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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

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Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Post Taggati ‘romanzo fantasy’

Scheda: Il ritorno di Inna-Mok – M. Giorgini

Postato da A&C Staff il 9 Luglio 2014

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Inna-mok, potentissimo mago del popolo degli Spettri, è stato sconfitto mentre tentava di asservire la Terra di Ruhel. Tutti lo credono neutralizzato per sempre, lui però si è trasferito in un’altra dimensione. Quando torna, deciso a vendicarsi, dovrà vedersela con Rash e Nystrid, due giovani di razza umana: lui, aristocratico e ribelle, si è unito a un bracconiere; lei, sfigurata da uno stregone barbaro, vedendosi rifiutata dalla sua gente la abbandona. Venuti a conoscenza della minaccia che incombe sulla Terra di Ruhel, si trovano al contempo investiti della responsabilità di poterla salvare. Infatti c’è una speranza: Venorè, giovanissima maga dei figli dell’aria, prima di morire prematuramente ha presagito il ritorno di Inna-mok e fabbricato un oggetto incantato – andato perduto – in grado di annientarlo. L’esito della loro ricerca, non priva di risvolti personali e colpi di scena, rimarrà fino alla fine appeso a un filo. Perché anche il negromante è sulle tracce dell’arma magica…

l’autore

Nato a Forlì sotto il segno del leone, Max Giorgini vi ha vissuto gli anni tempestosi (si fa per dire) della sua giovinezza, fra scuola, parrocchia e contestazione giovanile, senza trascurare le ragazze, il calcio e la chitarra. Per non parlare dei libri (ha sempre letto molto) e dei giochi di ruolo. Insomma, faceva un sacco di cose.
Dopo l’iscrizione all’università ha cominciato a frequentare Bologna, dove si è infine trasferito per intraprendere l’esaltante (anche in questo caso si fa per dire) carriera di insegnante di italiano e storia. Nel periodo bolognese ha praticato a livello amatoriale alcuni sport e si è progressivamente accostato al computer, fino a includerlo – assieme al cane, al metano e alla musica rock – fra i migliori amici dell’uomo.
Per quanto riguarda la scrittura, cui si è dedicato in modo discontinuo, in passato ha partecipato con buoni risultati a varie edizioni dei premi letterari Tolkien e Courmayeur. Il ritorno di Inna-mok rappresenta il suo romanzo d’esordio.
Fortemente legato al mondo della scuola, attualmente lavora come dirigente presso un istituto superiore.

528 – C. Bartoletti

Postato da Legione il 23 Giugno 2014

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Spesso l’illuminazione geniale dell’uomo, la scintilla creativa, il fuoco dell’arte, assumono dimensioni così straordinarie da essere attribuiti al divino. Non a caso infatti, nella mitologia greca, gli artisti invocavano la loro musa di riferimento, appositamente designata da Zeus a tutela e promozione di ciascuna delle arti maggiori. Ma i tempi cambiano e anche le muse hanno subito delle rivoluzioni strutturali, moltiplicandosi per venire incontro alle esigenze mutate nei secoli: oggi esistono novecentonovantanove muse, sparse per il mondo, ad ispirare le opere dei più vari talenti.
Ma che cosa succede se una musa inizia a sentirsi un po’ troppo umana, un po’ troppo legata alle vicende terrene? L’essenza del divino è poi davvero una condizione così privilegiata e invidiabile? Da questi spunti si dipana il romanzo di Clara Bartoletti, 528, intraprendendo ben presto strade del tutto inattese nella narrazione.
La trama risulta originale e ricca di colpi di scena, anche se alcune scelte stilistiche forse non rendono completamente giustizia alla storia. Un lavoro di revisione ed editing di alcuni passaggi un po’ confusi e di correzione dei numerosi refusi agevolerebbe la lettura e l’immedesimazione del lettore, visto che in certi passaggi la trama verte proprio su tematiche ad alta emotività.
I personaggi sono efficacemente tratteggiati, sebbene talvolta qualche dialogo risulti un po’ troppo costruito. Il valore aggiunto viene portato dall’attenzione profusa nel delineare i caratteri psicologici ed introspettivi degli attori, che assumono così tratti profondamente umani – anche quando non lo sono.
Nel complesso il romanzo risulta piacevole e creativo per l’originalità e le caratteristiche della trama, ma con un potenziale non completamente espresso per quanto concerne la forma e lo stile di narrazione, che necessiterebbero di un lavoro di raffinamento.

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Gli occhi del drago – S. King

Postato da Legione il 30 Maggio 2014

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Prima che La Torre avesse la sua saga e prima che Roland fosse Roland, King ci concede una sbirciata in quello che diventerà il Medio Mondo in questo libro, Gli occhi del drago.

