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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Archivio del 2010

Scheda: Come un toro in mezzo al petto – A. Asti

Postato da A&C Staff il 20 Novembre 2010

Lorenzo è un ragazzo come tanti. Le uscite con gli amici, qualche avventura amorosa, l’università, il calcetto e la passione per lo stadio. Lorenzo è un ragazzo come tanti fino a quando non scopre di essere malato di Sclerosi Multipla. Questa sentenza piomba sulla testa del giovane annientando le prospettive di una vita piena di speranze.
Il primo impatto di Lorenzo con la malattia è devastante. Gli amici se ne vanno e le giornate cominciano ad essere scandite da esami clinici e da una chiusura costante in sé stesso. Gli unici rifugi che gli restano sono la musica e le serate in birreria, la solita, con Matteo, l’unico amico che, negli anni della malattia, è riuscito a tenersi stretto, nonostante l’evoluzione del proprio carattere nel cinismo e nell’arroganza.
Una festa di promozione di Giorgio, un collega di Matteo con cui Lorenzo avrà un duro scontro dialettico, fa entrare in scena Sara; la bellissima, quanto sensibile, cugina di Giorgio. Il primo incontro fra Lorenzo e Sara è all’insegna dell’incomprensione, ma i sentimenti che cominciano a farsi strada dentro il giovane disabile sono la base di una serie di eventi tragicomici che porteranno al drammatico finale.
Una serie di eventi che frantumeranno le certezze e la corazza di Lorenzo, fino a fargli scoprire, partendo da un dolore lacerante, quale sia la strada da intraprendere per una nuova salvazione.

l’autore
Andrea Asti nasce a Rivoli (TO) il 11/03/1973 ed è disabile dalla nascita. Appassionato di lettura, musica e cinema, ha partecipato ad alcuni concorsi letterari e le sue poesie sono state pubblicate sulle relative antologie. Nel 2006 ha pubblicato con Montedit il suo primo romanzo dal titolo “No Smoking”.

Beastly – A. Flinn

Postato da Legione il 17 Novembre 2010

“È la mia unica possibilità. Devo amarla. E lei dovrà ricambiare il mio amore, altrimenti per me sarà la fine.”

A parlare è il protagonista del libro “Beastly”, Kyle Kingsbury, un ragazzo di sedici anni bello, ricco e popolare che sente di avere il mondo ai suoi piedi, ma non mostra mai alcuna emozione, proprio come suo padre, noto personaggio televisivo, gli ha insegnato.
La sua storia non è altro che la rivisitazione in chiave moderna della “Bella e la Bestia” portata avanti dall’abile autrice Alex Flinn.

Kyle, infatti, ha un animo arrogante, presuntuoso ed egoista che nemmeno la bellezza esteriore può compensare. La strega Kendra, però, spera di poter cambiare le cose e far tonare a galla l’umanità di Kyle che è stata per troppo tempo nascosta e surclassata dalla forza delle emozioni più negative del suo essere.

Decide, così, di fargli un incantesimo e di trasformarlo in una bestia come riflesso della sua interiorità.

Avrà tempo due anni per riuscire a trovare una persona da amare e che sia capace di amarlo a sua volta per quello che è, andando al di là del suo aspetto fisico.
Sarà confinato dal padre in una villa ai margini di New York, dove avrà la compagnia della governante Magda e del suo professore cieco Will.
Grazie al loro aiuto Kyle metterà da parte la vita che conosceva per dedicarsi allo studio, alla lettura e alle rose, fiore diventato per lui molto caro. Cambierà il suo nome in Adrian.
Solo quando un ladro che s’introduce nella sua casa cercando di derubarlo, gli offrirà sua figlia, Lindy, per salvarsi, Adrian ricomincerà a sperare di poter riprendere le sembianze umane.
Quella che sembrava una storia impossibile fin dall’inizio, lo aiuterà a cambiare idea su molte cose e a lavorare su se stesso, facendolo diventare una persona migliore, anche se rinchiuso in un corpo da mostro.

