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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

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La lunga marcia – S. King

Postato da Legione il 16 Maggio 2013

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«La città stessa era stata inghiottita, strangolata e sepolta. [...] C’era solo la folla, una creatura senza corpo, senza testa e senza cervello. La folla era solo una voce e un occhio, e non c’era da stupirsi che fosse tanto Dio quanto Mammona. [...] Era come camminare in mezzo a giganteschi tralicci di alta tensione, sentendo un continuo susseguirsi di scosse e crepitii che facevano rizzare i capelli, seccavano la lingua in bocca e davano l’impressione che gli occhi facessero scaturire scintille roteando nelle orbite. La folla doveva essere accontentata. La folla doveva essere adorata e temuta. La folla voleva il sacrificio.»

Nel 1979 Stephen King pubblica questo inquietante romanzo sotto l’ormai celebre pseudonimo di Richard Bachman. La lunga marcia ha una trama semplice e lineare, che riassume le regole di questo gioco perverso: 100 ragazzi volontari si mettono in marcia attraverso il Maine. Se camminano troppo lentamente, si fermano, indietreggiano, abbandonano la sede stradale, vengono uccisi a fucilate. La marcia andrà avanti fino a quando ne resterà uno solo, il vincitore, al quale verrà concesso per premio qualunque cosa lui voglia.
Sul piano strettamente contenutistico, questo romanzo non è niente di più di questo. Ma la vera maestria di King risiede proprio nella sua capacità di trasformare una storia poverissima in un romanzo magnetico ed appassionante, che è in grado di tramortire il lettore e trascinarlo in questo stillicidio, in questa follia, con il focus nella mente del protagonista.

Il narratore è una terza persona stretta sul personaggio protagonista, Garraty, un giovane ragazzo equilibrato, sano e robusto. Abbiamo la possibilità quindi di avere una visione talvolta a volo d’uccello sulla comitiva che ci consente di seguire la progressione della marcia, e allo stesso tempo possiamo entrare nella mente del protagonista, nei suoi pensieri e paure, nelle sue considerazioni nei confronti di questa impresa assurda.

Oggi risulta inevitabile fare un raffronto tra La lunga marcia e Hunger Games, in particolare a causa della crudezza e la precisione delle regole del gioco e la delineazione di uno scenario distopico. Se Hunger Games ha il suo punto di forza dall’impotenza dei giocatori che si trovano nell’arena di morte loro malgrado, La lunga marcia verte proprio sul concetto opposto. Tutti i cento marciatori sono volontari, si sono candidati spontaneamente, con le loro intrinseche motivazioni (tendenzialmente autodistruttive). E’ pur vero che nella società distopica la Marcia viene interpretata come una specie di prova di valore, alla quale più o meno tutti i giovani uomini sono soliti candidarsi, ma alla quale nessuno crede davvero di partecipare, almeno finchè il loro nome non viene scelto.
Come Ossessione, anche La lunga marcia presenza le caratteristiche peculiari di King ma allo stesso tempo mostra tratti tipici di Bachman: più crudi, più realistici, più vividi, del tutto scevri dagli accenti soprannaturali classici della produzione ufficiale.
Un romanzo annichilente, assolutamente consigliato.

Noticina di puro orgoglio personale: abbiamo trovato un refuso! Uno dei personaggi puramente di contorno del quale viene citato solo il cognome, muore qualche riga dopo la citazione riportata all’inizio di questo articolo e poi di nuovo nelle battute finali del romanzo. Nessuno è perfetto, neanche King ;-)

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Level 26 – A. Zuiker

Postato da Legione il 15 Aprile 2013

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Siamo dei fan appassionati del celebre telefilm CSI, e quando abbiamo saputo che il suo produttore Anthony E. Zuiker aveva scritto anche dei romanzi, la curiosità è stata troppa e ci siamo accaparrati il primo della serie, Level 26, che successivamente ha aggiunto un sottotitolo: The Dark origin.

Beh, ci duole ammetterlo ma siamo rimasti piuttosto delusi. Si tratta di un thriller, per carità, ma di quelli più dimenticabili. Molto poco originale o innovativo, abbiamo trovato anche piuttosto difficile proseguire la lettura fino alla fine per quanto la narrazione è risultata fiacca.
Clichè a non finire, primo tra tutti il cattivo cattivissimo che viene considerato il più cattivo di tutti, arrivando ad attribuirgli un livello di cattiveria tutto suo (il 26 appunto), viene trattato dal narratore e dagli investigatori come un mostro di ingegno e perversione quando in fin dei conti la sua genialità è piuttosto ordinaria e la sua perversioe…. beh, di quella parleremo più avanti.