Roland è un anziano re, un po’ grezzo di modi ma fondamentalmente buono. Non ha mai avuto una particolare affinità con il sesso femminile, ma avrà anch’egli la sua regina che gli darà due figli, William e Thomas. Il primogenito è la luce degli occhi di Roland, e Thomas vive la sua gioventù da eterno secondo, sempre nell’ombra del fratello. Finchè il mago di corte e primo consigliere del re, Flagg (ci dice niente questo nome?) non decide che sia tempo di rimescolare un po’ le carte in tavola. Il re muore in un modo atroce che puzza di omicidio, e del reato viene accusato William, il devoto e perfetto figlio.

In un romanzo confezionato più come una fiaba fantasy che uno dei suoi più classici horror, King ci racconta una storia che, come spesso accade nei suoi libri, è vecchia come il mondo. Parla di tradimento, vendetta, abbandono, amore, coraggio, lealtà, regalità (quella che si trasmette nella natuale correttezza di intenti e dell’onestà) e, sopra ogni cosa, del Bene e del Male che alberga in cascuno di noi.
Un romanzo piacevole, imprescindibile per gli amanti di King perchè costituisce gli albori di una saga che ha attraversato i decenni ed è entrata nella storia della letteratura di genere.

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Scheda: 528 – C. Bartoletti

Postato da A&C Staff il 25 Maggio 2014

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“Poi, verso mezzanotte, sono tornato da lei. Dormiva, supina. Mi sono sdraiato accanto a lei, osservando il suo profilo, e annusandola come fosse stata una preda, e ho respirato i suoi sogni caotici. Che sognasse così tanto non avrei mai immaginato neppure io: mare, montagne, boschi, strani personaggi, così ho rubato tutto per lei. Mi sono avvicinato piano al suo viso, e ho passato le mie labbra sulle sue, sfiorandola appena, e ho sentito di nuovo quella vibrazione interna che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Lei si è mossa appena, e io mi sono scansato, ma le ho dormito accanto di notte, per poi dissolvermi nelle prime ore del mattino.”

l’autore

Clara Bartoletti coltiva la passione della scrittura da sempre. Al suo attivo ci sono racconti surreali, pubblicati negli anni 90 sulla Rivista Windsurf Italia, l’uscita della serie di racconti “Tribal” nel 1990, e di “Kea e altri racconti”, pubblicato autonomamente nel 2011, con lo scopo raccolta fondi per l’ospedale Meyer di Firenze, contenente dodici racconti minimali. Con il racconto Luca e Alessia, tratto da Kea ha vinto il premio letterario della critica nel 2012 “Premio Internazionale Terre di Liguria”. Nel 2012 pubblica con YouCanPrint il romanzo noir “April Rose” che affronta in chiave mistery il problema del narcisismo, la conflittualità dei rapporti interpersonali, il femminicio.

Appassionata di subacquea e di viaggi, e delle parole crociate senza schema, ama scrivere racconti e romanzi con tematica prevalente nella psicologia, le nevrosi, e i disagi del nostro tempo, indirizzandoli a far conoscere gli aspetti più emotivi, biechi o profondi dell’animo umano, usando spesso metafore surreali.

Il torvo mietitore – M. Caforio

Postato da Legione il 30 Aprile 2014

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Sul mondo di Theles, creature magiche e uomini convivono da sempre in armonia. La gestione dei trapassi viene attuata dalla figura del mietitore, uno scheletro incappucciato che si occupa di raccogliere la fiammella vitale dell’umano e di inviarla alla sua destinazione finale, segretissima, gestita sul pianeta-città Limbo. Il mietitore di quartiere ha tre giorni per raccogliere l’anima del defunto, trascorsi i quali…
Flick, un gentile e timido mietitore in forza in un piccolo paesino dell’isola di Albione, scoprirà suo malgrado quello che succede trascorsi i tre giorni dal trapasso di un umano e si troverà a dover affrontare un’impervia avventura per cercare di porre rimedio e di salvare l’umanità, andando alla ricerca della creatura più temibile e potente che sia mai stata creata: il Torvo Mietitore.