Il sacrificio, la bontà, il coraggio e l’amore lo porteranno ad una concezione completamente diversa di sé e della realtà che lo circonda, fatta di tante sfumature e possibilità.
La bellezza di “Beastly” sta proprio nel fatto che è una storia trasparente, chiara e leggibile da tutti. Il fatto che si rifà ad una trama ampiamente conosciuta, non implica che sia solo banale o scontata.

L’autrice non nasconde mai i suoi riferimenti alla narrazione originale, ma anzi è in grado di esaltarli, ampliarli e renderli più veritieri possibili.
Le storie di Lindy, di Will, ed anche dello stesso Kyle mostrano situazioni che potrebbero manifestarsi in qualsiasi momento al giorno d’oggi perché riflettono la nostra realtà attuale e complicata.

Niente può essere preso mai in considerazione come uno stereotipo e niente esiste in forma assoluta e conclusiva. Le convinzioni che aveva Kyle all’inizio del racconto perdono piano piano significato e valore e si trasformano completamente lasciando sempre spazio a nuove considerazioni e idee.

Quello che vediamo chiaramente attraverso il cambiamento di Kyle in Adrian è che possiamo quasi sempre trovare qualcuno che è disposto a combattere al nostro fianco per aiutarci a capire che la cosa più importante è accettare noi stessi per quello che siamo; renderci conto che l’aspetto fisico non migliora le nostre qualità interiori e che queste non sono mai definitive, ma possono sempre essere alla base di un nuovo futuro e una nuova vita.

“Se non mi fossi trasformato, non avrei mai saputo cosa mi mancava. Adesso almeno lo sapevo. Se fossi rimasto per sempre una bestia, sarebbe stato meglio di com’era prima.”

Recensione scritta da Michela Novelli

Scheda: Restando al vento – M. Papagni

Postato da A&C Staff il 14 Novembre 2010

copertina restando al ventoRestando al Vento è una raccolta poetica di componimenti in versi liberi. Fili conduttori sono il libero flusso dell’esistere, il percorso fortificante ed il conclusivo finale. Gli intermezzi grafici integrano e completano la raccolta.

Presentazione

Il libro vuole affermare il valore della Libertà come unica condizione che consente di percorrere la via dell’Essere. I versi sciolti sono spontanee composizioni prodotte nei variegati attraversamenti dell’esistere, quando il pensare ed il poetare divengono un’unica cosa: l’espressione del manifestarsi della Verità.
La poesia, tra i linguaggi, è quello che più d’altri consente d’oltrepassare la semantica ed il significato pratico della frase per mostrare invece quello sotteso e nascosto che riguarda il senso dei frequenti disvelamenti e nascondimenti tipici dell’apertura all’Essere.
L’esistere diviene Essere quando il percorso è autentico, quando cioè si giunge anche al profondo, si incontra la sconfitta, il nulla, la negatività, il vuoto. Il pensiero e l’essere fondano quindi le loro basi nella Vita stessa. Autentica e Libera.
La serie M dei componimenti può intendersi come una progressiva acquisizione di coscienza della Via da percorrere; la serie T, successiva, afferma la silenziosa conquista dell’Essere, ottenuta in solitudine in luoghi posti oltre l’apparire.
Il libro è sintesi tra meraviglia e disincanto, tra speculazioni positive e negative, tra anima e corpo.

laFeltrinelli.it
l’autore

Mauro Papagni (muXum), nato nel 1978, ingegnere e libero pensatore, si occupa di stabilità dell’equilibrio, scrittura ed arte. Il suo metodo di lavoro verte sulla trasposizione metodica e dettagliata dell’idea nel (meta)linguaggio prescelto. Ha compiuto studi e viaggi trasversali e percorre da tempo la via dell’Essere.