Anche i “buoni” sanno di stantìo e già letto: investigatori che hanno visto le cose peggiori che la mente umana possa concepire, logorati, grandi bevitori, sempre schiacciati da capi inetti dalla voce grossa e dalle maniere gratuitamente spicce e violente.
Il protagonista, Steve Dark (evitiamo i parlare del nome, va), è al limite dell’irritante. Anzi, no: lui in fondo è solo un’ennesima marionetta. L’irritazione è dovuta solo al narratore, sempre molto distante dai protagonisti, che ne racconta le gesta e i pensieri e lo fa in un modo che ben presto risulta difficilmente sopportabile.

Punta di diamante di questo romanzo, a detta ovviamente della quarta, è “l’innovativa” commistione di letteratura e elementi visivi. Ogni ventina di pagine infatti è presente un codice. Con questo codice, andando sul sito della serie, è possibile visualizzare dei contenuti extra, ovvero dei brevi video che approfondiscono alcuni aspetti della trama.
Sorvolando sull’effettiva utilità di questo espediente, abbiamo trovato quesi contributi filmati di una banalità agghiacciante. L’unico davvero degno di nota è il succitato cattivissimo Squeegle, che si presta bene al video in quanto coperto da una tutina bianca di latex e dotato di una notevole abilità contorsionistica (infatti questo personaggio era già apparso in una puntata del telefilm). Gli altri attori sono semplicemente inguardabili, primo tra tutti Dark, che nel romanzo viene descritto come un uomo dal fascino irresistibile (ma va?) senza trovare poi riscontro nell’attore.
Insomma, contributi extra del tutto ininfluenti, considerando anche che difficilmente un lettore avrà voglia e opportunità di interrompere la lettura ad ogni codice per andare a vedere il video, e in linea di massima anche lo stesso romanzo non è certo una delle esperienze letterarie più riuscite o appassionanti. Un thriller che si fonda solo sul tentativo di suggestionare il lettore con scene crude fini a loro stesse e senza tensione emotiva, nient’altro.

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Notte buia, niente stelle – S. King

Postato da Legione il 28 Febbraio 2013

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«Scrivere male non è solo questione di cattiva sintassi o scarso spirito di osservazione: si scrive male quando ci si rifiuta di raccontare storie su quel che la gente fa realmente. Quando, mi viene da dire, si rifugge questo dato di realtà: capita che l’assassino aiuti una vecchietta ad attraversare la strada.»

Un anno particolarmente nefasto all’insegna di una serie di scelte sbagliate; una tremenda disavventura fronteggiata da una tranquilla scrittrice di romanzi gialli da salotto; un curioso incontro tra un malato terminale e un bizzarro venditore di “giuste estensioni”; la scoperta di una moglie del piccolo segretuccio del marito.
Questa raccolta di quattro racconti, Notte buia, niente stelle, di Stephen King, certamente entra a buon titolo nella produzione del Re del brivido.
A differenza delle grandi raccolte degli anni giovanili di King (primo tra tutti il celebre “Stagioni diverse”), in questi racconti più che in altri si individua saltuariamente il tentativo dell’autore di “fare sé stesso”, inserendo elementi tipici del suo stile e accenti horror anche laddove magari non sarebbe necessario.
A parte questo però, il libro costituisce una lettura assolutamente godibile. I racconti sono legati da un filo comune, che viene poi chiarito nella postilla finale dell’autore. Le cose brutte succedono e basta, per parafrasare un noto modo di dire americano, e di solito le cose molto brutte possono capitare anche alle persone più normali. E’ questo che King ci racconta: il comportamento, le risorse (o la mancanza delle stesse) che l’uomo e la donna media possono tirare fuori in circostanze eccezionali.
I veri elementi distintivi della produzione kinghiana ci sono tutti, al di là del semplice gusto dell’horror: sopra tutto sono i personaggi ad essere degni di nota, come sempre. Personaggi profondi e complessi, con voci originali e una introspezione degna di un romanzo vero e proprio. Ma sono le storie di questi racconti ad essere a modo loro terribili e indimenticabili. Lasciano dietro di loro una scia di verosimiglianza che non può lasciare indifferente nemmeno il più approssimativo dei lettori.
Una lettura consigliata, ovviamente: come potremmo dire qualcosa di diverso? ;-)

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Benjamin – F. Axat

Postato da Legione il 4 Dicembre 2012

La botola era protetta da un coperchio di vetro smerigliato, attaccato con dei ganci al soffitto. A prima vista sembrava nero, ma era un’illusione ottica generata dal buio. Che cosa sapeva del sottotetto?
Era come un occhio. Un occhio che vedeva tutto…

