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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘humor inglese’

E’ nata una star? – N. Hornby

Postato da Legione il 15 Febbraio 2011

Nick Hornby spesso ama partire da situazioni provocatorie per poi lanciarsi in una dimostrazione sempre mordace di vizi e virtù dell’uomo comune. Questo volumetto, E’ nata una star?, praticamente un racconto, non fa eccezione, anzi, si fonda su una situazione paradossale sebbene verosimile.
Che cosa accadrebbe in una famiglia qualunque, se un giorno si scoprisse che il figlio è un interprete di film porno?
Con un occhio piuttosto buonista e progressista, Hornby ci racconta l’evoluzione da situazione, che non crea una frattura tra i genitori ed il figlio, bensì rinsalda la consapevolezza di appoggio reciproco, l’importanza del dialogo e la crescita dei rapporti.
Dal punto di vista logico e sociologico probabilmente è un racconto alla “tarallucci e vino”, quando, modificando leggermente i fattori (uno su tutti, se il protagonista fosse stata una ragazza invece che un ragazzo), si sarebbe potuto ottenere un racconto ben più incisivo. Ma l’obbiettivo dichiarato di Hornby è quello dell’intrattenimento intelligente e l’umorismo british, e quindi si può dire che sia stato raggiunto, anche sul breve periodo come in questo racconto di velocissima lettura.
Un piccolo e semplice esempio di humor di qualità in formato tascabile. Da leggere.

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Come diventare buoni – N. Hornby

Postato da Legione il 9 Febbraio 2011

Probabilmente una delle opere più famose uscite dalla caustica penna inglese di Nick Hornby, Come diventare buoni soddisfa tutte le aspettative nei confronti dell’autore e forse va addirittura oltre.
L’intera vicenda viene narrata da Katie, madre di famiglia e medico del servizio sanitario nazionale inglese, fondamentalmente rilassata nella sua routine indagatrice nelle vite, a volte grame, che incontra. Suo marito, David, scrittore arrabbiato con tutto e tutti, al punto da tenerne una rubrica su una rivista, è perennemente ingrugnito e rende la vita domestica di Katie un fastidioso inferno. Finchè qualcosa di imprevisto cambia: lei decide di lasciare lui a causa di una storia extraconiugale e lui… assume un modo del tutto inatteso di affrontare la vita, facendo rivalutare all’intera famiglia, e non solo, il significato di essere buoni.
Un romanzo dallo stile impareggiabile che caratterizza da sempre Hornby: narrato in strettissima prima persona, la visione è sempre attraverso gli occhi di Katie, spesso inframmezzata da lunghe digressioni interiori, come sempre in toni un po’ esagerati ed enfatici che tanto sono cari all’autore e che integrano perfettamente la vicenda.
Questo romanzo infatti è forse uno dei più focalizzati al sentire dei personaggi, ai sentimenti che accompagnano le decisioni, spesso incomprensibilmente troppo buone, che il nuovo David impone alla famiglia.
I personaggi sono come sempre disegnati con maestria, chiari e coerenti eppure mai banali o pedanti. La visione di Katie, inoltre, rappresenta bene il pensiero di persona media (mediamente felice, mediamente partecipe dell’andamento della società, mediamente interessata a mutarne in prima persona la direzione) e quindi veicola bene il pensiero del lettore, con semplicità ed efficacia, accompagnandolo sempre attraverso questa storia in apparenza normalissima ed al contempo paradossalmente rivoluzionaria.
Un libro che non può mancare nel repertorio dell’estimatore dell’autore ma allo stesso tempo ottimo per chiunque per un viaggio introspettivo ma disimpegnato, come solo Hornby sa fare.

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Solar – I. McEwan

Postato da Legione il 22 Gennaio 2011

Il dottor Michael Beard è quel genere di persona che, inspiegabilmente, attira su di sè le attenzioni dell’unverso femminile, senza essere in grado di gestirle. Pur essendo un illustre premio Nobel per la fisica, non è altro che un ometto di mezza età sovrappeso, con pessimo carattere, abitudini alimentari riprovevoli ed una certa attitudine al disimpegno dai problemi e dai legami duraturi.