Anelli di fumo – A. Gnudi

Postato da Legione il 12 Novembre 2010

copertina anelli di fumoI ruggenti Anni ’60, raccontati direttamente da chi c’era e li ha vissuti, nel cuore pulsante di Bologna: su queste basi si struttura questo libro fortemente autobiografico, Anelli di fumo, prima fatica di Ario Gnudi, che in quegli anni ha vissuto il cammino dall’infanzia all’adolescenza e ce li ha raccontati in queste memorie.
Le premesse per far sì che questo libro potesse costituire una lettura piacevole ed appassionante c’erano tutti, e questo si percepisce nelle prime battute, nell’episodio della prima cotta. Il tono è quello leggero e un po’ scanzonato, che ben si confà alla tematica trattata.

I problemi però si riscontrano con lo scorrere dei capitoli, che ricoprono puntualmente anni scolastici ed estati e tutti gli eventi che si succedono in un lasso di tempo di diversi anni. La narrazione è in prima persona, ma è sempre distaccata e piana, senza far risaltare episodi col potenziale di essere davvero interessanti e divertenti e che invece si perdono nell’elencazione dei fatti. Praticamente non ci sono dialoghi nè personaggi di rilievo se non il protagonista, che considerando il romanzo in quanto autobiografia, ha un certo senso, ma il risultato per il lettore è un distacco dalla storia.

La pecca più grossa di quest’opera, che alla fine svaluta un contenuto che, come detto, ha del buon potenziale, è l’assenza di editing. Studiata con cura, avrebbe notevolmente alleggerito la narrazione, sforbiciando su dettagli ed elenchi che appesantiscono il testo, mettendo invece in evidenza i fatti salienti, presentando i personaggi attraverso eventi vivi, mostrandoli, non soltanto raccontandoli.

Lo stile ha anch’esso del notevole potenziale espressivo, sebbene l’intervento di un editor avrebbe fatto certamente la differenza: i periodi sono lunghi, prolissi, pieni di subordinate e di incisi, di giri di parole e di riferimenti diretti al lettore, che anch’essi non fanno altro che rallentare il ritmo, divangando e perdendosi in minuzie.

Inoltre, per chiari motivi di affezione, il testo è costellato di osservazioni sulla città di Bologna, sulla scena politica del tempo, il cinema, lo sport e la musica, somministrate in modo meccanico, senza inserirli nella narrazione ma elencandoli e proponendoli in blocchi scollegati. Anche qui un buon editing renderebbe apprezzabile e gradevole l’opera anche a chi non ha mai visto Bologna o chi in quell’epoca non era ancora nato.

Insomma, Anelli di fumo è un romanzo piacevole, sebbene acerbo e bisognoso di un’organizzazione professionale, che lo valorizzi e lo renda fruibile da lettori di tutte le età.

Strane creature – T. Chevalier

Postato da Legione il 8 Novembre 2010

Dopo aver letto e recensito l’opera prima dell’autrice Tracy Chevalier, La vergine azzurra, abbiamo quadrato il cerchio con l’ultimo in ordine di tempo, Strane creature. Il progresso nell’abilità narrativa l’avevamo già notato con le altre opere intermedie, uno tra tutti il celebre Ragazza con l’orecchino di perla; in effetti la lettura consecutiva di questi due romanzi, così diversi eppure così affini, hanno creato casualmente un binomio singolare.
In questo libro si narra la vita di due ragazze nella metà dell’Ottocento, diverse per età ed estrazione sociale, ma accumunate da una grande passione, che trascende anche le convenzioni sociali dell’epoca: la caccia dei fossili. Si trovano infatti a Lyme Regis, zona marittima del sud dell’Inghilterra, rinomata per i grandi e ricchissimi giacimenti di fossili. Attraverso le esperienze di vita delle sue donne negli gli anni di amicizia, scopriamo uno spaccato di vita quotidiana in questi paesini sperduti agli albori delle prime scoperte di animali fossili. Ma alla lettura attenta, tutto il libro è un espediente, per narrare gli effetti sociali e religiosi che queste scoperte hanno avuto sulla visione del mondo e sulle certezze dell’epoca.
Che animali sono, questi intrappolati nella roccia? Come ci sono finiti dentro le scogliere? Quindi il mondo e la vita non è immutabile come è descritto nella Bibbia? Quindi è possibile che gli animali fossili appartengano a specie che ora non esistono più? E pertanto questo potrebbe voler significare che Dio ha permesso l’estinzione di creature così particolari?
Oggi queste domande hanno trovato risposte ampiamente riconosciute e supportate, ma in quell’epoca, in cui la scienza era legata a doppio nodo con la religione e in cui bisognava fare molta attenzione alle domande che ci si poneva, pena la scomunica per eresia, queste scoperte hanno creato un sommovimento nei cuori delle certezze di tutti, anche le persone più umili.
Su questi temi si aggira con la consueta grazia la Chevalier, con il suo ormai rodato espediente della narrazione in prima persona, intervallando nei capitoli la voce dell’una e dell’altra.
Abbiamo trovato questa lettura molto piacevole e rilassante, sebbene alcuni della Legione l’abbiano trovato un po’ lento e con poco ritmo. In effetti gli eventi sono sempre piuttosto sottotono, nulla di eclatante, ma d’altra parte tutto è rimasto nel contesto e i fatti si susseguono con la frequenza appropriata, mantenendo sempre vivo l’interesse del lettore. Notevole anche lo stile narrativo, che modifica la voce narrante in base al personaggio che si esprime, quindi con toni posati e istruiti per la donna di buona famiglia, e con toni popolari e infantili per la ragazza popolana.
Insomma, un altro ottimo romanzo della Chevalier che consigliamo di leggere.