Spesso il genere thriller viene considerato, a volte anche a ragione, piuttosto commerciale e caratterizzato da elementi scontati e prevedibili. Molte volte infatti un lettore appassionato riesce ad identificare la risoluzione della trama molto prima di arrivare al clou con la lettura.
Questo spettacolare romanzo dell’esordiente Federico Axat, Benjamin, supera d’un balzo tutte le aspettative, anche quelle più esigenti.
Ben è un ragazzino di nove anni alle prese con una madre piuttosto difficile da trattare. All’ennesimo torto subito, il piccolo decide di vendicarsi, sparendo dalla circolazione. Da qui prende vita un intreccio dei più elaborati, nel quale si muovono molti personaggi ottimamente descritti, molto profondi e dalla psicologia ben delineata, tratteggiando una storia sempre più complessa e tesa fino al sorprendente finale.

L’autore ha lavorato per quattro anni su questo romanzo, e si vede: dalla cura maniacale della psicologia dei personaggi alla scelta del linguaggio che oltre ad essere chiaro e preciso ci regala quale sorriso, niente è lasciato al caso. Le descrizioni dei più cruenti passaggi vengono raccontati con dovizia di particolari, ma è in generale la sensazione di attesa continua, tesissima, che rende la lettura inarrestabile, pagina dopo pagina.

Lo stile dell’autore è molto particolare: a prima vista può apparire molto asettico e quasi eccessivamente puntiglioso per la cura del dettaglio, saltabeccando continuamente nella testa di ciascun personaggio e spostando di conseguenza il punto di vista narrativo anche molte volte all’interno di pochi periodi. Scoprendo via via la storia ci si accorge però che questa cura è necessaria, sia per mantenere tesa la narrazione che per fornire informazioni e indizi funzionali al dipanarsi del mistero. Mistero che viene svelato con il colpo di scena finale: forse un espediente non proprio originalissimo ma stupefacente per lo scenario che spalanca su tutta la storia appena raccontata.
Insomma, un romanzo assolutamente da leggere per apprezzare un thriller di qualità scritto e costruito in maniera eccezionale.

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Tradimento – R. Furth, P. David, S. King

Postato da Legione il 10 Febbraio 2012

Roland ed il suo ka-tet sono tornati a Gilead dopo le pessime vicissitudini ad Hambry e dopo il terribile viaggio di ritorno.
Mentre Bert e Alain, promossi pistoleri sul campo, cercano di tenere a bada le invidie dei coetanei, Roland ha ben altri problemi. Invece di consegnare a suo padre il Pompelmo di Maerlyn, la sfera rosa proprietà ed emissaria del Re Rosso, rimane intrappolato nelle sue suadenti spire, provocandogli uno stato quasi costante di allucinazione, durante il quale assiste a scene raccapriccianti della Torre e di Rhea del Coos che cerca di uccidere suo padre così come ha fatto con la sua amata Susan Delgado.
Questo episodio ha una tematica ben precisa che funge da filo conduttore alla narrazione: il tradimento. Si manifesta in molti modi, alcuni più subdoli, altri più evidenti. In ogni caso però, il tradimento esige un pedaggio di sofferenza e sangue.

Anche in questo terzo episodio del fumetto de La torre nera pubblicato da Marvel e Sperling & Kupfer, Lee e Furth non si sono risparmiati. Così come accade nell’episodio precedente, non vengono ripresi fatti narrati nei romanzi di Stephen King, bensì vine approfondita la storia del giovane Roland, con accenti verosimili che rendono il personaggio che ben conosciamo dai romanzi ancora più realistico e sfaccettato.

In questa occasione inoltre abbiamo l’introduzione di un nuovo personaggio femminile, che si inserisce nella vicenda in modo piuttosto originale. Aileen è la giovane nipote di Cort, l’addestratore di pistoleri di Gilead. E’ una ragazza bella e volitiva, che farebbe di tutto per essere considerata alla stregua dei suoi pari maschi ed avere la possibilità di essere anche lei un pistolero al servizio del Medio-Mondo.
Come sempre accade, i fans più accaniti della saga potrebbero storcere il naso davanti a questi personaggi gratuitamente aggiunti alla storia; d’altra parte occorre ricordare che l’infanzia di Roland è sempre stata narrata con povertà di particolari, e che quindi le opere a fumetti vanno ad aggiungere tasselli taciuti o solo allusi nei romanzi.

Come sempre, una nota a parte va ovviamente per la qualità del fumetto in sè, al di là della storia che racconta. I disegni sono come sempre superbi, mantengono la qualità elevatissima degli episodi precedenti, i colori sono strabilianti, foschi, cupi e tenebrosi. I volti restano quasi sempre nell’ombra, diventando visibili e chiari solo di rado, lasciando quindi di fatto ancora un ampio margine di immaginazione e di coinvolgimento.
Un ottimo prodotto che non delude in nessuna sua parte.

