla fine Michael Nyqvist ci risulta simpatico anche se a volte un po’ poco espressivo e forse non troppo affascinante come il suo personaggio vorrebbe, nei confronti di Lene Endre viene voglia soltanto di gridare a gran voce: “Tagliati ‘sti capelli!”.
Ottima la scelta della giovane Harriet, perfettamente calzante nel personaggio dal punto di vista estetico, della quale più che altro abbiamo solo una rappresentazione: una fotografia in bianco e nero in una perfetta performance di sorriso monnalisiano. Ottimi, ma al negativo, praticamente tutti gli altri personaggi maschili (esclusi Frode ed il poliziotto, gli unici con la coscienza pulita), ed è impossibile non godere sadicamente durante l’ultimo “rendez-vous” di Lisbeth con Bjurman.
Insomma, un film che nonostante le aspettative ci ha soddisfatti, lasciandoci curiosi nei confronti delle riduzioni degli altri due romanzi, molto molto più complessi.

La ragazza che giocava con il fuoco – S. Larsson

Postato da Legione il 8 Giugno 2009

Secondo capitolo della trilogia Millennium dello svedese prematuramente scomparso nel 2004 Stieg Larrson. Finalmente siamo riusciti a mettere le mani su questo volume di più di 700 pagine, colmi di aspettativa. Ebbene: non crediamo sia possibile fare un riassunto della trama di questa storia. E’ indiscutibilmente il romanzo poliziesco (in senso ampio) con la trama più contorta ed elaborata che ci sia mai capitato di leggere, anche di più del primo capitolo “Uomini che odiano le donne” del quale abbiamo parlato in precedenza(in progress, anche un commento al film).
Questo romanzo lega insieme argomenti che farebbero invidia al Fleming di James Bond, a profonde introspezioni e flussi di pensiero dei vari protagonisti, anche dei personaggi secondari, permettendo al lettore di compenetrarsi ottimamente nella storia e ad assistere col fiato sospeso l’evoluzione degli eventi.
Per chi ad esempio non è un divoratore di libri, o che magari legge piuttosto lentamente, questo romanzo sarà un’impresa titanica: il rischio di dimenticare passaggi e fatti avvenuti è sempre dietro l’angolo, anche se l’autore, probabilmente conscio di quanto questa trama possa essere difficile da seguire, non lesina in richiami e rimandi al passato recente della storia.
Nonostante tutto, però, questo è un libro che merita di essere letto. Dopo aver goduto del primo romanzo, il secondo è andato da sé, e certamente non è stato tempo sprecato: ottime le piccole frecciatine ironiche tra i personaggi; profonde le riflessioni che suscita riguardo, ancora, la violenza sulle donne e la difficoltà di taluni di esistere all’interno della società; stupefacenti (e a tratti inverosimili, diciamolo, la comunicazione attraverso i computer così come ci è stata presentata è vistosamente un espediente letterario) le vie di fuga, le risorse insperate e le casualità che permettono ai nostri eroi di portare a casa la pelle.
E infine, ma non per importanza, la vera protagonista di Millennium, Lisbeth Salander, che nel primo romanzo iniziava ad essere tratteggiata nella sua particolarità, in questo romanzo assume il ruolo di assoluta protagonista. Viene interessata da un certo processo di crescita, di maturazione, di presa di coscienza di sé anche grazie a coloro che nonostante tutto la circondano e le vogliono bene. Probabilmente l’apice lo raggiungeremo nel terzo capitolo della trilogia “La regina dei castelli di carte” che non vediamo l’ora di leggere.
In chiusura, ancora una nota: non so che titolo portasse in lingua originale questo romanzo, non so quanto si debba alla traduzione italiana e quanto allo scrittore. Abbiamo motivo di credere che la nostra versione ne sia l’esatta traduzione dallo svedese e così ci auguriamo. Mai titolo fu più adatto.