Questo è, in pochi tratti, l’indiscusso anti-eroe protagonista dell’ultimo romanzo di Ian McEwan, Solar: nell’arco di una decina d’anni ci viene mostrato quest’uomo, lentamente alla deriva sulla barca di notorietà che lui stesso si è costruito grazie all’entusiasmo giovanile, fingere di provare interesse per argomenti che in realtà non lo toccano più davvero, occupato fino in fondo a fantasticare sulla sua ex moglie e sul suo amante. Ma le cose come sempre si evolvono, e in questo libro non mancano mai di intraprendere pieghe inaspettate: così l’egocentrico e disordinato ometto si trova a dover fronteggiare una morte accidentale, ed al contempo ricevere una mole di nozioni e di idee scientifiche veramente rivoluzionarie, delle quali si appropria con leggerezza; si trova a gestire più relazioni a distanza (non solo fisicamente ma anche affettivamente) quando in realtà non ne desidera nessuna.

Questo romanzo risulta essere il paradigma dello humor inglese portato ai massimi livelli, talmente british da essere amaramente verosimile. L’intera storia diventa quindi serissima nella sua netta parabola discendente, verso il finale in cui tutto e tutti arriveranno a chiedere il conto a quell’uomo che ha usurpato affetti e celebrità.
In romanzi come questi si cimentano con successo solo i veri grandi autori, e McEwan raccoglie e vince la sfida con se stesso. Delineando un fisico premio Nobel, non perde un colpo, mostrandoci teorie e concetti di alto livello, dimostrando ancora una volta che il principio fondamentale della vera letteratura è la documentazione e la profonda conoscenza di ciò che si scrive, senza lasciare nulla alla scelta dozzinale. Inoltre, non ha nemmeno il timore di annoiare il lettore, perchè conscio che i punti di forza della sua opera sono talmente evidenti da non poter essere deviati da qualche dissertazione accademica di contesto.

Ma il vero genio risiede nei personaggi. In 340 pagine di romanzo abbiamo una visione completa di questo uomo pieno di difetti che, per quanto possa essere un ritratto umoristico, resta credibile sempre, infantile in modo irritante, noncurante dei normali problemi e delle responsabilità che tutti possono dover affrontare.
La prosa, il ritmo della narrazione, le tempistiche delle informazioni, l’introspezione: un romanzo da leggere assolutamente, da non perdere, scritto da un indiscutibile professionista del genere.

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Tutto per una ragazza – N. Hornby

Postato da Legione il 25 Giugno 2010

Di questo libro, “Tutto per una ragazza” abbiamo letto una recensione che esordiva più o meno così: “L’ho sempre detto: Hornby è un furbacchione”. Ci troviamo perfettamente d’accordo. Hornby è un furbacchione, e non è una novità. Ci ha raccontato la storia di un Peter Pan un po’ cresciuto in Un ragazzo, ci ha parlato di calcio, di aspirazione al suicidio, di musica e di libri, sempre condendo la sua prosa con quel tocco di ironia sapida e così british da rendersi inconfondibile.
Questo romanzo probabilmente non è il più noto della produzione di Hornby ma forse è l’esercizio di stile più notevole. Ci scrive fingendosi un diciottenne che narra l’inizio delle sue travagliate vicende quando di anni ne avea solo 16. Il risultato superficiale, secondo i più, è un romanzo indirizzato ai ragazzi e young adult, ma noi non siamo di questa idea. L’autore interpreta la parte dell’adolescente incasinato con una tale precisione e credibilità da renderlo estremamente efficace, ma al contempo inserisce valutazioni e pensieri profondi da adulto che solo un adulto sa cogliere. Un coetaneo del protagonista probabilmente mal sopporterebbe questi appunti, anzi, probabilmente mal sopporterebbe l’intero romanzo.
Sam, il ragazzo sedicenne, ha come uniche preoccupazioni nella vita la scuola, il futuro e lo skate. Ad una festa non conosce Alicia, che gli fa scoprire un mondo ed una serie di “attività” che non avevano mai suscitato il suo interesse. Finchè, un giorno… non scopre che potrebbe diventare padre, e allora tutto assume una dimensione diversa.
Questo romanzo probabilmente nasce sulla scorta della situazione sempre attuale del problema delle maternità in età giovanile nel Regno Unito. Non è però un libro educativo o moralista: affronta con semplicità il terremoto che una notizia del genere provoca nella vita di chiunque, in particolare per un ragazzo così giovane. La prosa è colloquiale e diretta ma soprattutto disarmante, comunicando, come spesso fa Hornby con tanta maestria, esattamente quello che ciascuno di noi intimamente pensa, ma che non ha il coraggio di esternare.
Hornby anche con questo volumetto fa centro nel bersaglio, sviscera l’argomento e lo seziona fino al dettaglio più imbarazzante e scomodo, e come sempre lo fa con arguzia ed ironia, lasciando sempre quel leggero retrogusto amarognolo, che nasce dal riconoscimento delle intime verità della vita.