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Annessi & Connessi
Per noi, i libri sono una faccenda personale. Benvenuto!
Postato da Legione il 17 Maggio 2015

http://annessieconnessi.net/una-notte-di-ordinaria-follia-a-filisdeo/

Un po’ di spacconate, un po’ di humor nero, un po’ di splatter, un pizzico di pulp: Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo è un mix ben equilibrato di scene di violenza allucinata, scene genuinamente originali e horror dagli accenti più classici. Questo ebook dalla brevità fastidiosa suona quasi come un antipasto ad [...]

 

Archivio del 2010

Scheda: Demetrio dai capelli verdi – M. Mazzanti

Postato da A&C Staff il 12 Dicembre 2010

copertina demetrio dai capelli verdi“La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda, è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più”. Attraverso queste parole, Nelson Mandela ha posto l’uomo, nudo dinanzi allo specchio: lo ha spogliato di ogni barriera, protezione e lo ha mostrato per quello che è.

Chi sono? E’ questa la domanda che affligge Demetrio. Egli cerca il suo posto nel mondo. Demetrio è un ragazzo “diverso” da tutti gli altri, che si vede come un mostro attraverso il riflesso degli occhi della gente, offuscati dall’ignoranza, in un mondo in cui la diversità è sinonimo di bruttezza, di inadeguatezza.

Infatti, interesse primario dell’uomo è trovare un posto nella società, che sia adeguato alle sue aspettative, che sia perfettamente legato all’ampiezza dei suoi sogni. Interesse primario dell’uomo è di essere accettato, di conformarsi agli altri per non sentirsi diverso.
La curiosità regna in questo libro che, attraverso tutta la sua forza, intesse vigorose reti, al cui centro, la verità si rende inafferrabile all’uomo per la consapevolezza del suo peso. E’ proprio questo desiderio di conoscenza che spinge Demetrio ad intraprendere un viaggio alla ricerca di se stesso; egli si armerà soltanto di desiderio di conoscenza e fiducia nel prossimo, che non sempre, come nella vita reale, lo ripagheranno.
Questo libro rappresenta il sano incontro tra realtà e mito. Questi due principi vengono magistralmente intrecciati dall’autore, senza che l’uno sovrasti l’altro. La realtà la si può riscontrare attraverso tutti quei sentimenti descritti all’interno del libro, la cui cruda e vera umanità ci spiazza. Il mito è incarnato dal protagonista stesso che, attraverso la sua particolarità, conduce efficacemente il lettore ad interrogarsi sul soprannaturale. La fusione di questi due mondi così distinti, lascia sognare persino i lettori più disincantati, perché è questo che l’autore compie, regalando un pezzo della propria fantasia: egli è un creatore di mondi paralleli nei quali tutto è possibile, in cui esiste un ragazzo dai capelli color verde che profuma di albero. L’autore quindi ci regala una delizia, che ad ogni morso ci allontana, per qualche momento, dalla nostra quotidianità; e fa ciò con grande maestria, attraverso una scrittura genuina e carismatica che travolge il lettore e lo rapisce, trasportandolo in un’altra dimensione.
Il libro rappresenta la società in cui viviamo: esistono personaggi che non vorremmo mai incontrare, ed altri che, grazie al loro amore ed al loro affetto, ci rendono migliori. Questo è uno degli insegnamenti che trae il venticinquenne Demetrio nel corso della sua vita, che lo porta a conoscere tante persone, alcune delle quali lo aiuteranno ad avvicinarsi sempre di più alla scoperta di se stesso. Conoscere se stessi è infatti la parola d’ordine di questo romanzo, il cui testo chiede di scavare dentro di noi, di non fermarci all’apparenza di coloro che ci circondano, ma di guardare nel profondo di ognuno di essi, per capire la propria storia, le proprie origini, il proprio io.
Scheda di Roberta Balzano

DEMETRIO DAI CAPELLI VERDI
Marco Mazzanti

Copertina morbida 288 Pagine
Codice ISBN: 9788895447025
Editore: Edizioni Eiffel (Caserta)
Prezzo: 14,00 €

l’autore
Marco Mazzanti
è nato a Roma nel 1987.
Eclettico d’indole, nutre moltissimi interessi, tra cui lo studio dell’arte contemporanea, il disegno e l’acquarello, ma le sue passioni più grandi sono la lettura e la pratica della scrittura.

Gestisce un proprio blog dove intervista scrittori, editori e artisti.
Nell’altro suo spazio virtuale dove pubblica recensioni, riflessioni e poesie.

