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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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Ecstasy – I. Welsh

Postato da Legione il 24 Settembre 2010

Il primo approccio con uno scrittore particolare come Welsh solitamente lascia scossi ma appagati. La mente è aperta alla novità e, come in questo caso, ci si aspetta di tutto e ci si lascia stupire con facilità. Quando si affronta il secondo romanzo di un autore, però, si crea già un’aspettativa, ci si cala più in fretta nello stile e nelle scene che disegna. E’ una prova comunque importante, perchè diventa un banco di prova, per verificare se l’entusiasmo rivolto all’autore è stato ben riposto.
Welsh, ancora una volta, è un caso a parte. Ecstasy si differenzia pressochè in tutto da Trainspotting. Gli unici punti di contatto sono le droghe (qui l’E, là l’eroina) e chiaramente lo stile altissimo che caratterizza così tanto Irvine Welsh.
In questo libro troviamo tre racconti, molto distanti tra loro, eppure tutti legati dal filo rosso della droga e del vizio, in ogni sua manifestazione, da quella semplice delle droghe sintetiche a quelle molto più subdole e abbiette. L’aggettivo più calzante potrebbe essere “grottesco”, specie per il secondo e terzo racconto. Si parte da una storia d’amore sbocciato nell’acido che sembra diventare qualcosa di concreto e forte, arrivando addirittura, forse, ad essere il punto di partenza di un qualcosa di pulito e sano. Si passa poi ad un’altra storia d’amore e di deformazione, fisica e mentale, scritta con un’abilità ed un’imprevedibilità tale che non è possibile non rimanerne invischiati, fino al tragico finale splatter. Infine, una storia dai toni sardonici e grotteschi più che mai, incentrata sul vizio e sull’aberrazione nascosta dietro il sempre più fragile velo del perbenismo.
Questi racconti sembrano slegati tra di loro, eppure formano un trittico di una grande profondità: la moralità e l’immoralità, purezza e bassezza nelle loro più sfaccettate declinazioni. Racconti che fanno stare male, che fanno storcere la bocca e socchiudere gli occhi, che lasciano amarezza e mostrano cose che vorremmo tanto non vedere, e che, con la sua estrema schiettezza, Welsh ci sbatte davanti agli occhi nella sua veste di grande abilità letteraria.
Un altro terribile capolavoro di Welsh, che non stanca e che, in ogni caso, insegna sempre qualcosa, anche di ciò che non avremmo mai desiderato imparare.

Trainspotting – diretto da D. Boyle

Postato da Legione il 2 Settembre 2010

Questo celebre film del 1996, Trainspotting, diretto da Danny Boyle, narra le vicende malate di un gruppetto di giovani di Edimburgo, tra droga, sesso e violenza. E’ tratto dal magistrale romanzo omonimo di Irvine Welsh del quale abbiamo parlato di recente qui: recensione Trainspotting.
La differenza che salta più all’occhio tra le due opere è l’oganicità del film rispetto al libro. Là dove il romanzo si sviluppava in episodi chiaramente autoconclusivi pur essendo parti di una sola storia, il film raccoglie i fatti più significativi e li pone meglio in relazione uno con l’altro, creando una trama più solida, anche grazie all’uso della voce fuori campo.
Il film è palesemente tratto dall’opera scritta ma non la ricalca alla perfezione, quindi i dialoghi, ad esempio, sono tutti originali, così come gli espedienti narrativi e gergali dei personaggi. Come spesso accade, i personaggi acquistano un volto ma perdono di spessore e profondità. Là dove nel romanzo il vero carattere di ciascuno viene messo in luce dai fatti e dai pensieri quando parla in prima persona, nel film le sfumature vengono messe solo dalla voce narrante.
Il risultato comunque del film di Boyle è buono: è riuscito a cogliere la sfumatura allucinata e dissacrante (e forse proprio per questo ancora più estrema) di questo scenario così poco edificante di certa gioventù degli inizi degli anni Novanta, che però potrebbe essere ben trasposta anche ai giorni nostri, cambiando forse il taglio dei jeans e qualche parola di slang.
Pregevole il giovanissimo Ewan MacGregor nei panni sdruciti di Renton, il Robert Carlyle più che inquietante in quelli del bullo da mezza tacca Bebgie e, ultima ma non ultima, una colonna sonora che la fa da padrona, scelta con grande cura per il particolare.

Trainspotting – I. Welsh

Postato da Legione il 22 Agosto 2010

Se amate leggere libri che siano puliti, aulici, che usino parole ricercate e disegnino in modo chiaro e lineare una storia con personaggi vincenti e a loro modo eroici, Trainspotting non è certo una lettura che fa per voi. Ma non per questo è di inferiore valore, anzi.
Irvine Welsh, con questo romanzo di esordio, ha segnato il punto di partenza di un genere nuovo, che ha dipinto una generazione e che probabilmente ha creato molti pseudocloni con una fortuna decisamente più misera dell’originale.
In Trainspotting tutto è degno di nota, e nulla è lasciato al caso: la storia è narrata in modo estramente frammentario attraverso una serie di episodi, nei quali l’io narrante cambia per ogni protagonista, senza tralasciare il narratore onniscente, e presenta uno scenario che è stato definito caratterizzante della cosiddetta Acid Generation.
E’ questo probabilmente quello che fa risplendere Welsh nella sua nicchia di assoluta letteratura: la capacità di narrare le scene peggiori della gioventù “bruciata” e piegata dalle droghe, dall’alcool o dalle cattive compagnie, pur senza assurgere a giudice e rimanendo sempre, crudamente credibile. Non un attimo ci siamo sentiti in dubbio, in nessuna parola usata abbiamo percepito la finzione di un dialogo. E’ questo quello che rende Irvine Welsh così unico e particolare: racconta una generazione allo sfacelo, mettendo in luce le peculiarità e i pensieri di ciascuno, senza lasciare nulla al caso, curando con attenzione ogni dettaglio, esattamente come nella lettteratura classica, donando spessore ai personaggi ed andando oltre alla maschera di miseria che sta narrando, condendolo con ironia, sarcasmo e semplice filosofia.
Sentiamo di consigliare questo libro a tutti coloro che hanno una vita tranquilla e regolare: dopo la lettura si troveranno ad apprezzarla particolarmente.