L’ultima riga delle favole – M. Gramellini

Postato da Legione il 5 Novembre 2010

Gramellini conferma quotidianamente un punto fermo del giornalismo; la sua abilità di sintesi e la finezza di percezione è ben nota: i suoi Buongiorno su La Stampa sono un appuntamento fisso per chi ama leggere le notizie note e meno note commentate con arguzia, sensibilità e leggera ingenuità che costituiscono la firma di questo giornalista. Va da sè quindi che la pubblicazione del suo primo romanzo abbia suscitato interesse e aspettativa nel grande pubblico. L’ultima riga delle favole mette il lettore sull’ordine di idee di una storia romantica e un po’ fiabesca, come spesso Gramellini ama vedere il mondo dei sentimenti. Ciò che invece si riscontra tra le pagine è tutt’altro genere, che forse lascia un po’interdetti.

Tomàs vive, anzi sopravvive, costantemente schivando il rischio di innamorarsi sul serio di qualcuno. E’ maestro nell’arte della seduzione, ma non appena si concretizza l’eventualità di esporsi e di mettersi seriamente in gioco, fugge, più o meno consapevolmente. Finchè un giorno finisce in mare. Un attimo prima di morire annegato, formula un pensiero potente: il desiderio mai sopito, nonostante tutto, di trovare l’anima gemella. E un’immagine si disegna nella sua mente: il volto di una ragazza, Arianna, conosciuta qualche giorno prima, l’ultima di quelle ragazze sfiorate e da cui è fuggito.
Annegando, si risveglia in una nuova dimensione, dentro sè stesso, dove affronterà un cammino di consapevolezza, fronteggiando i suoi fantasmi e sanando le sue ferite, perdonando e perdonandosi, per arrivare finalmente a scoprire il talento che alberga in lui, amandosi e trovando quindi il coraggio di accettare in sè l’amore della persona giusta senza temere di perderla.

L’impostazione non è quella del più classico romanzo di formazione, bensì quella della metafora simbolica su cui si basano spesso i cosiddetti libri di autoaiuto e di autocoscienza (come ad esempio Questo libro ti salverà la vita, che abbiamo letto tempo fa), in cui non esiste una trama vera e propria, ma che si incentra sull’evoluzione interiore del personaggio, suggerendo al lettore che anche lui, disilluso e sfiduciato da se stesso e dall’amore, potrà prendere coscienza di sè e finalmente accettarsi ed accettare la risonanza di due anime gemelle.