 

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La lunga via del ritorno – R. Furth, P. David, S. King

Postato da Legione il 21 Aprile 2011

L’incarico ad Hambry si è concluso nel peggiore dei modi possibile ed ora il ka-tet di Roland sta tornando a Gilead in più in fretta possibile. Susan è morta bruciata dai suoi stessi concittadini, che ora inseguono i tre ragazzi capitanati dall’unico superstite dei Cacciatori della Bara. Ben presto però i tre capiscono che il vero problema non è costituito tanto gli inseguitori quanto quello che si stanno portando appresso. La sfera rosa, il Pompelmo di Maerlyn, cattura la mente di Roland proiettandola davanti al Re Rosso in persona.

Questa la trama de La lunga via del ritorno, seconda miniserie a fumetti della premiata ditta Furth, David, King e gli stupefacenti disegni di Isanove. Se il primo episodio, La nascita del pistolero seguiva il soggetto di uno dei romanzi originali della saga della Torre Nera, questo inizia una parentesi che non viene assolutamente toccata nei romanzi di King, discostandosene ed approfondendo eventi che vengono al massimo solo accennati nella saga romanzesca.

Questo probabilmente è il punto debole più rilevante di questo episodio: il soggetto è praticamente inesistente, così come è assente una storia degna di questo nome. Un po’ a causa del fatto che questo costituisce un capitolo di raccordo con quello che verrà narrato più avanti ed un po’ perchè privo della guida diretta della storia di King, questa miniserie risulta un po’ povera dal punto di vista del contenuto.
Viene compensato però dalla perfezione dei disegni: immagini dai colori foschi, torvi, i visi deformati dalle ombre e dai turbamenti interiori, in questo capitolo si intervallano alle scene ambientate nel Casse Roi Russe, al centro del Fine-Mondo, caratterizzate dai toni sanguigni ed abborbanti del rosso e del nero.
Come nel capitolo precedente, abbiamo una notevole profusione di contenuti extra di approfondimento, alcune prese da tematiche trattate nei romanzi, altre completamente originali.
Un altro capitolo da non perdere per gli amanti della saga, un altro capolavoro di fumetto per tutti gli appassionati del genere. In attesa del terzo capitolo:Tradimento.

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La nascita del pistolero – R. Furth, P. David, S. King

Postato da Legione il 11 Aprile 2011

Cos’è la Torre Nera? A questa domanda qualunque Kinghiano convinto partirebbe con una filippica di almeno qualche ora. Di certo è il fulcro, il nocciolo di tutta la produzione creativa di Stephen King, il perno attorno al quale ruotano gran parte delle sue opere, la rappresentazione di quello che è sempre stata la Storia Definitiva nella sua mente.

La storia del pistolero Roland ufficialmente si esplica nei 7 ponderosi volumi della serie La Torre Nera, romanzi scritti nell’arco di quasi quarant’anni e portati a compimento nel 2004 con la pubblicazione dell’episodio conclusivo.
Ma non tutto è stato detto e raccontato di questo mondo così incredibile e sinistro che è il Medio Mondo, per questo tante piccole costole sono nate (ad esempio alcuni racconti in diverse raccolte di King) nel corso degli anni. Quella più importante è costituita, naturalmente, dalle serie di graphic novel publicate dalla Panini Comics (e dalla Sperling & Kupfer nella versione rilegata) dal nome omonimo.
La prima miniserie, La nascita del pistolero, racconta per immagini la triste storia del Ka-tet del giovane Roland e del suo sfortunato amore con Susan Delgado. Questo episodio è l’unico delle serie attualmente pubblicate ad essere tratto esplicitamente da uno dei romanzi, La sfera del buio.

La storia nel romanzo infatti viene presentata come un lungo flashback, che si distacca completamente dalla storia narrata, e apre una finestra sulla giovinezza di Roland. Di quello che capiterà infine ai suoi amici ne veniamo ben presto edotti, ma nel romanzo non viene mai spiegato esattamente come le cose arrivarono a quell’epilogo. I fumetti colmano il vuoto in un totale di 5 miniserie, e per gli estimatori della saga è una buona notizia, visto che quella vecchia storia costituisce di fatto il punto di svolta nella vita di Roland, che lo renderà il personaggio ruvido e scostante che vediamo nel resto della saga.

In quanto serie a fumetti, menzione speciale va riservata ai disegni. Magistrali probabilmente è dire poco: quei colori, quei volti, quei giochi di luci ed ombre: a chiunque abbia amato il Medio Mondo non potranno che venire i brividi, di piacere e di inquietudine insieme.

La nascita del pistolero. La torre nera