Nel 2008, la casa editrice Deinotera finanzia la pubblicazione dei suoi due romanzi L’uomo che dipingeva con i coltelli e
La nave del destino-Asia. Il 2010 è l’anno d’uscita del suo terzo romanzo, Demetrio dai capelli verdi (Edizioni Eiffel).

Ti interessa questo libro? Demetrio dai capelli verdi (Fantasy)

Scheda: Le voci di Nike – S. M. Damiani

Postato da A&C Staff il 9 Dicembre 2010

In un’atmosfera goticheggiante fuori da ogni tempo, la principessa Nike fugge gli aguzzini del principe Nabil, nemico e traditore, inseguita da un canto – a lei familiare e alieno insieme- trasportato dal vento.
Avvolta da una spirale di incantesimi, voci e volti seducenti che sembrano emergere da un passato dimenticato, la protagonista dovrà trovare in sé il potere per salvare l’amore che le è stato violentemente sottratto da una volontà superiore.
“Sei nodi, uno per ogni senso, l’ultimo per il cuore”: l’intrecciarsi e il riflettersi della narrazione, avvinceranno il lettore con un nastro rosso sangue, lontano dai cliché del genere.

Le Voci di Nike: primo movimento, allegro maestoso
Silvia MariaElena Damiani
Genere: Fantasy
editrice: Excogita
Pagine: 137
Prezzo: 11€
Codice ISBN: 978-88-96678-10-7

Per maggiori informazioni: Le voci di Nike

l’autrice
Silvia Maria Elena Damiani, nata a Milano nel 1987, vive a Piacenza, dove si è laureata in Economia all’Università Cattolica. Malgrado l’istruzione scientifica ha sempre coltivato una grossa passione per le arti, cominciando dal frequentare un laboratorio teatrale al liceo, fino alla formazione di una compagnia di cortometraggi: iNonDati. Ha iniziato a scrivere per se stessa, quasi per gioco, ma infine la passione ha avuto il sopravvento, fino alla sua prima pubblicazione.

Le streghe di Smirne – M. Meimaridi

Postato da Legione il 7 Dicembre 2010

A questo libro (Le streghe di Smirne, di Mara Meimaridi, N.d.Staff) mancherebbe solo una cosa. Avete presente quando, alle medie, si perdevano pomeriggi interi su Iliade e Odissea? E che l’unica ancora di salvezza in un groviglio di intrighi, incesti e relazioni clandestine era quel bellissimo albero genealogico capeggiato da Zeus?

Ecco, con una cosa del genere e il libro sarebbe leggibile. O quantomeno per il lettore sarebbe più facile districarsi tra assurde relazioni parentali, dove figlie in realtà sono nipoti, i cognati mariti e le cugine zie. Sicuramente non sarebbe un accorgimento fuori luogo, del resto si parla di donne turche e uomini greci. Donne che magheggiano, complottano e lottano per una scalata al vertice sociale e che sono delle streghe, davvero.

Dati tempo e spazio sufficienti, sarebbe utile anche un glossario (sempre sullo stile di quelli che si trovano sui libri scolastici!), dove inserire i mille nomi e le mille connotazioni che i vari personaggi ricoprono nel corso della storia, sempre che possa definirsi tale. Oltre ai nomi impronunciabili e impossibili da ricordare, si è costretti a infiniti salti temporali che rendono davvero difficile tenere le fila del racconto.

Nonostante ciò il libro è pieno di descrizioni non solo di luoghi, ma soprattutto di tradizioni, usanze e piatti tipici della zona di Smirne, in Turchia, che sanno trasportarti in un luogo magico, al centro di un crocevia di popoli e culture che, almeno in questo, arricchisce.

Il libro in Grecia è stato un caso editoriale…forse perché lì non hanno problemi a leggere tutti quei nomi strani e quindi la storia è risultata più chiara che non qui?

Recensione scritta da Gocciolina di Rugiada

Come un toro in mezzo al petto – A. Asti

Postato da Legione il 4 Dicembre 2010

Spesso ci sentiamo prevenuti davanti ad un’opera che tratta di temi di vita vissuta, incentrata su storie vere di malattia e disagio. E’ disagio dettato dal pregiudizio, ma anche, pensiamo, da atavico istinto di conservazione tipico della persona sana quando viene messo di fronte alla crudezza della realtà.
Nella fattispecie di questo libro, Come un toro in mezzo al petto, di Andrea Asti, però, viene presentata una storia di vita come tante, di un ragazzo con problemi di salute e pochissimi amici, qualche problema di relazione e scarsa autocritica. Lo spunto della malattia viene sfruttato come complemento ad un carattere di un personaggio sfaccettato e credibile, dandogli spessore senza pur cadere in un patetismo che avrebbe potuto costituire una semplice scorciatoia.