Non possiamo affermare che questo libro sia “brutto”, anzi, l’autore è stato molto attento al lessico utilizzato e ogni frase è pianificata con precisione. Inoltre non è semplice riuscire a trasmettere concetti così particolari e psico-filosofici al lettore e riuscire a coinvolgerlo fino a condurlo al termine dell’opera, e lui comunque ci riesce benissimo. Però, secondo noi, il successo di questo libro (più di 200.000 copie vendute) è da addebitarsi principalmente alla notorierà dello scrittore e all’aspettativa che si è costruita sull’opera. Libri così strutturati che trattano in tal senso questi argomenti, solitamente vengono considerati di difficile lettura dal grande pubblico, tendendo ad essere apprezzati da una nicchia di lettore particolarmente interessati alla tematica.
In conclusione, possiamo dire che Gramellini resta uno scrittore di talento, sensibile e dall’indole pura e romantica, che ha deciso di esprimere il suo sentimento verso l’Amore in un libro complesso, con aspirazioni educative e filosofiche che forse non tutti sapranno apprezzare.

Scheda: Anelli di fumo – Ario Gnudi

Postato da A&C Staff il 2 Novembre 2010

copertina anelli di fumoTra spiagge romagnole, campi da calcio e osterie bolognesi, seguiamo le vicende di uno studente irrequieto e un po’ ribelle alle prese con le gioie e i dolori di una stagione della vita entusiasmante e complessa.
I primi amori, le scorribande con gli amici e le feste domenicali nei salotti buoni: il racconto privato di un’educazione personale e sentimentale si fa anche spaccato della cultura italiana del boom economico, con tutte le speranze, i desideri e le contraddizioni che ha portato con sé; fino ad approdare a un ’68 inedito, quasi intimo, vissuto nella delicata fase di passaggio dalla giovinezza all’età adulta.
Sullo sfondo, a fare da contrappunto alla narrazione, sono costantemente evocate, quasi fossero anch’esse protagoniste della storia raccontata, le glorie della musica, del cinema e dello sport di quegli anni indimenticabili per chiunque li abbia davvero vissuti.

Ario Gnudi
Anelli di fumo

Pendragon editore

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Nihal della terra del vento – L. Troisi e considerazioni sul fantasy italiano

Postato da Legione il 29 Ottobre 2010

Avremmo potuto evitare di affrontare questa lettura. E anche se proprio avessimo desiderato toglierci questa curiosità, avremmo potuto risparmiarci la recensione: la rete è piena di commenti pungenti e estremamente dettagliati sulla opera della Troisi, noi stessi ne ospitiamo già uno scritto da RM (qui la recensione). E invece no: contro ogni ragionevole logica, abbiamo letto questo famigerato volume, il primo episodio delle Cronache del Mondo Emerso: Nihal della terra del Vento.

Perchè? Perchè noi stessi più volte vi abbiamo fatto riferimento come pietra di misura (o dello scandalo) di quel gran mischione che esiste sotto il nome di Fantasy Italiano. La Troisi in quanto scrittrice, e Nihal della terra del Vento in quanto suo primo volume delle varie saghe del Mondo Emerso, hanno segnato e segnano un punto esemplificativo dello stato dell’arte di questo genere, attorno al quale lo stesso si è declinato in varie sfumature. Siamo ancora in attesa di leggere qualcosa di valore, qualcosa che sia in grado di trasmettere emozioni e suggestioni, qualcosa che sia scritto con cognizione di causa.
Per il momento non abbiamo trovato nulla del genere, certamente non nelle produzioni italiane mainstream. Questo capitolo delle Cronache non fa eccezione, sebbene, forse, riesca ad elevarsi da pantano dell’orribile soggiornando nello status di “meno peggio”.

Potremmo elencare i numerosi difetti di questo libro, ma desideriamo dare un approccio diverso. In che modo un fantasy più che mediocre potrebbe diventare indimenticabile (anche per un pubblico adulto: l’entusiasmo adolescenziale è una risorsa economica notevole ma non è particolarmente indicativo di qualità)?