Questo romanzo di Marco Caforio, Il torvo mietitore, incarna senza dubbio una bella sfida. Sia per l’autore che per il lettore, che si trova a dover gestire quasi mille pagine in due volumi. Ma proprio perchè la sfida per l’autore è stata vinta con successo, anche quella per il lettore si rivela tutto sommato semplice: i personaggi sono molti e la trama è particolarmente articolata e ariosa, spesso dipanata in parallelo attraverso i brevissimi capitoli, con molti colpi di scena e sorprese, rendendo la lettura dinamica e mai noiosa.
Il tono è quello surreale e ironico che fa un po’ ricordare Douglas Adams; le citazioni si susseguono, per chi le sa cogliere, in particolare quelle del mondo videoludico e dei giochi di ruolo; il bestiario proposto è vario e frutto di notevoli studi mitologici; i personaggi sono tanti e ben caratterizzati, ciascuno vive una sua crescita con il progredire della storia.
Dal punto di vista narrativo e stilistico talvolta l’eccessiva verbosità unita alla presenza spesso molto incisiva del narratore onniscente rallentano qualche passaggio, mentre alcuni snodi della trama appaiono talvolta poco logici e molto meno immediati di come invece vengono presentati. Nel complesso però, giocando anche sulla leva del “prendersi poco sul serio” e inserendo all’interno della trama come punti cardine anche il destino e la predeterminazione degli eventi e del libero arbitrio, anche queste forzature riescono a risultare nel complesso non troppo fastidiose o quantomeno non incidenti sul gradimento della storia nel suo insieme.
Un romanzo quindi che consigliamo vivamente, senza lasciarsi fermare all’apparenza delle dimensioni del volume.

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Scheda: Il torvo mietitore – M. Caforio

Postato da A&C Staff il 5 Aprile 2014

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In un mondo in cui animali e creature magiche vivono fianco a fianco, anche estrarre l’anima dal corpo degli umani al momento del trapasso diventa una professione a tutti gli effetti. Ma quando Flick viene meno ai suoi doveri, una spaventosa infezione si scatena. Tra nuove amicizie e colpi di scena, spetterà proprio al mietitore cercare di arrestare l’inesorabile marcia di un esercito in decomposizione. Marco Caforio scrive una storia fresca, avvincente e appassionante, capace di far sorridere e di emozionare.

l’autore

Marco Caforio nasce a Parma nel 1980; tre anni dopo si trasferisce a Mantova, ove risiede tuttora. Laureatosi in giurisprudenza nella sua città natale, diventa poi avvocato. Nel 2011 il suo primo romanzo, Melodie dall’Abisso, viene pubblicato da Bastogi Editrice Italiana. Affascinato sin da bambino da mostri e antagonisti, sviluppa la passione per il macabro, l’horror e la musica estrema. Dopo due decenni di militanza, spesa nei peggiori (secondo la fidanzata) concerti d’Europa, entra a far parte della redazione di metal.it, sito per il quale cura recensioni, articoli e live report. Ha pubblicato altresì numerosi racconti brevi per Onirica Edizioni, L’Erudita, Giulio Perrone Editore e il Gruppo Editoriale L’Espresso.

Lo Hobbit, la desolazione di Smaug – regia di P. Jackson

Postato da Legione il 24 Dicembre 2013

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***ATTENZIONE! IRONIA E SPOILER!***

Prosegue l’avventura di Bilbo Baggings e dello squadrone di nani alla volta della riconquista del regno sotto la montagna. La desolazione di Smaug entra nel vivo ciccioso della storia, in due ore e quaranta di film succede proprio di tutto.
Entramo nel cuore di Bosco Atro e ci perdiamo nei suoi infidi meandri, facendo la conoscenza (toh, guarda! una ragnatela *enorme*, perchè non la punzecchiamo un po’?) con varie oscure (e schifose) creature. Ma soprattutto incontriamo gli elfi silvani, ritrovando l’algido viso di Legolas e del suo più che amichevole padre: si sa, a furia di stare sepolti dentro una foresta asfittica, tagliati fuori dal mondo esterno, tanto teneri non si può essere. E di freccia in freccia, tra aspiranti amici che diventano nemici ma poi ridiventano amici (forse, per ora e per un po’), e di elfiche grazie infilate di forza all’interno della storia, i nostri arrivano finalmente alle porte di Erebor dopo indicibili fatiche e aver sbocconcellato la squadra di nani. E arrivano agli ingressi proprio nel momento giusto, ma la porta non si vede e dopo tipo dieci minuti di tentativi il nostro Thorin Scudodiquercia e Occhiofiero, condottiero di eserciti nanici e forgiatore di stampi per biscotti, il Thorin che vuole smuovere un *drago* per riprendersi il suo trono, smolla la preziosa chiave e se ne va scornato. Logico.
Ma alla fine l’intervento risolutivo del nostro hobbit dall’àplomb british fa aprire comunque il portoncin… ehm, la porta magica per il regno sotterraneo e quindi tutto bene.
Ma invece di festeggiare con una merenda hobbit, i nani mollano due pacche sulle spalle a Bilbo: “vai caro, trovami l’archengemma, ma mi raccomando, cerca di non svegliare il drago eh! Noi stiamo qua e ti guardiamo le spalle! Vai caro, vai!”.
E così, Bilbo sentendosi un peletto fregato si incammina nelle viscere di Erebor. Ben presto ci accorgiamo che cercare quel gingillino prezioso non è che sia proprio una passeggiata: in un salone che nemmeno il deposito di Zio Paperone è conservato un tesoro vastissimo, oltre che un draguccio serpentiforme dall’eloquio forbito. Visto che Bilbo da solo non riusciva a quagliare, accorre Thorin e con un grande gesto di amicizia (l’avrebbe affettato lì per lì) riprende in mano la situazione e decide di… no vabbè, questa non ve la dico perchè è troppo furba e non posso spoilerarvi proprio tutto, men che meno il finalone col botto.