Dal punto di vista tecnico, la costruzione della narrazione è semplice ed efficace, seguendo un rigoroso ordine cronologico dei fatti e presentandoli dal punto di vista strettissimo della prima persona. Le frasi risultano semplici e dirette e la struttura nel complesso è buona. L’autore non si imbarca in tecnicismi di difficile risoluzione ma si mantiene di buon livello pur senza grandi innovazioni.

Se da una parte abbiamo un protagonista tratteggiato con chiarezza, i personaggi secondari risultano soltanto sbozzati, seppur credibili e fuori dal clichè: l’amico Matteo e l’affascinante Sara hanno volto e caratteristiche peculiari ma, a parte qualche specifico passaggio, assumono una concretezza effettiva solo attraverso i pensieri di Lorenzo, il protagonista, e non direttamente dalle loro azioni o dalle loro parole. I personaggi poi di Giorgio, dei genitori e della sorella di Lorenzo risultano puramente funzionali alla storia e senza particolari caratteristiche.

La trama non si discosta da molti romanzi di orientamento Young Adult, sfruttando però la tematica delicata ed elevandosi dalla media, conservando quindi un significato ed un messaggio positivo e realistico nei confronti della vita.

In conclusione questo romanzo risulta ben scritto, in modo fluido ed efficace, valorizzando una storia semplice ma allo stesso tempo straordinaria che permette al lettore attento di cogliere messaggi di grande valore e significato.

Fight Club – C. Palahniuk

Postato da Legione il 1 Dicembre 2010

“Prima regola del Fight Club: non si parla del Fight Club.” Questa battuta è entrata nella storia del cinema, grazie al film omonimo del libro di cui vogliamo parlare oggi: Fight Club, appunto, di Chuck Palahniuk.
Romanzo di esordio di questo misterioso autore, pubblicato nel 1996 fu subito un successo, attirando l’attenzione del pubblico grazie a quello che è diventato lo stile Palahniuk che in molti hanno cercato di copiare e personalizzare con dubbi successi. Leggendolo, abbiamo compreso bene su cosa si fonda questa celebrità.

Partiamo dalla trama e il concept: il nostro narratore senza nome e senza volto, schiacciato dalla normalità della sua vita e dall’insonnia, si aggira tra i gruppi di sostegno di malati terminali, per sentirsi toccato dalla vita vera e dall’angoscia, per potersi sfogare e riuscire finalmente a dormire. Grazie a questi gruppi conosce una ragazza sbandata almeno quanto lui, Marla, e se ne sente perseguitato. Finchè un giorno conosce Tyler, che sembra essere tutto ciò che al narratore manca: risoluto e deciso fino alla crudeltà, Tyler lo guida in un cammino di autodistruzione e fonda con lui il primo Fight Club. Perchè solo distruggendo se stessi e combattendo i propri fantasmi, arrivando ad un passo dalla morte si può iniziare a vivere veramente.

Come si può vedere, la tematica trattata non è delle più originali, potremmo attingere a concetti molto simili in un libro a caso di Irvine Welsh. Eppure Palahniuk ci riserva continuamente sorprese: condensa in poco più di 200 pagine concetti crudi e drammatici, ci mostra uno scenario di anarchia e crudezza (e assurdità sardonica, anche), ci fa entrare in un meccanismo e nella sua logica, per poi sovvertirlo imprevedibilmente, lasciandoci spiazzati e turbati e facendo assumere all’intera storia una luce del tutto inaspettata.

Parliamo dello stile: in strettissima prima persona, il narratore ci racconta le vicende in modo assolutamente non lineare, anzi, muovendosi tra fatti e pensieri in modo indeterministico, saltando apparentemente di palo in frasca per poi arrivare al punto di unione, facendo comprendere al lettore che nulla è stato detto per caso. La sua capacità di coinvolgere con la sua prosa dura e lapidaria, ma al contempo perfettamente curata e per certi versi poetica, è affascinante.

Una lettura fondamentale, avvincente e imperdibile.