Con una storia avvincente e originale, in prima battuta. Il fantasy per sua natura dovrebbe essere il genere per eccellenza che permette di lanciarsi in arditi voli di fantasia, appunto. Osare con una storia innovativa, sfaccettature mai viste, colpi di scena. Ricordiamo i libri della De Mari: magnifici scenari fantasy proprio perchè i suoi romanzi NON sono stati creati in funzione dei princìpi del fantasy, ma affondando le radici nella psicologia. Risultato: una storia avvincente, imprevedibile ed incredibilmente emozionante.
Potremmo anche citare il nostro sempre apprezzato Everlost, il cui intero concept brilla per originalità.
La Troisi bazzica in una storia che sa di minestra riscaldata, pesca un po’ da Tolkien, mette qualche brusco cambio di rotta ma non riesce mai completamente ad afferrare il lettore, che resta sempre piuttosto passivo. Arrivando al termine del libro non si ha particolare desiderio di vedere come proseguirà la vicenda.

Cos’altro occorre? Personaggi memorabili. Questo elemento probabilmente andrebbe posizionato al primo posto in ordine di importanza, in quanto, come disse l’Autore Saggio, sono i personaggi che fanno la storia, e non viceversa. L’autore conosce fino in fondo la propria creatura, conosce anche quello che non racconterà, perchè lo farà trasparire dalle sue azioni. Personaggi veri con difetti veri, vivi, pensanti.
Nihal, Sennar, Soana: tutti i personaggi presenti nel romanzo della Troisi sono identici tra loro, non hanno voce, non hanno spessore. Nihal in particolare, che dovrebbe essere la nostra eroina, viene proposta come una guerriera implacabile ma al contempo una piagnona insensata, una calamità naturale in libera uscita, con una spiccata attitudine a fare cose stupide ed immotivate, lasciandole senza contesto e senza perchè.

Cos’altro ancora? Beh, lo stile. La storia migliore del mondo, con personaggi brillanti e vividi, staranno sempre nel pozzo della mediocrità se verranno raccontati con una voce mediocre e senza stile. Non ci si improvvisa scrittori, nemmeno di fantasy, anzi: per rendere credibile la propria creatura bisogna documentarsi, perchè sono i dettagli a fare la differenza. Se si vuole incentrare un romanzo sull’aspetto del combattimento, occorre almeno sapere come sono fatte le armi, come si impugnano e si maneggiano, come si effettua un corpo a corpo. Si studiano i tempi, i ritmi, si impara la terminologia, si *osserva* e si cerca di riprodurre a parole. Se intendo creare il mio mondo basandomi su principi scientifici seppur manipolati, sarà bene essere informato su questi principi che voglio sovvertire.
Nel libro della Troisi manca tutto questo: manca la documentazione alle spalle di quello che scrive, ma manca anche lo stile evocativo in ciò per cui avrebbe gli strumenti di descrivere. La città verticale di Salazar, per esempio. Ci fa mancare completamente gli strumenti per vedere questa torre, e di fatto non la vediamo e non capiamo come sia strutturata (e il giardino al fondo della torre? Si è mai fatta un disegnino? Un giardino interno ad una torre sarebbe ben umido e poco rigoglioso per la scarsità di sole…). La narrazione è frettolosa ed accozzata, in più di 300 parine succede di tutto e di più, e al lettore mediamente interessato alla fine del libro non rimane quasi nulla nella memoria.

Insomma, probabilmente ne avrete abbastanza e di certo ne abbiamo abbastanza noi. Ci va talento per scrivere un romanzo degno di essere letto, anche per scrivere un fantasy, che ha la fama della Cenerentola dei generi letterari (basta una spada, un buono, un cattivo, un po’ di magia e il fantasy è fatto, che ci vuole?). Il problema, riteniamo, sta anche nella scarsità dei buoni esempi al momento. In mancanza di questo, ci si improvvisa (se la Mondadori ha pubblicato lei, posso farmi pubblicare qualunque cosa!)e probabilmente l’aspetto più utile è l’autocritica.
Nonostante tutto, vi consigliamo di leggere questo libro, se avete tempo da spendere, perchè tutto insegna, anche i cattivi esempi.