Comunque, al di là della facile ironia (in fondo tutta la fantasy sta a cavallo tra il fantastico e l’idiozia, dipende da con quali occhi la si guarda), La desolazione di Smaug è un film pregevole. L’ho visto in 3D e ha fatto la sua bella figura: non se n’è sentito l’abuso ma anzi è sempre stato funzionale all’apprezzamento delle scene.
C’è però qualcosa che stona, in questa rilettura cinematografica, e non parlo solo dell’aggiunta a tavolino della figura di Tauriel e del ricamo pseudoromantico costruitole attorno (talmente assurdo che gli stessi protagonisti hanno la faccia poco convinta mentre recitano), che si vede lontano chilometri per quanto poco è amalgamato nella storia. I dialoghi sono forzati, in particolare quelli tra gli elfi, e alcuni comportamenti un po’ assurdi, per quanto attinenti al romanzo, potevano essere reinterpretati in un modo un po’ più profondo e introspettivo invece di essere solo spiattellati così nell’assurdità.
Senz’altro un filmone, perchè gli attori sono tutti bravissimi, vista anche la coralità dell’interpretazione, ma forse subisce un po’ l’eccesso della CGI che in pratica domina tutte le scene, costruendo legioni di comparse (oltre che tre cattivi più il Cattivissimo per eccellenza, Sauron, che si manifesta in forma umanoide e che ricorda un po’ lo Shrike di simmonsiana memoria), ambienti, draghi, ecc. e che fanno compiere alla storia un altro gradino sulla scala del surreale.
Ma comunque, ironie a parte, il terzo episodio me l’andrò a vedere eccome!

Recensione scritta da Sayu

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Dorian Curze – T. Baroni

Postato da Legione il 15 Ottobre 2013

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Su Aurus, un mondo piagato da guerre continue per ideologie e brame di potere, Dorian Curze si è distinto come grande condottiero e infallibile stratega. La sua lotta appassionata contro Torodon, suo ex amico fraterno e ora acerrimo rivale, infiamma i destini delle sue truppe in battaglie all’ultimo sangue. Ma un giorno qualcosa sembra andare storto: Dorian, in preda a quelle che sembrano allucinazioni, vede una donna accanto a lui, bellissima e ferina, che dapprima lo protegge da qualunque colpo mortale e in seguito gli comunica che è giunta la sua ora. Dorian così scopre l’esistenza di un Mondo Oltre, Maledicta, del suo contraltare Sanctorum, e di tutta la complessa meccanica che vi sta alle spalle: la gestione delle anime trapassate, la lotta tra i due Mondi Oltre per accaparrarsi le dipartite migliori e più di rilievo. Ma un evento del tutto straordinario anche per un contesto così incredibile destabilizza l’ordine costituito, portando Dorian a mettere in luce una realtà ancora più angosciante.

Dorian Curze di Tiziano Baroni è sicuramente un romanzo fantasy originale e dalla struttura altamente complessa. L’autore ha creato un mondo del tutto nuovo, con regole e meccaniche particolarissime che risultano non di semplice comprensione di primo acchito. La struttura stessa del romanzo, almeno nelle fasi iniziali della narrazione, non semplifica l’esperienza: l’alternarsi di capitoli al presente e in flashback destabilizza il lettore che viene gettato nel centro della mischia, letteralmente, senza tanti convenevoli.
Ciò nonostante, superato il primo centinaio di pagine, quando le cose cominciano a chiarirsi un po’, è impossibile non restare intrappolati dalla storia.
La complessità e l’imprevedibilità della trama fa sì che solo qualche dettaglio di sviluppo sia intuibile, mantenendo sempre viva l’attenzione del lettore. Nonostante la narrazione non sia sempre perfetta: nelle numerose scene di combattimento, ad esempio, è facile rilevare il compiacimento dell’autore nello scriverle, risultando spesso un po’ prolisso (e talvolta morbosetto).
Nel complesso comunque la trama è interessante e invoglia alla lettura e l’entusiasmo con cui è scritto induce a soprassedere su refusi e imperfezioni. Una lettura atipica e piacevole consigliata agli amanti del genere fantasy.

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