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L’arma di Caino – B. Meltzer

Postato da Legione il 28 Novembre 2010

Cosa lega Superman, la Bibbia, il nazismo e la filosofia dozzinale di basso profilo? Semplice: questo libro.
L’arma di Caino pare sia stato un best seller dell’anno scorso, prodotto dalla brillante penna dello scrittore americano Brad Meltzer. Brillante sotto diversi punti di vista, sebbene nel caso specifico di questo romanzo sarebbe più giusto definirla audace. Sì perchè indubbiamente un libro che sappia riunire tutti questi elementi in un contensto sensato non è certo impresa di poco conto. C’è da dire però che questo libro, nonostante l’audacia, brilla per mediocrità.

Come moltissimi altri autori dello stesso calibro pop-thriller-action (stile Cussler, Ludlum ecc), fa grande uso di ritmi serrati, narrazione stringata e veloce, personaggi abbozzati e sgrossati con l’accetta, caratterizzati da dettagli macroscopici per renderli sempre facilmente identificabili nella mischia.

E poco importa se la trama ha qualche piccola falla, se qualche passaggio si perde, se qualche particolare diventa incongruente: tutto gioca a funzione dell’azione. Ecco quindi che una giovane donna ispanica, che alle prima apparizione parla un lento e stentato inglese, dopo meno di 4 ore è in grado di tenere una conversazione di elevato grado filosofico; ecco che il cattivo di turno, che brilla per la sua attenzione nel passare inosservato, va in giro con un vistosissimo tatuaggio sulla mano, talmente vistoso che il protagonista riesce a vederlo a distanza, con luce crepuscolare e con una pistola puntata in faccia.

Insomma, questi dettagli saranno anche cavilli, ma di fatto danno una sensazione di approssimatezza che non può che dare fastidio.
Come sempre poi, se oltre ad una trama quasi assurda e alle incongruenze, anche lo stile è scadente… Bisogna ammettere che Meltzer si trova nel suo quando deve tenere il ritmo serrato e sta mostrando scene d’azione e di pathos, ma crolla nell’impreparazione nelle fasi iniziali, ad esempio, quando deve gettare le basi per la presentazione dei personaggi, nelle descrizioni, nelle introspezioni, anche nell’esposizione dei concetti chiave (in questo caso particolarmente complessi): insomma, nei passaggi più statici l’autore va a picco dal punto di vista della qualità, deprezzando l’intero romanzo.

Se siete amanti delle storie impossibili, se Giacobbo è il vostro guru, se Il Codice Da Vinci vi ha appassionato fino a togliervi il sonno, amerete indiscutibilmente questo romanzo.

Nonostante tutto vuoi acquistare questo libro? L’arma di Caino (Elefanti bestseller)

Restando al vento – M. Papagni

Postato da Legione il 25 Novembre 2010

copertina restando al vento Questo libretto di Mauro Papagni, Restando al vento, raccoglie una serie di componimenti poetici inframmezzati da rappresentazioni grafiche che, a modo loro, integrano i messaggi delle poesie e ne arricchiscono il significato. I temi centrali risultano essere il viaggio, il movimento, la ricerca e tutte le manifestazioni dell’Essere e dell’Andare, come precisato nel sottotitolo del volume. Lo stile è ricercato e curato nel dettaglio, quasi essenziale, molto diretto eppure ricco di sfumature. Anche l’estetica delle parole sulla pagina ha la sua importanza, con le parole solitarie nei righi, la particolare distribuzione delle lettere maiuscole, le sospensioni.

Qui di seguito alcuni esempi tratti dalla raccolta:

“… venerdì di febbraio
vorrei essere un viandante contemplativo
nelle pause dell’incedere lento,
attraversante moltitudini
e non diretto ad alcuna meta.”

“saldo
l’animo
ferrea la volontà
chiaro
l’intento
delineato l’approdo.
enormi e potenti
ivi giungiamo.”

“stupenda giornata di sole…
aria tiepida e gioia sul volto.
nulla è cambiato nelle cose concrete concrete
ma il cielo è sgombro da nubi…
… miracoli del Vento.”

La banda dei brocchi – J. Coe

Postato da Legione il 23 Novembre 2010

Trama: nella Birmingham degli anni ’70 si svolgono le vite di Benjamin, Philip, Claire, dei loro amici e delle loro famiglie. In un clima segnato dal razzismo, dagli scioperi e dagli attentati, questi ragazzi si destreggiano in un mondo in evoluzione che sembra avere tutta l’intenzione di non rendergli affatto le cose semplici.

Vorrei poter evitare di iniziare la recensione con una frase che in questo momento mi suona un po’ troppo costruita, ma non posso. E quindi eccola qui: nella vita di un lettore, esistono dei libri imprescindibili che lui considererà sempre come se fossero stati scritti per lui e non aspettassero altro che lui per essere letti.

Per leggere tutta la recensione di RM

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